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Roberta Ferrara della Compagnia Equilibrio Dinamico presenta il suo "Home Sweet Home"

Debutterà in prima nazionale, giovedì 22 febbraio al Teatro Abeliano, nell’ambito di DAB, Danza a Bari, "Home Sweet Home" di Equilibrio Dinamico, la compagnia pugliese che in pochi anni ha collezionato ospitalità e importanti collaborazioni in tutto il mondo tra Italia, Germania, Belgio, Grecia, Kosovo, Albania, Cina, Messico, USA, Singapore.
Lo spettacolo della coreografa Roberta Ferrara, da lei scritto e diretto insieme al regista Riccardo Lanzarone, è fortemente incentrato su un linguaggio in bilico tra parola, corpo, architettura e video. Un racconto per suggestioni della lotta spietata tra Uomo e Natura, allegorie incarnate da una figura in rosso e da un coro di tre danzatrici le cui voci si appoggiano al movimento.
Home Sweet Home è il terreno di scontro tra due entità alla pari, l’oasi in mezzo al deserto, dove consegniamo troppo fiduciosi la nostra minuscola presenza alla Storia, la storia di un mondo che non ci appartiene.
In questa intervista sulle pagine di Recensito, Roberta Ferrara illustra nel dettaglio la genesi e l’evoluzione dello spettacolo, il suo significato più profondo e l’importanza del movimento nel trasmettere toccanti messaggi e suggestioni.

Come nasce “Home Sweet Home”?                                                                                                                                                                                                                                                                                    “L'idea nasce da un incontro con un fotografo che mi ha suggestionato per le domande stesse che si poneva sulla grandezza della Natura. Come può il popolo siculo abitare in un posto dove vi è un vulcano ancora attivo? Quanto immensa dev’essere la bellezza della Natura per perdersi in giorni, mesi e anni di scatti fatti di dettagli, momenti e stagioni? Non mi ero mai posta alcuna domanda fino ad allora sulla grandezza della Natura. Non mi ero mai posta nelle condizioni di dedicarle del tempo. Questo incontro per me è stato disarmante a livello artistico perché ha smosso quesiti e mi ha messa nella condizione di osservare, e non guardare con superficialità, quello che mi circonda.  Mi sono appassionata a un ciclo di cortometraggi sulla Natura prodotti da "Conservation International" , dove qui è la natura che parla, che pone delle domande all'uomo in maniera diretta e cruenta. Quanto siamo piccoli di fronte a tale grandezza? A dare ordine alle suggestioni è stato il regista Riccardo Lanzarone, fortemente voluto; lui ha saputo dare verbo diretto e nostalgico a una Natura che non cessa di evolvere ma anzi che ci interroga. E’ come se una mattina la Natura si svegliasse e in modo cruento e nostalgico chiedesse spiegazioni all'uomo: "Se io vacillo, voi vacillate", sostiene la Natura. Vogliamo che la Natura guardi negli occhi lo spettatore in un potente effetto di coinvolgimento drammatico.”

E’ uno spettacolo in bilico tra parola, corpo, architettura e video. Quale valenza ha tutto ciò in relazione alla danza e al movimento ?                                                                                                           “In questo nuovo lavoro avevo bisogno d'altro. Come se il corpo non bastasse, avevo bisogno di dare una voce, un suono che potesse essere chiaro e diretto. Il corpo giunge così all'estremo quando le parole non ci sono; da lì inizia il corpo delle quattro performer, “entità” non personaggi, dotate di una mascolinità interessante e molto eclettica. La scenografia è precisa, geometrica. Crea uno Skyline freddo, quella stessa freddezza che si usa nel non rispetto verso il creato, verso la stessa Natura. Il video è per noi uno strumento visivo fondamentale per dire “ecco quello che c'è di bello, ecco quello che noi distruggiamo”.

E’ un lavoro sul rapporto uomo/natura. Come avete reso ciò attraverso la danza?      roberta ferrara e equilibrio dinamico                                                                                        “Abbiamo lavorato su due codici. La Natura ha un lavoro di movimento che oscilla tra due campi qualitativi: il morbido, continuo e circolare e il forte, deciso, a tratti brusco, vorace. Gli uomini si dirigono verso una danza "marziale" di linee, verso un movimento non disperso nell'aria, geometrico e definito. Una qualità glaciale in opposizione all'uso del corpo della Natura, pienamente carnale. Quando però tutte le entità si incontrano c'è la "guerra", spietata, a chi è il più forte. C’è coalizione, la potenza insieme all'estensione e all'atleticità diventano un’unica cosa, sottolineando quanto bisogna dipendere e marciare insieme se si vogliono porre semi e raccoglierne i frutti.”

Quale è il massaggio che volete trasmettere con questo spettacolo?
“Nessun messaggio. Vogliamo che il pubblico possa uscire con quesiti e riflessioni. Ci piacerebbe poterlo depistare, farlo entrare in crisi, una crisi positiva, che porti al progresso. D'altronde, Albert Einstein parlava chiaro: la crisi deve esistere, è da lì che nasce e si fortifica il progresso!”

Avete collaborato con coreografi di fama internazionale. Quale tra questi vi ha trasmesso quel qualcosa in più che vi ha aiutato a realizzare tale progetto?
“Tutti sono stati per noi importanti. Hanno lasciato un colore differente alla compagnia rendendola versatile, eclettica e fresca.
Se proprio dovessi citarne uno, Jiri Pokorny, danzatore e coreografo per il Nederlands Dans Theater e danzatore per Crystal Pite. Osservare Jiri in sala è stata una grande benedizione professionale.”

Vi siete ispirati a qualche modello in particolare?
“Nessuno in particolare. Solo grande determinazione, ambizione e rigore. Con Riccardo lavoriamo intendendo la scena in maniera molto simile. Una grande fortuna questa!”

La residenza nell’amena cornice delle Valli del Natisone ha portato qualcosa in più al vostro lavoro?
“È stata una residenza senza la quale "Home Sweet Home" non sarebbe nata per potersi successivamente sviluppare. Lì abbiamo vissuto a contatto con la Natura.
Erano minimi, in atto creativo, i rapporti sociali.
La bellezza di quel posto è disarmante, ti aiuta a pensare e a creare diversamente da se sei in città. Sei in piena sinergia con il territorio, fatto di suoni e colori; sei in compagnia di te stesso.”

Equilibrio Dinamico Home Sweet Home Loc“Home Sweet Home” e’ un’ immersione in luci e immagini, suoni e parole, con grande attenzione ai costumi ispirati alla dottrina shintoista, così come la scenografia. Come mai questa apertura verso l’arte giapponese? Che valore ha nello spettacolo?
“La dottrina shintoista è arrivata da un’intuizione del costumista Franco Colamorea. Volevo rigore negli abiti. Come se si dovesse scendere in campo di battaglia senza sporcarsi le mani.
È stato Colamorea a farmi notare come tale dottrina era in perfetta simbiosi con la nostra creazione.
Dello stesso valore la scenografia che ricrea uno Skyline, e che è un’idea dell'architetto Francesco Poli. Ci avviciniamo quindi all'arte giapponese per quella sua precisione certosina, quella attenzione insita in una cultura chiaramente ricercata e piena di attenzioni.”

Prossimi progetti?


”Siamo una compagnia di repertorio, il nostro intento è quello di avere sempre più creazioni interessanti. Ora si sta già lavorando sul nuovo nome del prossimo coreografo ospite, ancora “top secret”. Ma possiamo dire che questo anno abbiamo scelto un artista italiano, diversamente da come fatto in questi ultimi anni.
Imminente sarà la nostra presenza a Stoccarda per Solo Tanz, tra i Festival di danza contemporanea più importanti sulla scena europea. E sono confermate alcune creazioni inedite, che ci faranno tornare in Singapore e in Messico. Ci riapriamo all'Oriente con Tokyo e New Delhi. Nuovo lavoro anche a Pristina (Kosovo) qui vi sarà una collaborazione interessante che vedrà in scena i danzatori di Equilibrio Dinamico con la compagnia Noa Dance Theatre Company di Pristina diretta da Robert Nuha.”

Maresa Palmacci 19-02-2018

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