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Cullati tra le braccia di Morfeo per la mostra “Sogni d’oro”

Esistono luoghi della mente che restano inesplorati finché non si rivelano in tutta la loro potenza attraverso i sogni. I fenomeni che si manifestano nella dimensione onirica restano ancora ammantati di mistero e si confermano nella storia territorio prolifico per l’arte.
La mente nella sua vulnerabilità alla realtà è ciò che ha ispirato Sogni d’oro, mostra organizzata dall’associazione culturale AlbumArte, a cura della francese Ariane C-Y. L’esposizione, inaugurata il 4 maggio, sarà aperta al pubblico fino al 22 luglio 2016 e vede la collaborazione dell’Institut Français di Roma e la Real Academia de España en Roma.sognidoro001
Cinque artisti internazionali esporranno le loro opere sul tema delle aspirazioni e degli smarrimenti del sognatore: Ivàn Cantos, Rafaël Thierry, Guillaume Castel, William Wright e Samuel Yal. Nel percorso espositivo che si snoda tra le sale della sede dell’associazione in Via Flaminia, il pubblico potrà esplorare le diverse declinazioni della dimensione onirica che gli artisti hanno portato in luce attraverso diverse espressioni creative.
Ad aprire la mostra, la tela di William Wright, “Sogni d’oro” in cui è raffigurata una camera da letto essenziale, un rifugio silenzioso in cui assaporare il torpore di se stessi e separarsi dalle apprensioni dell’esterno.
Dalla veglia al sogno e viceversa, la serie “Consciences collectives” di Rafaël Thierry si esprime attraverso ventuno occhi, disegnati con il carboncino, in sequenza, che simulano in modo scomposto quella fase che precede il sonno e in cui la mente è già vaga, per poi passare, con l’opera nella seconda sala, alla perfetta incoscienza fisica seguita dal risveglio dell’occhio interiore.
“Synesthesie” di Samuel Yal esplora la fitta trama di sensi che unisce il corpo alla dimensione onirica sottolineando il legame sensoriale tra vista e tatto in una sinestesia continua, appunto, in cui con gli occhi tocchiamo il mondo e con le dita ne sondiamo tutto ciò che è intangibile.
sognidoro004Ispirato dall’immagine di un migrante annegato sulle coste di Gibilterra, Ivàn Cantos scolpisce “B.R. – 1765”: il mezzobusto di un uomo con gli occhi serrati che, come addormentato, abbandona l’identità e sembra volersi lasciar trascinare alla deriva dai sogni. Con “Cabeza de corazon”, scultura di un uomo con la testa a forma di cuore, Cantos deforma il corpo in favore dei sentimenti, ponendo il cuore come l'unico organo in grado di sovrastare la ragione.
“Dissolution” è l’opera di Samuel Yal in cui di fronte allo spettatore si palesa un viso di gesso che esplode nello spazio e che, secondo le intenzioni dell’artista, vuole mostrare la transizione tra presenza e assenza, dal visibile all’invisibile, espandendosi in uno spazio semisferico. Quelle di Yal sono sculture sospese in cui si intrecciano la vulnerabilità e l’instabilità dell’uomo quando, se da un lato non riesce a superare l’attaccamento alla realtà, dall'altro agogna di poter restare ancora pendente tra le braccia rassicuranti di Morfeo.
Tele, disegni, ma soprattutto sculture e installazioni che invitano lo spettatore a misurarsi con la propria dimensione del sogno, specchiandosi nelle superfici riflettenti, scomponendosi come statue di gesso, ammirando le ali di legno che spuntano, come in un sogno, dalle pareti bianche della sala principale.

Federica Nastasia 11/05/2016

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