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Teatro

“A casa, bambola”: ultimo disperato tentativo del maschio sconfitto
BOLOGNA – Cosa rimane di Ibsen in questa non tanto rivisitazione ma spunto del duo riminese Quotidiana.com? Forse niente ma proprio perché nulla doveva rimanere. Non è nemmeno un'essenza, meglio è quello che è riuscito a trasalire, a sospendersi, per usare il gergo chimico. E forse tutto sta dentro la traslitterazione che da “Casa di bambola” che in questa interpretazione diventa “A casa, bambola” (prod. Quotidiana, Ert Teatro Nazionale; 45' un soffio leggero), con quella virgola che si fa carne e sostanza, momento di passaggio e svolta, stop e rilancio. Nel titolo si sente ancora la verve e la vis…
“Via del Popolo” di Saverio La Ruina: la vita non è una lotta contro il tempo
FIRENZE – “Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare, Io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare” (Ivano Fossati, “C'è tempo”). Nel doppio binario di un tempo interiore e di un altro oggettivo si svolge la vicenda portata alla luce da Saverio la Ruina che, con la grazia e l'eleganza di sempre, ci fa entrare dentro la propria vita, il proprio vissuto, la propria città e famiglia. E lo fa aprendoci la porta su uno dei dolori più grandi per ogni essere umano: la perdita di un genitore, la scomparsa del padre,…
Nell'innovativo e straordinario "Natale in Casa Cupiello" di Interno 5 i protagonisti sono i pupazzi
NAPOLI – Un fondale che si espande a metà tra il Bosco Verticale milanese, con vie di fuga che saettano in alto, e il Calendario dell'Avvento, con le sue finestrelle tridimensionali, quasi squarci di Lucio Fontana nella tela a prendere luce e respiro, e le sorprese che si affacciano e si affollano di presenze, questo particolarissimo fedelissimo eduardiano “Natale in Casa Cupiello” cum figuris (per la regia di Lello Serao che si è messo in gioco, sperimentando un nuovo linguaggio) è forgiato tra luci e ombre, da apparizioni caustiche ed epifanie carsiche in una continua meraviglia che abbaglia pur nella…
Un Cyrano pinocchiesco: siamo tutti freak in cerca d'amore
PERUGIA – Con un gioco di prestigio tra forma, scintillante e di paillettes sbrilluccicose, e sostanza, tenera e commovente, Arturo Cirillo si fa mago e prestigiatore facendoci entrare dentro il suo castello delle meraviglie, wunderkammer e tunnel degli specchi dove niente è come sembra e dove tutto può assumere altre parvenze cangianti, altri significati talmente reconditi da apparire palesi, luminosi. Il suo è un avanspettacolo tutto ruotato su una piattaforma che fa sembrare i protagonisti omini del carillon della vita di marzapane a girare su se stessi nell'infinita girandola del possibile del reale, del verosimile dell'esistenza. E in un continuo…
“Il giuocatore” da Goldoni, la ludopatia e le dipendenze del nostro tempo
BARI – I dati sulla ludopatia in Italia sono sconfortanti, allarmanti. Uno studio ha calcolato che oltre un milione e trecentomila siano i malati patologici affetti da dipendenza dal gioco d'azzardo, ma la cosa più inquietante è che soltanto 12.000 siano in cura, tutti gli altri “a piede libero” pronti a scommettere, giocare, grattare (il fondo del barile). Lo Stato ci guadagna sulla salute dei propri cittadini. Il volume di denaro giocato, legalmente, supera abbondantemente i 100 miliardi di euro. Figuriamoci aggiungendoci il giro, comunque corposo, del sottobosco illegale. Dopo il lockdown poi la percentuale dei giocatori è aumentata, così…
“Fratellina”: Scimone e Sframeli, gli ultimi, gli emarginati, i rifiutati
PRATO – Lo stato di grazia per Scimone e Sframeli non fa più notizia, è la normalità, è una condizione che trapassa e attraversa tutta la loro produzione. Ma c'è stato un crack negli ultimi anni che ha fatto esplodere le loro messinscene da “Pali” passando per “Giù”, toccando “Amore” fino a questo nuovo “Fratellina”. Una nuova e più vitale consapevolezza, una freschezza che abbina la loro cifra impastata di beckettismo claustrofobico nero e senza orizzonti ad una forma leggera, pennellata e pastellata, corroborata da una dolcezza sparsa che ammanta la durezza dei temi, la brutalità del vivere perennemente in…
“Calmaria”: lo scirocco che impantana e la voglia di rivoluzione
LECCE – I testi dei Mana Chuma Teatro hanno forti radici nel loro territorio di riferimento, in questo Sud allargato ed espanso ed esploso, quell'ultimo spicchio di terra ferma appuntita che guarda la grande isola. Due angoli acuti che si scrutano, che traballano, che tremano di onde e sommovimenti tellurici. Le parole di Massimo Barilla (la regia è condivisa con l'altra anima del gruppo Salvatore Arena) sono pasta da sporcarsi le mani, modellarle anche se fa male, imbevute di suoni e atmosfere lontane e così visceralmente interiori e digerite. Come se, dentro ognuno di noi, vi fosse presente quel germe,…

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