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Teatro

Einstein, Stradivari e il segreto “relativo”:  musica e scienza s'incontrano al Teatro Belli
Si racconta che per avere per sé uno di quei violini, anche Paganini abbia fatto pazzie: che lo abbia inseguito per ogni dove fino a che (non si dice quanto pagò) non riuscì ad averlo. Ci avrà suonato i “Capricci” o “Le Streghe”? Può darsi. Certo è che a quello strumento, uno Stradivari manco a dirlo, sono legate migliaia di storie più o meno note. Storie di furti: intorno agli Stradivari ci sono sempre stati traffici internazionali loschi, collezionisti disposti a tutto e rispettabili violinisti divorati dal desiderio di possederne uno autentico. Storie di omicidi: l'ipotesi mai accertata di un…
Elena Arvigo è Anna Politkovskaja: una "Donna non rieducabile"
Non si sono ancora spente le luci in sala che Elena Arvigo fa il suo ingresso con tanto di sciarpa e cappotto. Tiene in mano due buste della spesa e prende posto dietro a quello che sarà l’unico elemento scenico di tutto lo spettacolo, una porta. Una vera e propria "croce" che l’attrice porterà sempre appresso, sbattendola e capovolgendola, come Cristo verso il patibolo.L’Arvigo è Anna Politkovskaja e questo sfondo teatrale è nudo e spoglio come una vita a fine corsa, colta nel momento in cui la celebre giornalista venne uccisa nella sua casa a Mosca con quattro colpi di…
Resoconto Premio corti shakespeariani
FIRENZE – Shakespeare lo puoi sezionare e dividere, stralciare e tranciare, farlo a brandelli e prenderlo a pezzi, a morsi, a forbiciate e rimangono sempre versi e atmosfere di altissime vette. Smembrandolo non si perde niente della potenza e dell'aroma che sgorga, della facilità e della felicità, dell'ascolto pieno e del lasciarsi andare. Non a caso dopo 400 anni dalla sua morte siamo ancora qui a vivisezionare tra le righe, tra le pieghe il detto e il non-detto, il certo e il dubbioso, e ogni interrogativo, ogni punto di domanda apre nuove infinite chiavi di letture e porte, nuovi rimandi…
“La rivoluzione è facile se sai come farla”: lo spettacolo di cui abbiamo bisogno
Se siete sulla soglia dei 30 anni, se coltivate da tempo il sogno di diventare artisti, ma è ancora vostra madre a pagarvi le birrette il sabato sera, è bene non guardare “La rivoluzione è facile sa sai come farla”. Non andate a teatro perché trovereste voi come protagonisti, con i vostri sogni infranti, le vostre insicurezze e le vostre frustrazioni.Sul palco storie comuni, in cui è facile riconoscersi. Nicola, occhiaie pesanti e Tavor in tasca, è un artista e come tale passa le sue giornate tra aperitivi con i “regaz” di Bologna e serie televisive, aspettando che il suo…
"Thanks for Vaselina": una bellissima pisciata controvento
L’unica cosa che rimane da fare una volta finiti nella spirale del fallimento è trovare uno spiraglio. Perché spirare davanti al contorto corso della vita significherebbe sparire.Per questo “Thanks for Vaselina” non apre il sipario su due falliti – Fil e Charlie – ma sulla speranza che può offrire un usuale e comunissimo tentativo di rivalsa: l’illegale commercio di droga. Non c’è nulla di speciale oggi nel prendersi cura di piccole piantine di canapa piuttosto che di basilico. Come non si può imputare a una madre – Lucia – di preferire il gioco d’azzardo a un figlio. Sarebbe inutile poi…
“Peperoni difficili”: la Verità che non digerisci
La Verità come bene assoluto, primario. La Verità che è un bene anche quando rivela il male. Una Verità che sviscera, sveste e violenta la realtà. Difficile da digerire, vero?E forse è questo ad aver ispirato il titolo dello spettacolo "Peperoni difficili", in scena al Teatro Vascello, diretto e interpretato da un impeccabile Rosario Lisma, perfetto nei panni di padre Giovanni, parroco di provincia che vede irrompere nella sua vita la sorella Maria (Anna Della Rosa), di ritorno da una missione in Africa. Maria ha dentro di sé quello slancio che Giovanni ha bisogno di ghermire dai breviari, una necessità…
La guerra è bella anche se fa male? Bilancio dei primi cento anni della Grande Guerra sulle scene italiane
Attese infinite in trincea, lettere dal fronte che arrivano quando chi le ha scritte è forse morto da tempo, tregue di Natale dove sventolano bandiere con gli auguri rivolti alle stesse persone alle quali si continuerà a sparare dopo poche ore. Se c’è un mezzo adatto a raccontare la follia della Prima guerra mondiale, questo è il teatro, così come il cinema lo è per la Seconda. Non è solo questione di medium, ma anche di come alcuni contenuti vengano esaltati dal proprio contenitore. Se quella a noi cronologicamente più vicina è fatta di bombe atomiche, carri armati, bombardamenti aerei…

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