Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 617

“Il segno infinito” di Luigi Boille

Presentato a Roma il 14 giugno presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, “Il segno infinito” è il titolo di una preziosa antologia critica che accompagna l’omonima esposizione dedicata a un artista italiano poco noto ma fondamentale nel Novecento, annoverato tra i maggiori protagonisti europei dell’Arte Informale.

A pochi mesi dalla sua scomparsa, la prima grande retrospettiva dedicata a Luigi Boille è allestita dal 16 aprile al 2 ottobre alla Galleria d'arte moderna e contemporanea Armando Pizzinato (PArCo) di Pordenone, sua città natale, annoverando un'ampia selezione di oltre 140 opere, quasi tutte concesse in prestito dall’Archivio Luigi Boille di Roma.

Allontanatosi da Pordenone, dove era nato nel 1926, il pittore si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si laurea anche in Architettura prima di lanciarsi a scoprire l’Europa. Dopo una sosta in Olanda, nel 1951 sceglie Parigi dove resterà per più di 15 anni.

Come annota Giulio Carlo Argan, che andò a scovarlo nel suo studio parigino per ricondurlo finalmente in Italia con una serie di fitte rassegne, il segno di Boille “svolgendosi e modulandosi come pura frase pittorica, realizza e comunica uno stato dell’essere, di immunità o distacco o contemplazione“.

Introdotto dalla curatrice della mostra Silvia Pegoraro, il volume approfondisce l’opera boilliana attraverso gli attenti e affascinanti testi critici di molti studiosi, tra i quali Lea Mattarella e Antonio Carnevale, intervenuti alla presentazione con l’esperto Marco Di Capua, Claudio Cattaruzza ed Emanuela Boille.

La raccolta traccia un profilo dell’artista che è quello di uno dei maestri storici della pittura astratto-informale europea, la cui ricerca è sempre originale, ma anche fedele a una cifra stilistica inconfondibile.

Scrive di lui Pierre Restany:

“Boille è l’eroe di un’avventura organica, unitaria, gelosa della sua individualità. (…) il mistero di questa creazione si collega alle leggi segrete che regolano la vita stessa dell’universo. In questa pittura che non ha paura di smarrirsi né di perdersi, l’osservatore ispirato potrà avvertire il richiamo o il passaggio delle forze oscure che animano il mondo. Tali sensazioni sono rare. Più rare ancora sono le opere che ce ne danno il pretesto.”

 

L’artista – italiano ed europeo - “piegò l'Informale a una scrittura calligrafica e che mai si discostò dalla pittura purissima”, come scrive Arianna Di Genova in un articolo pubblicato all’indomani della sua scomparsa, e di cui sottolinea “la pittura seminale alla Michaux, i filamenti di colore che intersecano la superficie e procedono oltre, spinti da forze centrifughe misteriose. E ancora, il guizzo gestuale che riporta tracce, orme, percorsi iniziatici, traiettorie solo in apparenza caotiche ma ben 'sistemate' dentro un processo creativo che opera per via di addizioni materiche e non di sottrazioni, riempiendo ogni vuoto”.

 

Giulia Sanzone 

15 giugno 2016

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM