Il corpo come strumento da tendere, ascoltare, accogliere in silenzio, vive immobile in una scena candida. La performance della coreografa tedesca Yasmine Hugonnet, andata in scena al Teatro India il 3 novembre, è una rappresentazione che indaga minuziosamente il corpo, con un’attenzione particolare alle sue posture, reali e mentali. La lentezza dei movimenti della danzatrice crea un’atmosfera rarefatta, che induce lo spettatore a sospendere il pensiero e catalizzarlo sul corpo immobile che parla, si nasconde e all’improvviso si mostra in tutta la propria nuda verità. “Le Récital des Postures” è una riflessione sul concetto di postura, inteso come posizione del corpo nello spazio, ma anche come una postura mentale, che stabilisce un accordo con ciò che esiste nel mondo circostante; la postura come forma e luogo dell’immaginazione e come un percorso di trasformazione durante il quale il corpo diviene un oggetto rituale, un’opera d’arte, uno strumento sonoro che dal ventriloquio giunge all’espressione della parola.
Una danza che attraversa il tempo e ne manifesta il senso profondo, la sua essenza, attraverso il moto perpetuo di un corpo che si trasforma in uno strumento capace di incidere nella mente un ricordo. Raccolta in se stessa la Hugonnet esplora con movimenti essenziali spazi sconosciuti. Si presenta al pubblico stesa su una superficie bianca, come avvolta in un involucro dal quale lentamente si libera, iniziando pian piano a prendere vita, consapevolezza del proprio corpo. Il volto coperto dai capelli fatica a mostrarsi, mentre le braccia e le gambe disegnano linee perfette nell’aria e il corpo appare sospeso in quella parte di terra bianca dove l’immaginazione resiste ancora. L’assolo della Hugonnet è pregno di un mistero primordiale, di un’atmosfera antica che stabilisce semplici connessioni, ed è capace di condurci nelle pieghe più intime e nei più nascosti recessi del corpo. Un momento poetico, simbolico e rituale. Non c’è musica e il silenzio è l’unica presenza oltre al corpo della danzatrice che resiste accanto a lei. La sequenza di figure stilizzate riconduce il pensiero in un altrove immaginario, concedendo allo spettatore la possibilità di interpretare con libertà ciò che osserva. Dopo un primo momento in cui la Hugonnet appare timida, quasi impaurita dal mondo esterno e da se stessa, segue una seconda fase di ribellione, in cui esce dallo spazio bianco e va in proscenio, si disegna dei baffi con i capelli e si mostra al pubblico per la prima volta frontalmente. Segue poi una danza rituale, una specie di lotta primitiva, in cui appare coraggiosa, forte e consapevole, come per la prima volta, della potenza del proprio corpo. Si ferma poi di fronte agli spettatori, si siede a terra e li incanta con il suo ventriloquio. Immobile e imperscrutabile emette suoni viscerali, profondi e gravi, che si trasformano lentamente in parole: “We are dancing together”.
“Le Récital des Postures” è la rappresentazione di un’affascinante e coinvolgente oscillazione di coscienza e abbandono, immobilità e movimento, ma soprattutto la dimostrazione che il corpo può diventare uno strumento espressivo. Le sue potenzialità trascendono la realtà, perché attraverso l’esplorazione dei movimenti, dei gesti fugaci o delle linee dipinte dagli arti con lentezza e razionalità, il corpo diviene un fluido che naviga nello spazio senza meta, ma con consapevolezza. Yasmine Hugonnet è in grado di condurci, anche se per un breve tempo, in un luogo puro e incontaminato, dove è ancora concesso abbandonarsi all’immaginazione ed essere completamente liberi.
Serena Antinucci 05/11/2016
Le Récital des Postures teaser: https://vimeo.com/160340390