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Recensito incontra Emilio Russo: regista dell’opera “Faust a Copenaghen”

Il 23 e 24 maggio è andato in scena, allo Spazio Diamante di Roma, la rappresentazione del “Faust a Copenaghen”, di e con Gabriella Greison. La regia dell’opera è stata curata da Emilio Russo, direttore artistico del Teatro Menotti di Milano; un artista molto importante nel panorama teatrale italiano, che negli anni ha arricchito la sua carriera attraverso una dedizione costante al proprio lavoro e una vera passione verso la recitazione, anche grazie a collaborazioni con figure di prestigio nel mondo dell’arte come Pinter e Leo De Berardinis, per citarne alcuni.
Il regista ci ha raccontato del lavoro che si cela dietro allo spettacolo presentato in occasione della rassegna romana “Evviva la fisica – Le menti che hanno creato il nostro mondo”, del suo incontro con la Greison e con gli allievi della Compagnia Stap!Brancaccio.

Ci può raccontare come si è articolata la genesi dello spettacolo? In che modo vi siete approcciati al testo del “Faust a Copenaghen”?Faust a Copenaghen.jpg
“L’idea viene da molto lontano: nel 1932 un gruppo di fisici ha messo in scena il Faust di Goethe, arricchendolo con nozioni di fisica che servivano come monito per spiegare agli studenti la fisica dell’epoca, molto avanzata, attraverso il racconto. Il 1932, inoltre, era l’anno del centenario della morte dello scrittore e drammaturgo tedesco.
Da quelle serate a Copenaghen è venuto fuori un copione che è giunto in Italia, messo in scena poi da Strehler; abbiamo preso le distanze da quella versione perché ci è sembrata un po’ artefatto, non attuale e con poca azione. Ci siamo dunque inventati delle entrate e delle uscite dei personaggi, abbiamo aggiunto molte più parti del Faust ed inoltre abbiamo voluto dare risalto ai quattro momenti principali del lunghissimo poema di Goethe, capolavoro del teatro di tutti i tempi. Nel finale della rappresentazione è stato poi introdotta una scena che fa riferimento ad un sogno comune dei fisici, quello di costruire la città di Copenaghen attraverso una diga che bloccasse il mare. Tutto questo non c’era nell’adattamento originale.
Il nostro spettacolo nasce in una versione un po’ diversa, presentata per la prima volta a Milano in occasione del Festival della fisica, ideato e curato dalla scrittrice e fisica Gabriella Greison, tenutosi al Teatro Menotti dal 20 al 28 marzo. A differenza della versione di Strehler, la lettura era più statica, abbiamo lavorato sui conflitti, sul dinamismo e sulla fisicità anche alla possibilità di lavorare con attori giovani”.

Com’è stato lavorare con Gabriella Greison nella veste di autrice e interprete?
“Lavorare con la Greison è una follia totale. Lei ha un’energia che spazia in moltissime direzioni e che io cerco di contenere, anche se non è facile. Gabriella ha una grande empatia con il pubblico e ha inventato un modo di raccontare delle storie vere, reali, in maniera appassionata. Sicuramente è forte la sua passione per la fisica quantistica”.

Emilio_Russo_2.jpgQuesto spettacolo ha un forte impatto comunicativo nei confronti dei giovani perché, oltre a essere interpretato da ragazzi, può essere considerato anche un modo per introdurli a qualcosa che altrimenti potrebbe essere ostico.
“Sì, infatti è un pensiero che ho avuto. Può essere un modo per raccontare argomenti difficili a teatro. Lavorare con giovani attori mi stimola molto e con loro mi sono trovato in sintonia. Seppur collaborare con artisti affermati dà più sicurezza da un punto di vista tecnico, sono più portato per le nuove sfide: gli allievi dello Stap!Brancaccio sono bravi, preparati e soprattutto appassionati. Lo spettacolo è riuscito nonostante la preparazione sia avvenuta in breve tempo”.

Parliamo di “Amazing Grace”: sembra che facendo interpretare il brano a uno degli attori abbia voluto dargli rilevanza. È corretto?
“Nella prima rappresentazione dello spettacolo, avvenuta a Milano, la versione di Amazing Grace era registrata. Alla Compagnia Stap!Brancaccio ho invece chiesto se tra gli attori ci fosse qualcuno disposto ad interpretarla, perché il brano cantato dal vivo rende il momento scenico più suggestivo.
Nell’opera di Goethe si scopre che il Bene prevale sul Male, nonostante Faust abbia accettato il patto con Mefistofele. Questo aspetto mi ha indirizzato nella scelta di Amazing Grace, che ho considerato la colonna sonora perfetta in grado di dar risalto a quella scena”.

Lucia Santarelli, Giorgia Sdei 26/05/2018

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