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La prima personale di Alberto Torres Hernández alla Casa Vuota di Roma

“Past Continuous” – il tempo verbale inglese che viene usato per descrivere le azioni o gli eventi iniziati nel passato che continuano e hanno conseguenze nel presente – è il titolo della prima mostra personale italiana di Alberto Torres Hernández, un artista spagnolo che da dieci anni vive e lavora a Londra. Il progetto espositivo, curato da Sabino de Nichilo e Francesco Paolo Del Re, è costruito su misura per gli spazi domestici di Casa Vuota a Roma con dipinti, ricami e un’installazione di disegni che lavorano sulle trasparenze, realizzati dall’artista a partire da un’idea del 2016 che trova il suo compimento e viene presentata al pubblico per la prima volta nell’appartamento-galleria del Quadraro. Inserita nel calendario degli eventi del Roma Pride 2018, la mostra è visitabile fino al 23 settembre 2018.
“Nel passato di ognuno di noi – ci dice Francesco Paolo Del Re – ci sono azioni percepite come incomplete, ancora in corso, ramificate verso il presente e il futuro. Azioni che ci legano agli altri, in una complessa trama di presenze, assenze e tracce che restano. Per questo, il past continuous di Alberto Torres Hernández è la metafora di una prassi pittorica che vuole riflettere sulla relazione con le persone care, i compagni di viaggio con cui condividiamo un pezzo di vita, che duri un istante o un’eternità”.
Alberto Torres Hernández trova nell’osservazione della realtà il punto di partenza per la sua ricerca pittorica, che mescola sapienza compositiva e soffuso lirismo. Di carattere prevalentemente figurativo, la sua arte è improntata alla descrizione dell’umano, alla ricerca di significato intenso e profondo nascosto nelle pieghe del quotidiano.
“Pensando a Casa Vuota – ci spiega Torres Hernández – sono arrivato all’idea di fare una mostra che esplori l’oggettivazione delle persone care”. Un’oggettivazione che si compie in quello che di loro resta, attraverso la ripetizione dell’immagine che, quasi come un esorcismo, prova a trasformare una persona in un oggetto. “Il mio lavoro – prosegue l’artista – s’incentra sull’assenza del modello una volta andato via. Non sono interessato alla fisionomia ma al suo ricordo e, appunto, alle tracce che il modello deposita dentro di me dopo aver posato”. Il filo della ricerca di questa impressione perduta o l’eco di una relazione trovano così una corrispondenza nelle tracce sui muri delle persone che hanno abitato Casa Vuota.
“Casa Vuota è un luogo –ci rivela Sabino de Nichilo – carico di segni e memorie, tramato di cicatrici e impronte del passaggio dei vecchi proprietari che hanno lasciato l’abitazione, riecheggiante di fantasmi, di passioni e di storie vissute. In un contenitore espositivo come questo, le testimonianze dell’abitare passato che le stanze ancora conservano suggeriscono all’artista una peculiare chiave di lettura della relazione tra pittore e modello, per la quale la pittura vivifica e rende presente un’assenza”.

Davide Antonio Bellalba  13/06/1979

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