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Quello di CANGO Cantieri Goldonetta è uno spazio suggestivo che si presta alla sperimentazione e all’immaginazione, plasmandosi ogni volta a rappresentare un altrove ancestrale ed evocativo. Un luogo in cui prendono vita e sono rappresentate le creazioni coreografiche del fiorentino Virgilio Sieni; tra sabato 24 e domenica 25 marzo 2018 va in scena “Illuminazioni” su musica di J.S. Bach.

IlluminazioniVirgilioSieniphValdinaCalzona1Dopo la notevole riscrittura scenica del balletto “Petruška”, Sieni torna a giocare sulla mescolanza di antico e contemporaneo e sui sensi degli spettatori: le impressioni uditive e visive, interrotte e talvolta stravolte con l’alternanza di silenzi, respiri, rumori e musica, di luce, ombra, penombra e buio, di movimenti vorticosi, gesti ad alta definizione formale, movenze appena accennate e artisticamente sporche o impercettibili. Il titolo è programmatico; diverse “Illuminazioni” prendono forma nello spazio scenico, sia nel senso più banale del termine, che nel suo significato metaforico. L’illuminotecnica è fondamentale nella coreografia: luci diffuse, di taglio ed effetti di controluce che rendono statuari i corpi dei danzatori, ma anche luci fievolissime che innescano nel pubblico la voglia di vedere meglio, di vedere di più. L’illuminazione è anche quella mentale di un’idea che nasce a partire da qualcos’altro, come dalla percezione delle “Suites per violoncello solo” di Bach: note e ritmo sono seguiti ed eseguiti dagli interpreti che si fanno ora archetti sulle corde, ora vibrazioni sonore, ora la bacchetta di un direttore inesistente che dirige il violoncellista. IlluminazioniVirgilioSieniphEmilianoCertini2Non è la prima volta che il noto coreografo fiorentino lavora con il compositore barocco, pensiamo a “Sonate Bach _ di fronte al dolore degli altri”, tuttavia di significato e forma profondamente diversi.

“Illuminazioni” è una messinscena bipartita, scissa in femminile e maschile; le prime a esibirsi sono le giovanissime Noemi Biancotti e Linda Pierucci, seguite dal duo Jari Boldrini e Marurizio Giunti. Ogni coppia lavora sulla scoperta dell’altro, del movimento reciproco; è anche un guardarsi allo specchio, un lavoro sulla sincronia e sulla continuità. Tutto è un divenire, un trasformarsi, non esistono pose ma solo puro movimento. I due danzatori rappresentano due linee complementari che si uniscono e si separano formando fluide frasi coreografiche sulle Suites. Il primo capitolo, quello femminile, richiama i lavori di maestri contemporanei come Trisha Brown, interagendo con spazi palpabili, basandosi sulla ripetizione e sulla ri-scoperta dei movimenti, in un crescendo dai più semplici ai più complessi. La seconda parte, maschile, è maggiormente legata all’illuminazione: richiama atmosfere oniriche, mondi lontani, immaginari e poco definibili e mostra il corpo nelle sue potenzialità anatomiche. Sieni rende viva un’altra opera ricca di suggestioni, con l’obiettivo della continua sperimentazione ma senza mai prescindere dal passato, dalle origini. Ed è un caso riconoscere il celebre pezzo ballettistico dei quattro cigni in un frammento che si ripresenta, con variazione, in entrambi i segmenti?

Benedetta Colasanti 30/03/2018

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