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“Mutazioni”: la persistenza del cambiamento nell’opera di Ricardo Macias

“Nulla è durevole quanto il cambiamento. Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare. Tutto fluisce, nulla resta immutato”. Alle parole di Eraclito, Ricardo Macias affida la poetica del suo lavoro.
I colori, la materia e le forme ci riportano al tradizionalismo appartenuto alle origini di un artista. In questo caso tale origine è il Messico, la terra della civiltà azteca e maya, gli albori di un’arte che non ha smesso di affascinare l’uomo e stimolarlo a comprendere, osservare, creare egli stesso la forma di una nuova vita, una mutazione costante, come cambia il nostro corpo, un’idea, una passione e in questo preciso contesto, un’opera1macias d’arte. È proprio dal concetto della mutazione, ma specialmente dal fattore esterno che ne determina il cambiamento, che Ricardo Macias ha sperimentato la propria filosofia artistica attorno alla materia della terracotta e della ceramica, attraverso le opere che espone sotto l’etichetta di “Mutazioni [Mutaciones//Mutations]”.
La plasticità della ceramica non si esprime solo attraverso le forme “tassellate” che assumono per ogni opera - la forma di conchiglie, onde, foglie, fiori, nuvole e cerchi - profili dinamici e originali; modulazioni di un pattern artigianale che rende tali Mutazioni vibranti, grazie alle luci e alle ombre e soprattutto alla potenza del colore che sfrutta il messicano plastic’s creative. Tale plasticità è dovuta all’intervento esterno che ne modifica la natura. I moduli infatti, sono uniti al pannello retrostante da calamite. I pannelli in metallo se non sono lasciati spogli, sono rivestiti di tela, juta, cotone ricamato o seta. In base a tutta questa serie di componenti, Ricardo Macias ha concepito la sua Artmodùl con cui è riuscito a esprimere 2maciasmaterialmente la natura del Bamboo, o quella più astratta dei Pensieri, delle Puchas, dei Peñascos, o ancora dell’Oceano (ecc...) in maniera intensa ed estremamente poetica.
Attorno a questo concept Macias ha reso bene il dinamismo e la genuinità del cambiamento che non è solo una serie di influenze che le tradizioni di popoli, credenze e storicismi hanno apportato all’interno di quella che può definirsi un’unica immensa civiltà. L’atteggiamento interattivo che ha dato espressione alla sua opera si traduce nello stesso significato che intrattiene sia il titolo della sua esposizione sia la procedura con cui ha denominato il suo modus. I moduli di Macias, quindi, possono essere spostati, orientati, ridistribuiti e ricreati, da lui stesso e dallo spettatore. Non solo nel caso dei piccoli pattern su pannello, ma anche nel caso dei totem che ripropongono i bassorilievi aztechi tipici della sua terra d’origine, anch’essi rimodulabili.
Le creazioni di Macias infine non sono nemmeno definibili esclusivamente come opere d’arte. Corredano l’ambiente e incarnano quello spartiacque tra pezzo d’arte e design in grado di modificarsi continuamente e di sorreggersi di vecchi e nuovi significati, aprendosi in maniera originale al pensiero postmoderno della riprogrammabilità dell’arte.

La mostra “Mutazioni” ha avuto luogo al "Giulio Cesare Show Room" in Via Giulio Cesare - dal 2 al 4 dicembre 2016 a Roma: http://www.mutazioniart.com/ITA-catalogo.html 

Emanuela Platania 12/12/2016

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