Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 724

Print this page

Bugie bianche che non fanno male: intervista a Maria Teresa Ruta di Sinceramente Bugiardi

Fino al 6 luglio al Teatro Litta di Milano sarà possibile vedere Sinceramente Bugiardi, una commedia brillante e divertente dell'inglese Alan Ayckbourn, portata in scena da un cast spiritoso con Maria Teresa Ruta, Guenda Goria, Gaetano Callegaro e Francesco Errico guidati dalla regia di Pietro de Pascalis. Lo spettacolo racconta le vicende parallele di due coppie: da una parte Sheila e Philip con la loro relazione matrimoniale, disincantata e vissuta, che è specchio e contraltare del legame che unisce Greg e Ginny, giovani fidanzati alle prese con le scaramucce di un rapporto ancora acerbo. Abbiamo avuto il piacere di parlare direttamente con una delle protagoniste, Sheila, interpretata da Maria Teresa Ruta.

Un titolo ossimorico: cosa traspare da questa contrapposizione?

Traspare la leggerezza del vivere situazioni che potrebbero diventare molto più drammatiche se esasperate. L'idea di fondo è: qualche bugia bianca non fa male a nessuno e rende la vita più “leggera”. In questo, Greg e Sheila sono i maestri. Sono, infatti, capaci di distaccarsi dalle vicende reali e di portare il filo del discorso dove vogliono dicendo bugie. Entrambi riescono a raggiungere il proprio obiettivo solo attraverso l'inganno.

Si intrecciano le vicende di due coppie. Quali sono le caratteristiche dell'una e dell'altra?

Nella prima c'è la poca conoscenza dell'uno e dell'altra e, quindi, la possibilità e l'opportunità di bleffare su chi si è perchè, appunto, ancora non ci si conosce così bene. Il legame di Greg e Ginny è caratterizzato da tentativi goffi, grotteschi e comici di rappresentare se stessi in maniera diversa rispetto alla realtà. Dall'altra parte, invece, ci sono Sheila e Philip che si conoscono fin troppo bene e ciò permette loro di far leva su pregi e difetti che hanno scoperto negli anni. Questa conoscenza profonda fa sì che i due protagonisti sappiano vivere e accettarsi senza la necessità di offrire una faccia diversa all'altro. Le due coppie sono speculari e il loro incontro/scontro dà vita a una serie esilarante di situazioni no sense.

Tutto ciò fa capolino a un fondo di inquietudine. Quale delle due coppie più lo esprime?

Sheila e Philip perchè incarnano una coppia nella quale tutti si possono rispecchiare. Loro sono la tipica coppia sposata da anni che vive e convive con la necessità di mantenere una rapporto garbato. Hanno accettato questo contratto di matrimonio e di vita e cercano di non sconvolgerlo troppo. Insomma, la realtà della vita comune: tentare di mantenere un equilibrio.

Tra i quattro protagonisti c'è una gerarchia?

Nonostante la storia giri tutta intorno a Sheila, è il personaggio di Philip a risaltare di più. Loro due sono la coppia che lavora e porta acqua al proprio mulino mentre la coppia Ginny-Philip ha maggior presenza scenica perchè con il loro dinamismo, la loro follia e la loro furbizia tengono in piedi tutti gli inganni e gli equivoci.

Sinceramente Bugiardi non è solo una commedia. Come si esce da teatro?

In primis, si esce con la sensazione di aver visto una prova più che soddisfacente di attori e di regia. Il pubblico, infatti, riesce a percepire la difficoltà di un testo serrato ed impegnativo e ne apprezza il lavoro. A livello di messaggio, invece, riusciamo a far passare l'idea che gli affari sentimentali presunti e/o veri si possono risolvere con un pizzico di distacco e di leggerezza. A volte ci si arrabbia tanto senza che ne valga davvero la pena. Sinceramente Bugiardi ti fa partire dal presupposto che bisogna prendere le questioni di cuore con un pizzico di filosofia in più.

La versione originale è dell'inglese Alan Ayckbourn: quanto siete rimasti fedeli?

Totalmente fedeli. È stato fatto un lavoro straordinario di attualizzazione, restando, però, coerenti alle scelte di Ayckbourn tanto che la scenografia fumettistica aiuta a mantenere perfino lo spirito dello humor inglese. Qualunque modifica avessimo fatto, avremmo rischiato di andare o verso uno humor francese - quindi melanconico, triste - o uno humor italiano che è sempre più “grasso”. La bravura del regista ha fatto la differenza in questa scelta di attualizzare anziché modificare. Pietro, infatti, ha messo gli accenti su dei punti precisi che hanno reso il testo più comprensibile a un pubblico non abituato al sottotesto tipico dello humor britannico.

Chiara Rapelli 27/06/19