Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

“Lo Scoiattolo in gamba” e “Il carnevale degli animali”, due favole per il Teatro dell'Opera di Roma

Una platea gremita di illustri spettatori: i bambini. Sono col naso all'insù, si guardano intorno quasi un po' sorpresi di quel luogo incantato che li accoglie. È il teatro con le sue poltrone rosse, il sipario e un palcoscenico, la sua bella scenografia. Al Teatro Nazionale di Roma va in scena “Lo scoiattolo in gamba” seguito da “Il carnevale degli animali”, due esperienze che vengono messe insieme per essere proposte di mattina a un pubblico specifico, quello dei giovani.
La prima parte è una vera e propria operetta su musiche di Nino Rota che venne presentata per la prima volta in una serata intitolata “Giochi e favole per bambini” al Gran Teatro della Fenice, in occasione del XXII Festival Internazionale di Musica di Venezia. Anche il libretto porta una firma importante, quella di Eduardo De Filippo, il quale si lasciò ispirare dal titolo di un tema che venne assegnato alla figlia Luisa. Protagonista di questa favola, un vispo e arzillo scoiattolo solo, senza madre né padre che si ritrova a non avere neanche i denti. Il piccolo roditore piange nella foresta fino a che non arriva il Re Pappone che gli regala una magnifica dentiera d'oro. Il sovrano paffuto però chiede che cambio gli sia preparato un succulento pranzo, pena la morte. Lo scoiattolo, per nulla spaventato dalla richiesta, accetta la proposta a condizione che gli sarà concesso tutto il tempo necessario a preparare le migliori prelibatezze degne di un vero banchetto reale.
La storia sembra letteralmente uscire dal gran libro che occupa il palcoscenico e su cui tutti e quattro i personaggi si muovono. Oltre all'intraprendente animaletto e all'ingordo sovrano, un ciambellano e un autista conducono la favola pagina dopo pagina, tra scenografie che si mostrano e “sbucano”, come per magia, all'improvviso dal racconto. Prima il bosco, poi la cucina della reggia e infine la sala da pranzo del re: le imponenti pentole, le tavole imbandite e il castello hanno colori sgargianti, quelli di un dipinto fantastico in cui si muovo figure dai tratti accentuati.
Ad accompagnare lo spettatore verso l'epilogo della vicenda, ovvero al il momento in cui lo scoiattolo vedrà spuntare i suoi denti, il coro di voci bianche che rappresentano gli invitati di questo fastoso banchetto.
Lo scoiattolo ha un motto ricorrente: «sono in gamba!» che ripete su quel suo tema musicale sempre vivace e pimpante; il Re Pappone, invece, è descritto da arie più intense, più vicine al valzer a sottolineare, probabilmente, l'appartenenza a un mondo che è già cresciuto, più adulto.
La seconda parte invece è un balletto: “Il carnevale degli animali” (1886) su musica di Camille Saint-Saëns. Una composizione fatta dall'aggregazione, o meglio “citazione”, di quelli che erano brani e motivi già noti al pubblico. Ad ogni animale corrisponde un tema musicale: la marcia del leone, più briosa è quella per le galline, lenta per le tartarughe, robusta per gli elefanti, saltellante per i canguri, sognante per i pesci dell'acquario, melanconica per il cigno. Ad ognuno di loro è assegnata una coreografia che richiama i movimenti o le caratteristiche dei diversi personaggi; non si tratta infatti di una vera storia che ha un suo sviluppo narrativo, quanto di una presentazione, umoristica, dei diversi protagonisti. Si dice che Saint-Saëns avesse composto quest'opera quasi come una denuncia nei confronti dei difetti e delle virtù legati alla società musicale della sua epoca.
Il messaggio che si vuole trasmettere a un pubblico come quello dei bambini d'oggi è però un po' diverso: il rispetto nei confronti del mondo animale. Anche in questo caso i personaggi sono eccentrici e stravaganti; le tartarughe hanno degli elmetti e tentano di superarsi in una corsa non troppo veloce, i canguri hanno salopette di jeans e saltano da una parte all'altra del palcoscenico, i pesci hanno tute colorate che sottolineano le linee lunghe e perfette degli interpreti Alessandra Amato e Giuseppe Schiavone.
Il finale è un allegro rondò che chiude quasi ciclicamente l'opera, è una lieta celebrazione con tutti i protagonisti prima dell'arrivo del cigno che evoca, con la sua morte, una malinconica melodia.
Un bel progetto, questo, che ha permesso anche alle generazioni più acerbe, di avvicinarsi al magico mondo del teatro attraverso le sue massime espressioni: l'opera e il balletto.
Gli applausi di piccole mani alla fine della rappresentazione sono la dimostrazione del fatto che tutti, grandi e piccini, possono confrontarsi con la favola che accoglie il palcoscenico.

Laura Sciortino 20/04/2016

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM