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"Lui era mio padre" di Joann Sfar. Memorie di una guarigione

Joann Sfar, famoso fumettista e regista francese, si guarda indietro e si ricostruisce, dopo la morte del padre, Andrè Sfar. Comment tu parles de ton père, tradotto in italiano in Lui era mio padre, è un viaggio catartico nella memoria, al fine di superare il lutto, che ha lasciato nell'autore un vuoto sconvolgente.
Muovendosi tra passato e presente, Sfar offre un ritratto interno e intimo del padre e del rapporto con lui, analizzando e vivisezionando vizi e virtù di uomo distrutto dalla prematura scomparsa della moglie, donnaiolo indefesso e mai pentito, ma anche principe del foro impegnato nella difesa di coloro che nessun altro avrebbe difeso.
Emerge da subito, dallo sconvolgimento dei primi capitoli, come l'autore tenti di tenere lontano il ricordo della dipartita del padre, un evento che lo ha compito quasi alle spalle, di soppiatto, nonostante i molti anni trascorsi dall'uomo a combattere con il Parkinson. Nella prima parte prevale uno sguardo quasi accusatorio, con una narrazione concentrata sulle privazioni emotive, sulle conseguenze di una impostazione religiosa ebraica rigida e settaria, che ancora al di là della morte, sta vincolando il figlio a pregare, sebbene con convinzioni religiose assai lontane da quelle paterne. È quasi la figura di un padre padrone quella che emerge nelle prime pagine, il cui esempio lampante è quello del rifiuto del padre di accettare la fidanzata non ebrea di Joann, Sandrine. Cosa che avverrà solo nel momento in cui il figlio lo metterà alle strette. Joannsfar01 Quest'ultimo è una sorta di snodo della narrazione che si accompagna alla presa d'atto della malattia agli occhi di cui l'autore comincia a soffrire,cosa che si rivelerà quasi una spia che qualcosa gli sta sfuggendo, perché è una patologia dovuta alle troppe lacrime versate, alla tristezza e alla mestizia che sta vivendo. Ed è a partire da questo momento che emergono nuovi particolari. Joann scava sempre più a fondo della propria infanzia, nell'adolescenza, nella dinamica di lotta e di amore e odio, nel pugilato e nella forza anche bruta del padre e comincia a coglierlo pienamente nella sua umanità, nel suo essere un modello imprescindibile nella lotta a difesa dei più deboli, fino ad arrivare a ricordare il sostegno che il padre gli ha dato nel momento in cui ha deciso di fare il fumettista. Ed ecco, a questo punto, il palesarsi di un padre amato e gigante, un uomo senza dubbio ingombrante col quale l'autore ha sempre ingaggiato una lotta per l'autoaffermazione, lotta che è terminata, portandosi via certezze e convinzioni, aprendo un baratro nell'emotività e nelle certezze di Sfar.
Un romanzo, dunque, inevitabilmente autobiografico, ma che offre, nel contempo, uno sguardo su tutta la storia di Francia degli ultimi 50 anni e sulle questioni ideologiche e religiose che hanno caratterizzato la vita dell'autore e alle quali, come sanno bene i suoi estimatori, Sfar non si è mai sottratto, dichiarando apertamente le proprie convinzioni. Fortemente impregnato di tutto questo impianto culturale, fatto di ebraismo, psicoanalisi e idee di sinistra, l'autore affronta e accoglie il dolore con una ironia a tratti cinica che rende il romanzo godibile e di lettura molto scorrevole.

Milena Tartarelli 01/05/2017

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