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Recensito incontra l'attrice Chiara Casarico

Chiara Casarico è la direttrice artistica della compagnia romana IlNaufragarMèdolce. Appena stata al Frige Festival di Roma con "Rosadilicata" spettacolo biografico sulla cantautrice siciliana Rosa Balistreri.

In che modo ti sei approcciata alla figura di Rosa Balistreri e come nasce l'idea dello spettacolo?
"Ho conosciuto Rosa tardi. Nella mia famiglia, originaria di Mezzojuso in provincia di Palermo, non se n'è mai parlato molto. Poi ho scoperto perché.. C'è una parte della Sicilia classista che non ama Rosa per le sue basse origini: una donna del popolo nata negli anni '20 che si ribella alla sua condizione e alla Sicilia stessa andandosene non é mai stata ben vista. Io non l'avevo mai frequentata insomma. Quando, qualche tempo, fa iniziai a studiare canto con la maestra Lucilla Galeazzi lei mi propose di cantare Rosa Balistreri, mi disse "Ma tu sei siciliana, devi cantare Rosa!" e mi passò i suoi testi. Così cantando, mentre nasceva la mia passione per Rosa, cercavo di abituare la mia voce alla musica, di tirarla fuori. Ci sono riuscita il giorno in cui a lezione cantai "Mi votu e mi rivotu". Con mia grande sorpresa e soddisfazione di Lucilla ero riuscita a far venire a galla le mie origini, quelle della mia voce. Ho cominciato a pensare alla ricerca della cultura da cui provengono come ricerca matrilineare, questo mi interessava sia personalmente che a livello artistico. Da lì é venuta l'idea dello spettacolo "Rosadilicata", nato come un medley, e diventato pièce tempo dopo dietro incoraggiamento dei miei compagni di viaggio che mi hanno messa alle strette. Avvicinarmi a lei é stato un rischio che ho voluto correre: era un personaggio così forte che mi intimoriva, con la sua voce grossa, sgraziata ma con delle punte di dolcezza infinita che a tratti commuove o, come si dice da noi, "ti apri u cori". Comporre il testo poi é risultato più complesso del previsto perché sulla Balistreri non si era scritto quasi niente. La mia fonte di notizie più cara é stato il testo di Giuseppe Cantavenere, lunga intervista alla cantautrice, prima sua balia; nonché la sua biblioteca donata al comune di Licata in cui ho potuto, dopo sforzi inimmaginabili per contrastare la diffidenza dei bibliotecari, rifugiarmi e immedesimarmi in lei attraverso le annotazioni a margine dei libri che leggeva. Iniziando a scrivere ho deciso di intrecciare sapientemente alle vicende della vita le sue canzoni per creare un racconto coerente del personaggio che non fosse solo concerto e omaggio, ma teatro, che restituisse la profondità della Balistreri. L'apporto della regia di Emilia Martinelli é servito a infondere delicatezza allo spettacolo, che é poi la chiave di lettura che io ho messo nel titolo: un gioco di parole tra il paese di provenienza e la cifra delicata di Rosa, nella grana della sua voce, dietro all'apparenza maleducata, dietro alla durezza che il dolore le aveva imposto."
Secondo te oggi è ancora possibile identificarsi in una storia come la sua, nell'emigrante?
"La storia di Rosa é un esempio di emancipazione femminile a prescindere. Lei sarebbe potuta rimanere anche in Sicilia, perché l'importanza della sua ribellione sta nel no detto in faccia alla sottomissione. Oggi che continuiamo ad essere tartassati dal femminicidio, da una cronaca incentrata sulla violenza di genere, raccontare la vita di una donna che é riuscita a trovare la libertà attraverso il canto, attraverso l'arte, é, soprattutto per noi che facciamo arte, una conferma del suo potere salvifico. La sua condizione da emigrata per me non é stato il focus del discorso."

Come nasce IlNaufragarMèdolce?
"Nel '96 io, giovane regista in erba, ho voluto riunire in una compagnia dodici attori venuti fuori da un laboratorio teatrale, tutti molto talentuosi. Iniziammo con una piccola tournée in Sicilia dove avevamo trovato piccoli finanziamenti da tre comuni, il giusto compromesso per recitare davanti al pubblico e farci una vacanza. Tuttavia il mio intuito mi diceva che non bastava, quella era la classica esperienza giovanile per cui tante compagnie dopo essere nate erano fallite presto. Infatti anche la nostra morì di lì a poco. Dopo due anni di ricerca ossessiva, mi serviva una conferma, e l'ho trovata quando ho conosciuto Tiziana Scrocca, la mia partner di scena da sedici anni. Eravamo agli antipodi: lei veniva dalla rigida formazione accademica, che cercava di sporcare con il teatro buffo, io dal Circo a Vapore da cui mi portavo dietro delle carenze. Con lei iniziammo a fare clownerie e teatro ragazzi per arrivare poi al teatro sociale che in quel momento sentivamo come necessità, un impegno civile. Il ritmo della nostra produzione é stato, ed è, in continuo fermento. Io e Tiziana scriviamo i testi a quattro mani e li recitato insieme, anche se ultimamente ci diamo anche ai monologhi. Si può dire che IlNaufragarMèDolce, nata per caso da questo incontro, è una grande casa che accoglie gli artisti con cui collaboriamo, alcuni rimangono, altri transitano, altri ancora ritornano."

Raccontaci l'interesse della compagnia per il teatro sociale e parlaci delle vostre iniziative come quella di portare il teatro nei cortili.
"Nasce dalla nostra necessità di incidere sulla realtà contingente. In me si rafforza dopo l'esperienza diretta al G8 di Genova nel 2001 da cui ritorno molto scossa e convinta che il teatro non possa restare in silenzio ma debba essere uno strumento di intervento. Qual è la risposta che possiamo dare noi? Mi sono chiesta. Così mi sono inventata la prima rassegna autofinanziata di teatro nei cortili della periferia romana. Poi ha preso il nome "Agorà musica e spettacolo alle radici" perché vogliamo restituire al cortile la sua caratteristica di socialità, peculiarità che sta perdendo persino in periferia. La disgregazione che incombe su di noi non ci porta mai a guardarci in faccia, il teatro invece per sua natura ci costringe a farlo. La gente del condominio spia tutto l'allestimento dello spettacolo e noi tentiamo di superare quella diffidenza che storicamente contraddistingue il quartiere ma che adesso si è fatta preoccupante."

Progetti per il futuro?
"Vacanza!! (ride, ndr.). Innanzitutto vogliamo portare "Rosadilicata" in Sicilia. Stiamo contattando diversi comuni tra cui Enna, Palermo, Segesta. E ci stiamo affidando a un nuovo agente giovane che si è affezionato al nostro spettacolo. Un po' è quello che fece Rosa Balistreri all'epoca: tornare in Sicilia dopo essere stata lontana per tanto tempo. Dopo la Sicilia vogliamo continuare la tournée italiana perché è una storia che funziona ovunque; il dialetto del mio testo è comprensibile tranne qualche termine che traduco perché le parole dialettali sono pezzi di storia. L'immediato progetto é "Agorà" a settembre nel quartiere San Basilio, una rassegna di musica e teatro."

(Silvia Maiuri)