Al Teatro dell'Opera di Roma arriva il secondo balletto della stagione. Dopo il tanto applaudito “Schiaccianoci” che a dicembre ha visto la proclamazione a prima ballerina della giovane Rebecca Bianchi, dal 26 febbraio sarà la volta di “Grandi Coreografi”, un vero e proprio viaggio d'esplorazione nella più fresca danza di repertorio. Eleonora Abbagnato, la direttrice che da meno di un anno guida il timone del corpo di ballo, ha scelto di portare sul palcoscenico del Costanzi gli estratti di quattro grandi composizioni dei maestri innovatori: Balanchine, Nureyev, Forsythe, Millepied. Nel tempio sacro delle rappresentazioni, non un balletto tradizionale “classico”, ma una serata che concentra in sé proposte diverse. Dopo “La Cenerentola” di Emma Dante e di un discusso “Barbiere di Siviglia”, saranno protagoniste le composizioni neoclassiche dei coreografi che hanno dato vita a strutture compositive innovative. I lavori dei quattro maestri con cui dovranno cimentarsi i danzatori del Tor, rientrano in quel filone di coreografie che hanno saputo abbinare tecnica accademica a sintassi completamente reinventate, creando quindi nuove qualità di movimenti, rotture, discontinuità.
Ad aprire il programma di questa attesa messa in scena, la romantica serenata in do maggiore per orchestra d'archi di Čajkovskij, lavoro nato a New York nel 1934 per L'American Ballet School. “Serenade” oggi è uno dei balletti più rappresentati al mondo, fa parte del repertorio del New York City Ballet a cui lo stesso Balanchine si dedicò totalmente a partire dal 1948. Ben Huys riprende il mano il lavoro di Mr. B. per cucirlo addosso a questi giovani danzatori, in quel balletto suddiviso in quattro movimenti che suggerisce tanti temi e nessuna trama definita. In questa vera e propria palestra d'esplorazioni in cui caso, destino, amore e morte tracciano l'incontro di un uomo che vagando per il mondo incontra una donna di cui si prenderà cura, il ricordo del grande maestro d'adozione americana, torna dopo l'esperienza del “Tschaikovsky Pas de Deux” del 2011.
La serata proseguirà con “Closer”, duetto d'amore nato dalla mente visionaria dell'ormai uscente direttore di ballo dell'Opera di Parigi, Benjamin Millepied. In questo romantico passo a due creato nel 2006 si esibirà per la prima volta dopo la nomina di direttrice, Eleonora Abbagnato al fianco di Florian Magnenet. La musica di Philip Grass che ha ispirato, di fascinazione, la composizione corografica, sarà eseguita dal vivo da Enrica Ruggero.
Il terzo momento invece è dedicato a William Forsythe e alla sua “The Vertiginous Thrill of Exactitude” (1996), un breve balletto per cinque danzatori (due uomini e tre donne) che si ispira alla citazione del filosofo francese Roland Bart «le vertigineux frisson de l'exactitude». Un omaggio al coreografo che da oltre quarantacinque anni, lavora sulla trasformazione e sulla conversione del repertorio classico in quella che è diventata poi una forma d'arte propria, fortemente connotante. Questo lavoro di velocità e precisione che sfida letteralmente il linguaggio del balletto, lo spassoso «divertissement» che fa del corpo un materiale per esprimere virtuosismi, è costruito sulle note dell'allegro vivace della Sinfonia n°9 di Franz Schubert (che per l'occasione sarà proposta su base registrata).
A chiudere l'excursus sui grandi coreografi, arriva il III atto di “Raymonda” di Nureyev su musiche di Alexander Glazunov, primo grande lavoro che il ballerino russo firmò dopo il suo arrivo in Europa (1961). Il balletto che evoca atmosfere del Medieovo (la protagonista attende al castello il ritorno dalle crociate del fidanzato Jeanne de Brienne), viene ripreso da Patricia Ruanne, ex danzatrice che ha interpretato, per Nureyev, ruoli come Aurora o Giulietta.
Grande, come i coreografi a cui è dedicata, si prospetta la serata dell'Opera di Roma. Tutti coinvolti: l'étoile, primi ballerini, solisti, corpo di ballo, orchestra, direttore David Garforth in questo viaggio coreografico che ripercorre le tappe del grande secolo dei cambianti.
Laura Sciortino 23/02/2016