Nel 1939 la televisione entrava per la prima volta nelle case degli italiani. Da quel momento fu chiaro a tutti che non ne sarebbe mai uscita, svolgendo di fatto un ruolo importante nella crescita e coesione della nostra società. Sono passati ottanta anni da quando i primi studi iniziarono a diffondere timidamente le proprie trasmissioni; ottanta anni in cui la televisione ha mutato più volte aspetto, contenuto e funzione; ottanta anni che hanno visto il crollo del monopolio RAI, la nascita della Pay tv e il passaggio al digitale terrestre; ottanta anni in cui sono andati evolvendosi nuovi media, come quelli digitali nati con l’avvento di internet, e soprattutto sono cambiati gli interessi e le modalità di fruizione degli spettatori. Ma come ha reagito la televisione a tutto questo?
È importante notare come, nonostante il tempo trascorso, il media televisivo non ne abbia risentito in termini di utilizzo e popolarità fra gli italiani, attestandosi ancora oggi come il mezzo trasmissivo maggiormente utilizzato. Secondo il rapporto Censis-Auditel del 2018, infatti, oltre il 97% delle famiglie italiane possiede un televisore, dato che mostra non tanto la sua già nota importanza quanto l’enorme capacità del mezzo di adattarsi alla contemporaneità. Ed è proprio per questo che oggi nel nostro Paese possiamo parlare di Social TV, ossia la commistione fra social media e televisione, fenomeno in enorme crescita che rappresenta di fatto la nuova forma di fruizione di contenuti quali film, programmi di intrattenimento, documentari, reality e tanto altro. La Social TV nasce dal desiderio dello spettatore di commentare con qualcuno il prodotto che sta osservando in un preciso momento, azione resa possibile dalla perenne interconnessione in cui i social media ci permettono di vivere.
Ma andiamo per ordine. Il fenomeno della Social TV rappresenta un cambiamento importante a livello comunicativo, ponendo in relazione due media molto diversi fra loro capaci di influenzarsi vicendevolmente. Gli spettatori fanno esperienza del prodotto trasmesso in televisione commentando pressoché simultaneamente quanto stanno osservando. Ogni pensiero genera una conversazione, che a sua volta genera interesse, che dunque determina un aumento del pubblico e così via, creando un fenomeno circolare nel quale i due media si mantengono in perfetto equilibrio, sostenendosi a vicenda. È un dialogo digitale quotidiano di cui non ci rendiamo realmente conto, ma che, evolutosi nel tempo, è arrivato oggi ha muovere ingenti quantità di dati e interazioni sulla rete. Questo è maggiormente comprensibile andando ad osservare i risultati emersi dalla ricerca “Social Content Ratings” effettuata dalla Compagnia Nielsen, i quali parlano di 167,4 milioni di contenuti generati sui social media in riferimento a programmi televisivi solo negli ultimi quattro mesi del 2018. Una pratica che interessa attivamente oltre sei milioni di individui, cifra che sale a ventisette (quasi la metà dell’intera popolazione italiana) se andiamo a contare anche chi utilizza i social media in modo passivo, i cosiddetti “utenti esposti”.
I social media utilizzati maggiormente dal pubblico sono Facebook, Twitter e Instagram, capaci di valorizzare i contenuti dei differenti programmi semplicemente commentando e dando inizio a conversazioni e hashtag meritevoli di scalare le classifiche dei Trend Topic. È inoltre necessario considerare anche altri social, più relativi alla sfera privata del singolo ma comunque mezzi di interconnessione fra spettatori di uno stesso programma, come Whatsapp, Facebook Messenger e Telegram. Questo tipo di interazione presenta una natura semi-pubblica, più informale e destinata a conoscenti, ma muove comunque grandi quantità di dati.
La nascita della Social TV segue ovviamente la grande diffusione di questi nuovi ambienti sociali. In Italia il termine viene usato per la prima volta nel 2011 in occasione della “Social Media Week", ma è stato necessario attendere che l’utenza si abituasse all’utilizzo dei social network per poterne osservare un utilizzo relazionato alla televisione. In una ricerca del 2016 dell’Osservatorio Social TV già si osservava come ormai si fosse diffusa fra gli spettatori la pratica del multiscreening, ossia l’utilizzo contemporaneo e sequenziale di più schermi con una diversa natura funzionale, come lo schermo della televisione e lo smartphone che costantemente stringiamo fra le mani.
Ogni utente dunque è importante e contribuisce personalmente alla discussione sui singoli programmi, anche se il ruolo veramente centrale e in crescita esponenziale è quello dei cosiddetti Influencer. Spesso infatti sono gli stessi protagonisti dei programmi televisivi, siano essi concorrenti di un reality, conduttori di un talk show o membri del cast di un film a generare le discussioni social in seguito alla messa in onda del proprio prodotto. L’interazione con il “vip” aumenta l’interesse dello spettatore il quale sente di poter far arrivare direttamente a lui il proprio parere ed è dunque invogliato a partecipare a lunghe conversazioni di post, tweet o addirittura foto.
Analizzati i dati e valutato quanto detto sopra possiamo dire che La Social TV meriti di essere considerata come una logica, nonché degna, evoluzione della televisione classica, capace soprattutto di mantenere quel ruolo di aggregatore sociale che lo schermo ha da sempre svolto nel nostro paese.
Dalla comodità del nostro salotto, con in mano il telecomando e nell’altra uno smartphone, sarà come essere in milioni di utenti sullo stesso grande divano.
Lorenzo Bartolini 04/02/2019