Una risorsa straordinaria, una pianta che cresce senza chimica, un elemento che si trasforma e diventa qualcos’altro: è proprio la canapa al centro di “Canapa”, lo spettacolo prodotto dal Teatro Metastasio di Prato e portato in scena dalla Compagnia TPO in occasione di Contemporanea 18, il Festival delle Arti della Scena diretto da Edoardo Donatini giunto alla XVI edizione. La danza è parte integrante di questa performance che racconta, attraverso le parole e le immagini, l’evoluzione e l’adattamento, i segreti e le virtù, la versatilità, i benefici e la trasformazione di una vera e propria risorsa, più che di una semplice specie vegetale. Quale “mezzo” usare per raccontare i processi di questo elemento? Quale risorsa mettere in pratica per raccontare la natura, esaltandone connotati e peculiarità? Con “Canapa” possiamo parlare di un’azione condivisa non solo da performer e musicisti; in scena la danza di Valentina Consoli e Běla Dobiášová in dialogo con le musiche originali di Spartaco Cortesi, che a loro volta dialogano e si relazionano con l’engineering e gli effetti visivi di Rossano Monti e Elsa Mersi: una performance quindi costruita dagli elementi della danza, della musica elettronica, ma anche della narrazione fuoricampo e degli effetti legati alla digital light.
Sul piccolo palco del Fabbrichino matasse di canapa “vestono” e riempiono, insieme ai giochi di luce, veri propri ambienti “sensibili” che si lasciano alterare da illusioni quasi psichedeliche. L’uso delle tecnologie digitali e interattive sui corpi delle danzatrici e fuori di essi ci portano dentro a un trip in cui la realtà muta, si trasforma e va verso la (s)natura. Le luci che, nell’azione del suo propagarsi, interagiscono con la materia, vengono assorbite da essa, riflesse o trasmesse sotto altra forma: nette nei colori e forti alla vista sono le filigrane, le parole che scorrono e si moltiplicano, le frattali e le linee geometriche che definiscono movimenti, famelici legami, geometrie che servono ai gesti per enfatizzarli. La natura e l’artefatto convivono, convivono la canapa, il corpo e la tecnologia, il congegno e la massa grezza, la terra e il digitale: ci pensa la danza a far “coesistere” questi elementi, una danza di corpi e di sensi. Ad essere stimolato, infatti, in questo autentico gioco scenico, non è solo la vista ma anche l’olfatto, perché i corpi delle due danzatrici movendosi, muovono le matasse sul palcoscenico e rompono lo schema di quel “tappeto” ordinato alzando la polvere di una materia non ancora lavorata e raffinata. L’azione scenica, terza parte di un trittico chiamato “trilogia Botanica per Ex Fabbrica” è un insieme di movimenti, colori, rumori e geometrie che nascono dalla combinazione di parti mai ostili le une alle altre ma necessarie a un vero e proprio atto di immaginazione collettiva.
Laura Sciortino 27/9/2018