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La Compagnia Virgilio Sieni a Roma con “La Sagra della Primavera”

Virgilio Sieni affronta la prova del fuoco, il rito dissonante di Igor Stravinskij che tutti i grandi coreografi, da Vaslav Nijinskij a Pina Bausch, hanno superato con risultati stupefacenti cambiando irrimediabilmente il modo contemporaneo di concepire la danza. All’origine del “Sacre” è il gesto come segno primitivo della nascita: le sei danzatrici (Ramona Caia, Claudia Caldarano, Patscharaporn Distakul, Vittoria Sapetto De Ferrari, Giulia Mureddu, Sara Sguotti) schierate nel “Preludio” ritmato dal contrabbasso di Daniele Roccato che precede il “Sacre”, vulnerabili nella loro nudità, intrattengono con il proprio corpo una relazione primordiale in cui ogni movimento è conseguente alla scoperta delle sue possibilità. La sequenza di braccia, bacino e gambe, differente per ognuna delle performer, sembra guidata da leggi originarie, da un’energia interna che, premendo sul baricentro, pone il rischio della caduta. Queste procedono come l’infante che barcolla sulle ginocchia affidandosi all’istinto della specie.
Al termine del “Preludio”, “Le Sacre” mantiene questo contrasto tra istinto e razionalità. Alle donne ora si aggiungono gli uomini (Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Rafal Pierzynski, Davide Valrosso) senza però quella distinzione di genere cui eravamo abituati. Disposti ancora in schiera, la scena vuota e il cemento del retroscena a vista, questi iniziano a muoversi come molecole impazzite dentro a uno spazio che offre, contemporaneamente, molte e nessuna possibilità. La coreografia torna a sembrare più uno studio sul gesto che una danza. I corpi dei performer, giovani, vibranti, coperti solo da collant color pastello, sono illuminati dal porpora del palcoscenico che si riflette sui loro muscoli in tensione. Porpora è il colore del sacrificio “come forma epifanica e morale del bene comune” che si consuma nell’offerta dell’eletta (qui la severa Ramona Caia) in favore di tutto il gruppo-comunità. La piramide umana che ha il vertice nell’eletta si compone e scompone ripetutamente per una sorta di attrazione magnetica tra i corpi esplicitata da questo continuo toccarsi.
I settanta minuti del “Sacre” di Virgilio Sieni sono una partitura di respiri in cui il peso del corpo regola l’unità del movimento spesso dispersa nel caos della performance allorché manca la coesione del gruppo che c’è nelle composizioni d’insieme. La corrispondenza del ritmo tra i danzatori funziona bene nelle figure simboliche della schiera e del cerchio, e nella staticità di scene di derivazione pittorica; ma lontani, i danzatori perdono la capacità di comunicare come corpo unico. Questa discrepanza, che è forse negli intenti del coreografo toscano, si fa più evidente quando il gruppo, frontale alla platea, ci guarda, e vediamo gli addomi respirare e i cuori battere a frequenze diverse. I respiri affannati si sovrappongono e sembrano indicarci e dirci che la fatica di quell’operazione estetica e prepotente ci coinvolge senza tregua.
Presentato in prima nazionale lo scorso ottobre al Teatro Comunale di Bologna, lo spettacolo replica al Teatro Argentina di Roma l’8, il 9 e il 10 gennaio.

Preludio
regia e coreografia Virgilio Sieni
musica di Daniele Roccato
luci Fabio Sajiz, Virgilio Sieni
interpreti Ramona Caia, Claudia Caldarano, Patscharaporn Distakul, Vittoria Sapetto De Ferrari, Giulia Mureddu, Sara Sguotti

La Sagra della Pimavera
regia e coreografia Virgilio Sieni
musica Igor Fedorovi Stravinskij
interpreti Ramona Caia, Claudia Caldarano, Patscharaporn Distakul, Vittoria Sapetto De Ferrari, Giulia Mureddu, Sara Sguotti, Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Rafal Pierzynski, Davide Valrosso
luci Virgilio Sieni
costumi Giulia Bonaldi, Virgilio Sieni
Produzione Teatro Comunale di Bologna, Emilia Romagna Teatro, Compagnia Virgilio Sieni

Silvia Maiuri 10/01/2016

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