“Angela e io abbiamo sempre pensato a Diabolik, Eva, Ginko e Altea come a persone reali, vive, con un carattere in continua evoluzione. Ci sentivamo più biografe che inventrici”. Così si apre la mostra ospitata fino al 12 aprile all'Urban Center di Milano intitolata “Diabolik. Milano 1962: la nascita di un mito”, realizzata dalla casa editrice Astorina, in collaborazione con Wow Spazio Fumetto – Museo del fumetto e Excalibur, editrice dei romanzi di Diabolik.
Il percorso è diviso in due parti: si apre con una panoramica storica dedicata ad Angela e Luciana Giussani – mamme di Diabolik – e alla redazione della loro casa editrice Astorina. Prosegue, poi, con un approccio più curioso: il legame del famoso fumetto con la città di Milano, l'architettura e il design. Tutto è arricchito da tavole e disegni originali, foto storiche, filmati d’epoca e memorabilia della diabolika redazione.
Il personaggio “in nero” nasce a Milano nel 1962, stesso luogo di nascita delle sue inventrici. La fortuna di questo fumetto dipende proprio da queste due primedonne milanesi che, difatti, non inventano solo una serie ma anche un modo tutto loro di fare fumetto. Di pensarlo, di scriverlo e soprattutto di viverlo. All'inizio sembra tutto un gioco: le due sorelle, nel 1960, fondano Astorina, la loro casa editrice – prendendo affettuosamente in giro il marito di Angela, Gino Sansoni titolare della Astoria. Il gioco, però, si trasforma presto in un progetto concreto: già nel 1961 si dà vita agli Albi Okey!, una collana di fumetti il cui pezzo forte è Big Ben considerato l'antenato di Diabolik, che arriva solo un anno più tardi. È infatti novembre del 1962 quando in edicola esce il primo numero del Re del Terrore: nuovo nel formato e nei contenuti. Ciò che piace e convince di Diabolik è la “scomodità” della storia: una trama per adulti nella quale il protagonista è un cattivo, diabolico criminale che riesce sempre a scappare alla legge e, come se non bastasse vive – senza essere sposato - con la sua bionda compagna di avventure nell'eleganza e nello stile. Non è solo la trama ribelle per le abitudini conservatrici degli anni '60 ma anche i particolari fumettistici che fanno il successo di Diabolik. Ed è su questo che si concentra – come anticipato – la seconda parte della mostra. Le sorelle Giussani non hanno lasciato nulla al caso e hanno portato tanto della loro vita nelle diverse puntate della storia: molte vignette sono arricchite con oggetti del migliore design italiano. Tra un dialogo e l'altro si può riconoscere il televisore Algol di Marco Zanuso e Richard Sapper, la lampada Arco di Pier Giacomo e Achille Castiglioni e la lounge chair di Charles & Ray Eames. Insieme all'arredamento italiano, le sorelle della “Milano bene” hanno un occhio attento anche per l'architettura. Ecco che in Diabolik si riconoscono alcune strutture famosissime come la casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright e la Maison di Louis Carré di Alvar Aalto che diventano dei rifugi segreti. Diabolik deve quindi molto alla qualità di vita delle sue creatrici e alla città di Milano dove loro hanno vissuto: “forse non sarebbe stato concepito in un'altra città, e forse in un'altra città due donne non avrebbero trovato il coraggio di lanciarsi nella folle avventura di editrici di un fumetto per adulti”.
Chiara Rapelli 11/04/19