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#365 Days Happy: Samira Zuabi Garcia scrive un anno in 365 momenti di felicità

La ricerca della felicità è un tema diffuso, in narrativa e oltre. Tra Hollywood, letteratura e la vita di chiunque, inevitabile prima o poi confrontarcisi, sia pure per la semplice e pulsante voglia di essere felici mentre il mondo, la vita o qualsivoglia altro concetto antagonistico sembra opporsi a questa nostra inclinazione. Anche l’autrice, Samira Zuabi Garcia, l’ha fatto, e ha anche congelato questa sua battaglia, per non dire guerra, in un racconto diaristico pubblicato da Montedit per la collana I Salici: “#365 Days Happy”.11
Nato come reportage fotografico sul più diffuso dei social network, nientemeno che Facebook, il libro costituisce la controparte letteraria del progetto di chi, dopo un grave colpo al cuore, ha un bisogno disperato di un nuovo obiettivo. E quale obiettivo più sincero può esserci di ritrovare la felicità perduta? Samira ci racconta tutto questo con trasparenza, distribuendo su 365 pagine il resoconto di 365 giorni della sua vita. Salvo le eccezioni di prologo ed epilogo, il discorso è scandito cronologicamente, non ci sono espedienti narrativi, non si tratta di altro che quello che sembra. La scrittrice, dall’inizio alla fine di un percorso rieducativo alla serenità, si pone di imprimere su carta uno o più momenti felici, escludendo tutti quelli infelici, per ogni giorno che passa.
Perciò, il libro è una mera summa di attimi felici, senza soluzione di continuità né struttura narrativa? Benché la narrazione sia davvero trasparente, tra ciò che promette e ciò che mantiene, “#365 Days Happy” è però una mappa introduttiva all’anima dell’autrice che si può consultare anche in controluce. Non sfuggirà al lettore attento, ma nemmeno al curioso di psicologia, come quasi ogni picco di felicità mostri su di sé le cicatrici di un contrappasso cupo, triste, appartenente forse al passato, forse allo stesso presente. Non solo: vi sono brani scritti a carattere più piccolo del resto del corpus, che se ne distaccano sottovoce. Sfogano valvole di dolore e sconforto che, altrimenti taciute, non solo esploderebbero presto in una crisi, ma priverebbero la lettura di un contrasto dolce-amaro privilegiato e fondamentale.
Nello spirito dell’opera stessa, quello del repetita iuvant, ribadiamo che questo libro non mente, non nasconde, non si vergogna. Quasi a rispecchiare la propria occupazione principale, la fotografia, Samira cattura 365 momenti come una narratrice fedele alla sua immagine di realtà. Se siete in cerca di artifici narrativi, colpi di scena e sconvolgimenti, cercate altrove, “#365 Days Happy” non è né vuole essere questo. Ma d’altra parte, come resoconto di vita, non vuole né può prescindere dalla sua dose di montagne russe. L’autrice, infine, ha visto realizzarsi, persino editorialmente, la sua auto-profezia di felicità in divenire. E noi, invece? Non è tanto se siamo felici, la domanda che il libro ci pone, ma una più autentica e sottile: vogliamo esserlo? Perché, non senza fatica ed esercizio, forse potremmo.

Fotografie di Samira Zuabi Garcia

Andrea Giovalè
14/5/2018

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