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Canzoni savie per tempi folli in “Different Every Time”: il nuovo libro sulla straordinaria vita di Robert Wyatt

Dal 21 ottobre è disponibile in libreria “Different Every Time”, la biografia ufficiale del visionario, santone e anarchico Robert Wyatt, pubblicata in Italia da Giunti Editore.
Marcus O’Dair ha tracciato un profilo accurato del compositore e cantante inglese, elaborato in stretta collaborazione con il leggendario artista.
Wyatt rappresentò un’importante svolta nel panorama internazionale rock anni Sessanta, riversando le note sottili ed emancipate della sua educazione jazz tra i cardini della delirante macchina rock che travolgeva quegli anni folli.
Autodidatta batterista e cantante, formatosi al riparo di un capanno di Maiorca in fondo ai giardini di Robert Graves, Wyatt esordì nel progressive rock con i Soft Machine, uno dei gruppi chiave nei primi anni della cosiddetta “scena di Canterbury”, e divenne presto la straordinaria spalla della Jimi Hendrix Experience in due tour americani, nonché gruppo (in)stabile del Middle Earth al fianco di miti del calibro dei Pink Floyd.
Feste e concerti sfrenati, iconici e confusi, tramortiti tra strabilianti riff e drum pesanti come sogni e droghe mistiche: un volo dal quarto piano, durante un festino nel 1973, scaraventò Robert al suolo, paralizzato dalla vita in giù, ma non fermò la sua necessità di cantare e comporre, affinando il suo talento con la forza di un’intensa ricerca musicale, percettiva, reinventandosi con una rinnovata rabbia, mescolata a calore e raffinata umanità.
Reduce da quest’esperienza fu l’album del 1974, “Rock Bottom”, distinto dai vocalizzi particolari e grotteschi sul finale affascinante di “Sea Song”. Furono numerosi i dischi di qualità che seguirono, da “Nothing Can Stop Us” - nelle sue eccezionali rivisitazioni di “Strange Fruit” e “At Last I Am Free” (cover audace dell’originale degli Chic, forzata in una melodia che diventa magnificamente fragile e vulnerabile) – ad album come “Old Rottenhat”, manifesto rabbioso e ironico contro l’era thatcheriana, e “Dondestan”, uno dei suoi lavori più appassionati e impegnati, tra disperato umorismo e intrinseco impegno nella sfera politica ed esistenziale.
Nel libro, corredato da inedite illustrazioni e fotografie dall’archivio privato di famiglia (fornito dalla moglie di Wyatt, Alfreda/Alfie Benge), sono testimoniate le sue più celebri collaborazioni artistiche, attraverso interviste e commenti di chiunque abbia avuto un ruolo importante nella sua longeva e multiforme carriera: Brian Eno, Björk, Jerry Dammers, Charlie Haden, David Gilmour, Paul Weller, Nick Mason, Michael Mantler, Carla Bley e molti altri.
Tra influenze dada e virtuosismi strumentali, la spiccata autoironia costituiva uno dei tratti caratteristici dei gruppi di Canterbury, ma al contrario di essi (e degli stessi Soft Machine, che abbandonò nel 1971) Wyatt riuscì a raggiungere il grande pubblico con una lunga e notevole popolarità, il cui emblema principale fu la celebre Shipbuilding, scritta per lui da Elvis Costello e Clive Langer.
Le sue canzoni sfidano il tempo e oggi sono rivisitate e amate più che mai. Gli album Virgin degli anni Settanta segnarono una trasfromazione nell’universo musicale dell’artista inglese: le sue inclinazioni assorbirono suoni da tutto il mondo e le atmosfere divennero più vaste ed eclettiche, conservando la particolarità della sua voce, contemporaneamente dolce e rock, unica, come il sound dei suoi marchi strumentali.
“Improvvisamente la sua musica non era più introversa ma aperta, inclusiva e universale. Cominciò a parlare (e cantare) per tutta una generazione, benché ciò fosse ben lontano dalle sue intenzioni” racconta con affetto l’amico Jonathan Coe, autore della prefazione al libro. “Quanto alle sue canzoni, possono essere sghembe, certo; a volte eccentriche. Ma per me hanno più senso della maggior parte delle cose che succedono oggi nel mondo. Sempre più, Robert Wyatt mi pare la voce della ragionevolezza. Canzoni savie per tempi folli. Non c’è da stupirsi che io, come innumerevoli altri, ne sia stato ispirato e sollevato per così tanto tempo e che gliene sia grato per sempre”.

Different Every Time: The Authorised Biography Of Robert Wyatt
di Marcus O’Dair, Prefazione di Jonathan Coe, Traduzione Alessandro Achilli
Pagine 448, Euro 29, Giunti Editore, Collana Bizarre
in libreria dal 21 ottobre 2015

Giulia Sanzone 22/10/2015