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Recensito incontra l’attore Edoardo Purgatori: un brillante talento in equilibrio tra teatro, cinema e TV

Sono sempre di più i giovani e talentuosi attori che stanno emergendo e si stanno distinguendo nel vasto panorama teatrale, televisivo e cinematografico dei nostri giorni. Tra questi spicca certamente Edoardo Purgatori, conosciuto dalla maggior parte del pubblico per il suo ruolo di Emiliano Lupi in “Un medico in famiglia”. Purgatori è un’artista a 360 gradi che fin da piccolo è cresciuto a "pane e teatro" e che ha fatto della passione per la recitazione la sua vita. Non solo TV quindi, ma anche teatro nella carriera del giovane attore, il quale lo definisce il suo primo amore. Proprio ultimamente, infatti, abbiamo potuto ammirare le sue poliedriche doti attoriali nello spettacolo di Edoardo Erba “Maratona di New York”, andato in scena al Teatro Argot Studio di Roma, riscuotendo un grande successo. In questa intervista, rilasciata alle pagine di Recensito, l’attore, partendo proprio da questo suo ultimo importante lavoro, racconta sé stesso, il suo mestiere e i suoi interessantissimi progetti futuri.

Ti abbiamo visto a dicembre al Teatro Argot, nello spettacolo di Edoardo Erba “Maratona di New York”, un testo molto intenso, in cui hai interpretato il ruolo di un ragazzo all’apparenza forte, determinato, sicuro, ma forse in fondo deluso dalla vita e fragile. Come ti sei approcciato ad un ruolo del genere? Quanto c’è di te stesso? Questo personaggio ti assomiglia?purgatori1
"Interpretare il ruolo di Steve è stata una sfida sotto molti punti di vista. Il suo voler essere il maschio alfa, sempre forte e determinato non gli permette di mostrare fragilità. Il suo mantra è “Il forte sopravvive, il debole crepa”, non a caso è lui a trainare la coppia. Cercare cosa stesse nascondendo sotto questa corazza e trovare il modo di condividerlo è stata la parte più delicata del lavoro.
Ogni ruolo che interpreto mi spinge a ricercare più in profondità il mondo e le persone tramite la mia sensibilità. Dipendentemente dal ruolo e dalla storia che andiamo a raccontare getto più luce su determinati aspetti e metto in ombra altri."

Svolgi un’interpretazione a 360 gradi, anche e soprattutto molto fisica. Com’è stato il lavoro di preparazione del personaggio? C’è stato un costante allenamento?
"Correre per un’ora tutte le sere per due settimane di fila era un’esperienza che non avevo mai fatto. Per poter reggere l’intensità fisica richiesta dal testo ho iniziato a correre con regolarità sei mesi prima del debutto. Sono partito con un’avversione per la corsa che nel tempo si è trasformata in una forma di meditazione. Mi ha aiutato “L’arte di correre” di H. Murakami.
Per abituarci a muoverci e parlare, ripassavamo le battute durante la corsa al parco. Capitava spesso che la gente si girasse e si chiedesse se eravamo matti o no! Con l’avvicinarsi del debutto ho anche smesso di fumare. Non ho più ricominciato."

“Maratona di New York” è un testo di grande successo, già interpretato nel 1993 da Luca Zingaretti e Bruno Armando. Come ti sei relazionato con questi modelli? Hai avuto modo di vedere qualcosa di quella loro versione?
"Tendenzialmente cerco di non vedere mai altre versioni di un testo sul quale lavoro. L’originalità è uno dei miei principi fondamentali. Sicuramente le altre messe in scena possono dare degli spunti interessanti e allo stesso tempo formano un paragone. Cerco di proteggere il processo di ricerca creativo il più possibile. La nostra fortuna è stata quella di ricevere un feedback costante da parte di Edoardo Erba che oltre ad aver diretto Zingaretti e Armando conosce meglio di chiunque altro il testo. Ci ha dato degli spunti molto preziosi sui quali lavorare."

Lo spettacolo celebra essenzialmente una storia d’amicizia, che valore ha per te appunto l’amicizia?
"L’amicizia è uno dei punti cardine nella vita di tutti gli esseri umani. Ci permette di formare il nostro carattere e crescere. Quando non conosco qualcuno, o ammiro una persona, mi piace vedere di chi si circonda. A mio parere questo rivela molto di più del suo carattere di quanto lui stesso possa dirmi.
Inoltre credo che le amicizie, e quindi le relazioni che stringiamo nel corso della nostra vita, siano la vita stessa. Quando moriamo continuiamo a vivere nel ricordo dei nostri familiari e amici."

Si percepisce una forte affinità con il tuo compagno di scena Marcello Paesano. Eravate già amici, oppure è nata realmente un’amicizia tra voi?
"Con Marcello ci siamo conosciuti durante un workshop tanti anni fa. Ci siamo trovati soprattutto nel modo di lavorare e per il fatto che abbiamo entrambi un forte legame con la Germania. Da allora siamo rimasti in contatto, abbiamo seguito il nostro lavoro e ci siamo sostenuti. "Maratona di New York" ha finalmente creato l’opportunità di lavorare insieme."

Riprenderete lo spettacolo nella prossima stagione? Avete in mente di farlo girare?
"Certamente! L’esperienza al Teatro Argôt Studio è stata solo il primo passo. Ora stiamo preparando tutto per il Fringe Festival di Edimburgo, porteremo Maratona nella versione inglese. Le prossime tappe saranno la Germania (recitato in tedesco), Londra, Milano e nuovamente Roma in un teatro più grande!"

purgatori2Sei ormai un affermato attore tv. Preferisci recitare per lo schermo o per la scena?
"Mesi fa mi sono promesso di stare in scena almeno una volta l’anno. Il teatro resta il mio primo amore, anche se tendo a scegliere in base al progetto; Non ho una preferenza. Mi interessa solo il materiale. La storia che andiamo a raccontare."

Che rapporto hai con il cinema, la tv e con il teatro?
"Cinema, tv e teatro sono il mio pane quotidiano. Fin da quando ero piccolo mia madre mi portava a teatro e mio padre al cinema. Con mio fratello e mia sorella passavamo le ore a vedere film a casa. Sono cresciuto in un contesto che celebrava la cultura e l’arte. Tutti e tre sono mezzi di comunicazione importantissimi per crescere come paese. Sono luoghi di aggregazione e confronto. Sono lo specchio di noi stessi.
Sono diventato anche più esigente e impaziente. Quando uno spettacolo o un film non mi piacciono, non mi faccio più problemi ad andarmene."

Sei un giovane attore, cosa pensi che il teatro possa e debba trasmettere ai giovani spettatori?
"Il teatro dovrebbe essere lo specchio e la lente d’ingrandimento dei tempi in cui viviamo. I giovani spettatori sono il futuro. Credo che il pubblico vada educato. Se il teatro si limita solo ad intrattenere è un’occasione persa. Per anni ho fatto matinée nelle scuole, portando autori come Williams, Miller, Shakespeare... Le tematiche che affrontano sono universali e ci insegnano molto. Ci portano a fare domande nuove. E solo tramite le domande si riesce a crescere."

Quali sono i tuoi progetti futuri? so che sarai protagonista sul grande schermo nel film “Quando corre Nuvolari” e in tv nel film “Il Confine” e nella serie tv "Tutto può succedere 2". Puoi anticiparci qualcosa?
“Quando corre Nuvolari” diretto da Tonino Zangardi uscirà nei cinema ad Aprile. Interpreto Achille Varzi, il migliore amico e rivale di Tazio Nuvolari. Il film racconta i retroscena poco conosciuti di queste leggende dello sport.
“Il Confine” diretto da Carlo Carlei è un film in due puntate sulla prima guerra mondiale. Per ricordare questo tragico capitolo della nostra storia abbiamo deciso di raccontare la vita di giovani ragazzi costretti ad andare a combattere al fronte. Tutti pensavano fosse una guerra lampo, mentre purtroppo sono morti milioni di ragazzi. Una generazione è stata spazzata via.
“Tutto può succedere 2” verrà mandato in onda ad aprile su Rai1. Purtroppo non posso dirvi molto, solo che interpreto Valerio un giovane pediatra.
Infine sto lavorando a uno spettacolo nella rassegna di Rodolfo di Giammarco “Trend”.

Maresa Palmacci 06/03/2017