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#25novembre: l'emancipazione vera è non scrivere questo articolo

La Curie, la Hack, la Montalcini, che conosciamo bene, sono i volti dell’emancipazione femminile nel campo scientifico. Ma tante donne nel corso della storia hanno fatto straordinarie scoperte: ci fu Rosalind Franklin che ha scoperto la struttura a doppia elica del DNA senza mai sottostare al lavoro di nessuno; Gertrude Belle Ellion sviluppò, nonostante la totale mancanza d’appoggio da parte delle istituzioni, il primo farmaco retrovirale contro l’HIV. Non divenne mai medico, ma nel 1988 fu insignita del premio Nobel per la medicina. Amalie Emmy Noether ha teorizzato la “legge di Noether”, secondo la quale hanno un importante ruolo la connessione tra la simmetria in fisica e le leggi di conservazione.
Il wireless fu la conseguenza di una scoperta importantissima dell’attrice austriaca Hedy Lamarr assieme al compositore George Antheil e solo recentemente è stata riconsiderata. Il “Sistema di Comunicazione Segreta - n. 2 292 387" fu brevettato l’11 agosto del 1942 e nacque dall’idea di contrastare i nazisti durante la guerra. Praticamente si basa su una riformulazione dello spettro espanso teorizzato precedentemente da Nikola Tesla. Lamarr e Antheil brevettarono tale tecnologia con un sistema a rullo simile a quello delle pianole meccaniche. Possiamo anche finire qui questo memoriale in ricordo di donne che nonostante discriminazioni, ingiustizie e soprusi hanno lasciato la loro impronta nella storia.
Nell’ambito scientifico, purtroppo come ovunque, ancora le discriminazioni sono imbarazzanti, ma questa non deve mai essere la giustificazione di rinunce o accondiscendenza. A volte infatti sono paradossalmente le donne stesse a discriminarsi da sole e succede molto più spesso di quanto s’immagini. Questo dovrebbe essere un ennesimo articolo sulla grandezza delle donne per spiegarne l’importanza il giorno (25 novembre) in cui se ne celebra invece la debolezza. Quando ancora, nel 2016, si sente l’esigenza di affidare a una ricorrenza il ricordo e la memoria di una conquista, o peggio, di un’offesa, vuol dire che l’aria di insicurezza e minoranza è ancora infinitamente forte nella società odierna.
In Italia uno degli eventi “spettacolari” e controversi a cui abbiamo dovuto assistere è stata la costruzione mediatica che si è edificata attorno ad “AstroSamantha”. La Cristoforetti - applaudita come la prima donna astronauta italiana ad aver trascorso 199 giorni nello spazio - fa un lavoro che svolgono in realtà quasi solo gli uomini (ma ovviamente per questioni fisiche). Parla cinque lingue, ha una lodevole carriera di pilota alle spalle, è la prima donna ad aver stabilito il record di permanenza nello spazio. Il fiore all’occhiello dell’emancipazione femminile in campo scientifico, sicuramente. Ma è stata praticamente l’oggetto di un’enorme speculazione mediatica sulla figura della “donna che ce l’ha fatta”, talmente insistente e pressante da aver reso manifesto proprio questo enorme vuoto: il fatto che se una donna riceve gli oneri e onori di un ruolo solitamente relegato alla figura maschile è un evento straordinario, davanti al quale inginocchiarsi. È stato degradante il fatto che quest’aura mediatica avesse fondamentalmente i toni di una concessione, come una riprova del fatto che la televisione e l’intrattenimento non sono solo di tette e culi.
La vera emancipazione sarà avvenuta quando non saremo più compiaciuti e sorpresi; sarà quando non distingueremo le scoperte delle donne, le classifiche e i memoriali rispetto a quello che hanno fatto gli uomini nel corso della storia come se fosse una gara (invincibile peraltro). Perché vuol dire che non ce ne sarà più bisogno.

Emanuela Platania 22/11/2016

Nella foto Margaret Hamilton. È stata la direttrice del Software Engineering Division del MIT Instrumentation Laboratory, che sviluppò il software di bordo per il programma Apollo tra il 1961 e il 1963.

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