A Fabbrica Europa, uno dei festival contemporanei per eccellenza, aperto alla sperimentazione e alle nuove proposte, sembra avere la meglio la produzione firmata Balletto di Roma, acclamata con calore dagli spettatori. Anche la danza classica va in cerca di nuovi percorsi, fondendosi alla contemporanea e scegliendo come colonna sonora una musica che distorce il suono classico. Martedì 8 maggio, alla Stazione Leopolda e con coreografie di Davide Bombana, va in scena un’altra prima assoluta: “Arcaico. Azioni coreografiche per cinque danzatori, pianoforte, percussioni e canto”. In scena le musiche originali composte ed eseguite dal vivo da una versatile Katia Pesti che realizza un tappeto sonoro talmente affascinante da distogliere a tratti l’attenzione dalla bellezza della danza. Ad animare la performance anche il cantante africano Gabin Dabiré: la sua voce è lo strumento protagonista, la finestra su un mondo arcaico proprio del Super Io umano e eden rievocato e ricercato nostalgicamente. Come osserva Curt Sachs all’inizio del suo libro “Storia degli strumenti musicali”, la prima manifestazione performativa dell’uomo primitivo è stata quella di soddisfare lo stimolo di battere i piedi ritmicamente, di battere le mani, di colpirsi varie parti del corpo; dunque danza e percussione. Senza prescindere dalla formazione classica, che contribuisce a una resa finale perfetta e ammaliante, Bombana spoglia i danzatori da tutù e scarpette con la punta di gesso, da tecnicismi codificati, da giri e salti. Tra assoli e passi a due, i danzatori mostrano le possibilità di un fisico nerboruto e armonico ma infrangono positivamente le aspettative dello spettatore: dove quest'ultimo si aspetta salti e giri, gli interpreti si lanciano verso il basso o si bloccano. Parallelamente Katia Pesti smonta il pianoforte e lo suona in modo non tradizionale: con una serie di strumenti sfrega, pizzica e colpisce le corde all’interno dello strumento a coda, esplorandone le più svariate potenzialità e creando suoni versatili più che dissonanti. Questo modo di fare musica si sposa felicemente con la voce di Gabon Dabiré, cantante ma anche suonatore di talking drum, kalimba e sonagli africani. È un ritorno al rito e all’origine, dalle eteree e bianche villi del balletto romantico a nere e terrene figure che intendono ripristinare il mondo a favore della tolleranza, della comunicazione, del rapporto con l’altro.
Benedetta Colasanti 9/05/2018