Che cos’è il palcoscenico se non il luogo del possibile? Oggi, nell’era della tecnologia e del digitale, il teatro continua ad essere ancora quel gioco di autentica finzione in cui tutto ciò che accade, si compie davanti agli occhi dello spettatore. Al Vittoria, la NoGravity Dance Company porta in scena “Comix”, uno spettacolo ad effetto e d’effetti speciali. L’artigiano teatrale Emiliano Pellisari realizza momenti di puro illusionismo scenico, il suo obiettivo è sorprendere, stupire, incantare con qualcosa che sembra vero, ma non è. La sua non è solo semplice coreografia, si tratta di qualcosa di diverso, in grado di fondere tecniche circensi con il balletto, il mimo e l’arte dell’intrattenimento.
“Comix” mette in scena tutta l’estrosa inventiva di un coreografo che vuole ripercorrere le tappe di un viaggio, quello nella fantasia. Ispirandosi ai cartoni animati, al fumetto, ai grandi pittori della storia e a qualche espediente del cinema delle origini, Pellisari avvera un po’ i sogni eterni dell’uomo, li rende possibili in un’espressione di realtà. I danzatori/acrobati volano e restano sospesi in aria, appaiono e si dissolvono nel buio, sono corpi in carne ed ossa che si scompongono e ricompongono. Il suo lavoro non è fatto di un unico racconto, ma di tante storie legate solo da un’idea, quella dell’esaltazione del gesto che insieme può affascinare e stupire. Il movimento però non è fine a se stesso, porta comunque su di sé un linguaggio riconoscibile, ogni gesto si lega all’altro generando senso. Eccolo il physical theatre: una coreografia fatta di momenti ma soprattutto di movimenti che raccontano, esplorano e superano certi limiti, attraverso l’immediata comprensione.
“Promenade” per esempio, terzo frammento della rappresentazione, ha come materia proprio l’amore. Sulle note della “Rapsodia in blu” di Gershwin, due giovani sono coinvolti e travolti da quei lieti disordini della mente che lasciano sentire – e vedere- i corpi sospesi almeno quanto lo spirito. Il richiamo all’omonimo quadro di Chagall riguarda proprio la costante della coppia in volo, tema ricorrente in più opere del pittore. Il più nobile dei sentimenti viene rappresentato con quel senso di delicata leggerezza che appartiene a chi si ama. In uno scorcio di Parigi un barbone, una fanciulla e una donna di carta si abbandonano a un non-controllo di attese e desideri.
L’associazione dell’amore con la capacità di sfidare la forza di gravità è quasi immediata. Questo “senso del volare” ritorna in “Popeye”. Olivia, personaggio creato da Elzie Crisler Segar nel 1919 (forse più nota come la fidanzata di Braccio di Ferro), aspetta invano il compagno di cui immagina, comunque, la presenza. La timida sorella di Castor Oyl danza con un uniforme che sembra prendere vita; il gesto dell’abbraccio è lo stesso di Peppy Miller, protagonista del film muto “The Artist” (2011), che infilando la mano nella giacca appesa, stringe se stessa.
A proposito di richiami e di ispirazioni artistiche, con questo spettacolo è impossibile non pensare ai Momix, la compagnia di danzatori-illusionisti fondata da Moses Pendleton, o alle esperienze dei Mummenschanz, i musicisti del silenzio. Sia in “Keith Harring” che in “Puzzle”, rispettivamente II e VI quadro di “Comix”, c’è un legame con certe illusioni sceniche, soprattutto in riferimento all’uso della fosforescenza sul buio. Dei corpi restano solo gambe o mani sospese nel vuoto, delle figure intere invece, solo segmenti che si ordinano in nuove ed eccentriche forme.
La luce e le linee sono gli elementi su si concentra il racconto in “Ombre”, VII estratto dello spettacolo. L’evoluzione dell’uomo è raccontata in “step generazionali”, il bambino, l’adolescente, l’adulto e l’anziano, ognuno caratterizzato dal simbolo della propria età: il biberon, il libro, la ventiquattrore e il bastone. Questa parte prende come modello il lavoro del disegnatore statunitense Saul Steinberg., celebre autore di numerose copertine del “New Yorker” che amava riportare nei lavori la personale prospettiva del mondo, in un delicato e lirico sarcasmo.
I NoGravity, dopo la recente esperienza d’ispirazione dantesca “Dall’inferno al Paradiso”, propongono ancora una volta un lavoro originale e di pura essenza teatrale. “Comix” è l’occasione che permette di guardare uno spettacolo un po’ come una magia, in cui il trucco c’è, ma è tutto avvolto nel suo mistero.
Visto a Roma, Teatro Vittoria il 5 febbraio 2016.
Laura Sciortino 08/02/2016