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Era il 1981 quando Rona Jaffe pubblicava “Mazes and Monsters”, romanzo vagamente moralistico che assecondava la psicosi montante nei confronti di “Dungeons and Dragons”, stigmatizzando quel gioco di ruolo come l’origine di ogni ossessione potesse affliggere la mente di giovani adolescenti troppo suggestionabili.

Nel 2017 di quel libro – e dell’adattamento cinematografico che annoverava fra i suoi protagonisti un giovane Tom Hanks – si è quasi persa traccia nella cultura popolare, mentre negli Stati Uniti David Kushner, alla sceneggiatura, e Koren Shadmi, alle matite, hanno voluto celebrare la storia segreta dietro la creazione del primo gioco di ruolo da tavolo a tema fantasy, scavando nella vita di uno dei suoi due co-creatori: Gary Gygax. Rise of the Dungeon Master 2

Dopo quasi quarant’anni dalla sua commercializzazione, “Dungeons and Dragons” ha messo radici nella cultura geek, ha ispirato le più inaspettate celebrità dello star system americano (da Stephen Colbert a Robin Williams, passando per Vin Diesel), ha dato vita a un folto filone di giochi di ruolo a tema fantasy e fornito anche la base teorica per la costruzione delle prime avventure testuali per PC – antenate di tutto lo sterminato mondo dei videogiochi RPG, oggi disponibili per ogni tipo di piattaforma immaginabile.

Rise of the Dungeon Master” parla anche di questo: dipinge a tinte monocromatiche la sotterranea costellazione di scantinati e appassionati di storia militare, che negli anni Sessanta spendevano le loro serate libere a pianificare battaglie attorno a un. Ed è dall’incontro fortunato fra due di quegli appassionati – Gary Gygax e Dave Arneson – e dalle modifiche che iniziano ad apportare al gioco da tavolo “Chainmail” che nasce qualcosa di diverso, che spezza anche le gabbie della verosimiglianza storica per introdurre al suo interno elfi, orchi e draghi, appunto.

NPE porta in Italia – dal 15 novembre in tutte le librerie ma il volume sarà già disponibile in anteprima al Lucca Comics and Games 2018 – così l’ultima graphic novel del fumettista e illustratore israelo-americano Koren Shadmi, dopo aver già adattato per i suoi tipi “Abbaddon”, surreale webcomic che si ispirava all’opera “No Exit” di Jean-Paul Sartre.

David Kushner – che aveva già scritto un articolo per Wired sulla vita di Gygax – assume le vesti del dungeon master, rivolgendosi in seconda persona al lettore e soprattutto ai protagonisti della complessa nascita di D&D, come se prendessero parte anche loro a una partita del celebre gioco da tavolo. “Sei un tipo brillante ma strisciare nei condotti ti affascina molto di più che restare in classe”, racconta Kushner nel secondo capitolo, descrivendo l’adolescenza di Gygax. Non un ragazzo prodigio, né un genio ma una persona curiosa, affascinata da quei luoghi sotterranei, che diventeranno poi la scacchiera prediletta su cui sviluppare le battaglie di D&D. I “dungeon”, appunto.

Il disegno di Koren Shadmi si adatta a quello che è un racconto di vita vissuta, incrociato alle suggestioni fantasy scaturite dalle menti fertili di quei giocatori, rintanati negli scantinati delle case proprie o di amici. Quello di “Rise of the Dungeon Master” è un tratto morbido e soffuso, un susseguirsi di tavole monocromatiche, dove i fondali sono un intreccio di sagome pulite e linee schematiche ed essenziali. Il gioco a cui Shadmi ricorre spesso è quello di sequenze di inquadrature che si focalizzano progressivamente su dettagli precisi, accompagnando la narrazione pacata di Kushner, che parte dalla superficie del presente – una delle ultime occasioni in cui Gygax ha giocato a D&D con alcuni fan affezionati – per affondare rapidamente nel passato.

Dungeons&Dragons è in fondo lo spunto da cui partire per esplorare molto di più: un’intera sottocultura, fatta di appassionati di storia militare e di heroic fantasy (mentre Gygax non sopportava “Il Signore degli Anelli”, proprio per la sua mancanza di battaglie descritte con accuratezza). Erano persone che spesso avevano una famiglia e altri lavori e si rifugiavano in quel passatempo alla fine della giornata. Si trattava di un’epoca, sicuramente diversa da quella attuale, in cui i fan che potevano incontrarsi e parlarsi solo tramite lettere, telefonate o convention annuali.

Rise of the Dungeon Master 3 È durante una di quelle convention che Gygax incontra Arneson, come lui interessato ad esplorare scenari alternativi, che non prevedessero più una stretta aderenza alla verità storica ma permettessero alla fantasia dei giocatori di scatenarsi. Si potrebbe dire che “Rise of the Dungeon Master” scorra con il tono lento e semplice di una fiaba – le manca ovviamente quella sfumatura cooperativa che trasforma ogni partita di D&D in un canto epico collettivo.

Ma i colpi di scena non mancano: Kushner non lascia fuori le polemiche, i lati oscuri di Gygax più ancora che di Arneson, gli spettacolari fallimenti finanziari, lo scandalo legato alla sparizione del giovane James Dallas Egbert III. La vita reale è molto meno eroica e più grigia di un’epica lotta fantasy ma Kushner e Shadmi riescono a essere sempre efficaci, senza perdere mai il filo della narrazione.

È ovvio che in 145 pagine “The Rise of the Dungeon Master” possa raccontare solo un pezzo della lunga storia dietro la nascita in sordina, l’improvvisa esplosione, la decadenza e poi la nuova rinascita del primo gioco di ruolo fantasy della storia contemporanea e non decide nemmeno di farlo con piglio eccessivamente documentaristico. E questo lo rende una lettura godibile, di facile approccio, mai sovrabbondante e decisamente piacevole alla vista.

The Rise of the Dungeon Master” non è un’esperienza collaborativa come una campagna di Dungeons&Dragon ma è una lettura immersiva, capace di accompagnare il lettore non solo nel mondo delle battaglie fantasy ma soprattutto in quell’universo umano che negli anni Sessanta e Settanta circondava i giochi da tavolo e costituiva una sottocultura a sé stante. E per ogni lettore troppo giovane per essere lì, respirare le atmosfere in cui si è svolta la vicenda di Gary Gygax diventa anche un modo per capire da dove siamo partiti, prima di arrivare allo sterminato mondo dei giochi di ruolo contemporanei. Da uno scantinato che, a non voler andare troppo per il sottile, è un po’ un dungeon anche quello.

 

Di Ilaria Vigorito, 30/10/2018

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