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Teatro

Marco Paolini: rimaniamo "Sani!" in questo mondo malato
C'è il “ciao” che deriva dall'antico veneziano “schiavo”, c'è il “mandi” friulano e c'è il veneto “Sani” che in questi due anni di pandemia mondiale ha assunto tutt'altro significato. Il “Stay safe”, quel “restiamo sani”, parafrasando il “restiamo umani”, annesso all'“Andrà tutto bene”, ci è rimasto sottopelle, sotto traccia, come una minaccia, come una promessa non avverata, come una bugia, come una fake news alla quale tutti avevamo voluto fortemente credere. “Sani” è il nuovo spettacolo di Marco Paolini, tra teatro e canzone accompagnato dalla chitarra sempre ruvida, schietta e vera di Lorenzo Monguzzi. Sani perché in questi ventiquattro mesi…
L'adolescenza è un Nodo gordiano che non si scioglie
FAENZA – “L'adolescenza è come un cactus” (Anais Nin). Ogni tanto il teatro prova a scandagliare quel microcosmo che tutti ci tocca, ci colpisce (a volte ferisce), sicuramente ci forma, ci dà un'impronta per quello che saremo più avanti: il mondo della scuola. Piccolo habitat dove convivono età diverse e l'insegnamento delle prime regole da rispettare, i compagni, il gruppo, la disciplina, gli amici, il divertimento, gli amori, i professori. C'è stata “La scuola” di Lucchetti, passata anche sul grande schermo, “L'ora di ricevimento” di Stefano Massini, anche questo divenuto una pellicola, che si interrogava sulle differenze culturali e religiose, e…
Pennacchi-Pojana, il Veneto e l'amara Italia provinciale
FIRENZE – E' un inno alla provincia questo stare sfrontato e bonario assieme di Andrea Pennacchi davanti al suo leggio e al suo microfono, quasi fosse sul pennone del Titanic ad ammonirci, a solleticarci, a istruirci, a punzecchiare le nostre debolezze, le nostre false credenze, i nostri preconcetti. Va alla pancia “Pojana e i suoi fratelli” (visto al Teatro Puccini; il titolo è anche un volume edito), colpisce giù duro ma poi Pennacchi ti dà sempre la mano per farti rialzare, pesta pesante ma la lotta deve essere schietta, pulita, a rompere le ossa ma sempre con il sorriso sornione…
"Chi ha paura di Virginia Woolf?": due coppie, nessun sopravvissuto
BOLOGNA – Quasi un'Arancia Meccanica questo gioco al massacro dove tutti i quattro componenti delle due coppie ne escono a pezzi, distrutti, frammentati, spappolati. La coppia anziana (qui due grandissimi interpreti come Sonia Bergamasco e Vinicio Marchioni) e la coppia giovane (Ludovico Fededegni e Paola Giannini) che si guardano, si scrutano, si rivedono come davanti ad uno specchio, quello che sono stati, quello che saranno. Ed è un Latella in formissima quello che pennella questo “Chi ha paura di Virginia Wolf?” tutto sul filo della ferocia controllata, della rabbia moderata, dell'ira furibonda e di una distruzione borghese e dialettica, più…
"Miracoli metropolitani"dei Carrozzeria: molta metropoli pochi miracoli
FIRENZE – Vedi uno spettacolo dei Carrozzeria Orfeo e ti senti un piccolo ingranaggio polveroso, un insignificante bullone arrugginito, una vite schiacciata tra l'incudine della società e il martello delle nostre ambizioni depresse. Se ne esce affranti, svuotati perché le risate sono amarissime, perché si ride (molto) di noi, di quello che non vorremmo essere, della deriva che ha preso il nostro tempo. E forse l'arte, il teatro nel caso specifico, è rimasta un'oasi, un'isola felice dove poter dire, affermare con forza, sostenere non soltanto alcune tesi ma anche con un certo linguaggio che fuori, nella vita di tutti i…
"Jungle Book": Bob Wilson e l'eterna lotta tra Uomo e Natura
FIRENZE – Coloratissimo come uno zoo, affollato come una foresta amazzonica è il “Jungle Book” da Kipling trattato dalle sapienti mani di Bob Wilson. Già il sipario dello spettacolo al Teatro della Pergola, unico partner italiano che ha coprodotto l'opera assieme ad altre sei istituzioni europee affiancando il Theatre de la Ville parigino, aveva vagamente un gusto circense con patchwork intessuti insieme che ricordavano i cappelli o i pantaloni dei clown, quelli con il naso grosso e rosso e le scarpe gigantesche ai piedi. Siamo all'interno di un'atmosfera al gusto del Cirque du Soleil da una parte, dall'altra si avvicina…
"Parole mute 2.0": padre e figlia divisi (e riuniti) dall'Alzheimer
MILANO – Proprio nei giorni nei quali scompare la grande attrice Monica Vitti. Sembra un ossimoro questo corpo a corpo dell'attrice Francesca Vitale sulla scena con il padre scomparso, qui presenza-fantasma-evocazione, cortocircuito perché riannoda i fili di una vita, la ricorda, la riporta al cuore e alla mente e alle labbra, per riesumare proprio quei ricordi che si sono affievoliti, annebbiati, perduti nella foschia di neuroni che hanno smesso di funzionare. Mentre lei ricorda a poco a poco i momenti di una vita piena e vissuta dal padre, nella mente del genitore questi svaniscono, si fanno nuvola e questo “Parole…

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