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“Peccato fosse puttana”: intervista agli attori Tanganelli e Occhionero

Luca Tanganelli e Marina Occhionero sono due degli attori protagonisti di “Peccato fosse puttana”, saggio degli studenti del III anno del Corso di Recitazione dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, in collaborazione con il Corso di Costume del Centro Sperimentale di Cinematografia.Alle soglie del debutto, previsto per lunedì 8 febbraio presso il Teatro Studio Eleonora Duse di Roma, i due giovani allievi si confrontano e ci rivelano qualcosa in più riguardo alla loro esperienza.
Come descrivereste il vostro personaggio nell’opera Peccato fosse puttana di Ford?
M: “Il personaggio che interpreto è Annabella. E’ un personaggio in evoluzione, subisce un grande cambiamento nel corso dello spettacolo: all’inizio è molto giovane, una ragazzina, poi passa attraverso l’amore per il fratello, si sposa, viene umiliata. Alla fine del dramma quindi troviamo una Annabella molto cambiata, diventata donna matura, passata attraverso le esperienze più difficili. È sicuramente un grande personaggio, che cambia molto nel corso della messinscena e che ha un grande arco di sviluppo.”
L: “Io interpreto Giovanni, il fratello di Annabella. Giovanni è un ragazzo rivoluzionario, di grandi ideali e di grande cultura. Persegue la sua idea durante tutto lo spettacolo, la difende fino alla fine. Anche lui come la sorella avrà un grande cambiamento, verrà anch’egli travolto dagli avvenimenti che si susseguono nell’opera. Credo che emblematica della parabola della sua figura possa essere la frase l’onore detta legge all’amore, perché rappresenta il momento in cui alla fine si rende conto di trovarsi in una situazione di fronte alla quale è costretto ad arrendersi e ad abbandonare i suoi ideali a causa delle molteplici sfide e difficoltà che la vita impone.”

Come avete lavorato per entrare nel personaggio, in che modo lo avete declinato? E’ stato difficile?
M: “Il lavoro di personaggio è stato molto particolare, innanzitutto perché i personaggi sono divisi: ci sono sempre due attori che interpretano lo stesso personaggio. C’é stato poi un grandissimo lavoro sul testo: essendo un autore elisabettiano, Ford presenta un testo particolare, anche se la traduzione è moderna. Noi siamo rimasti focalizzati sull’azione, non abbiamo cercato di dare delle qualità particolari ma piuttosto ci siamo concentrati piuttosto sulle azioni in quanto tali, sulle dinamiche tra i personaggi.”
L. “L’unica cosa che mi sento di aggiungere è che trovandoci a lavorare insieme, prima della messinscena, sulle diverse scene e sui diversi rapporti dei personaggi, è stato bello prendere ciò che dava anche l’altro ragazzo che interpretava Giovanni. Valentino Villa poi ci ha aiutato molto a riportare queste parole, che a noi a volte sembrano forse indicibili e troppo grandi, a una naturalezza, ad una verità, ad una concretezza molto attuale.”

L’opera di Ford è un dramma di sangue, di crudeltà e di corruzione, ma al contempo è un testo che sviluppa aspetti comici (Bergetto e il suo servo Poggino, Annabella e la fantesca Puta), come nella più pura tradizione teatrale elisabettiana. Cosa ne pensate di questa commistione di generi?
M: “Secondo me è una scelta vincente. Purtroppo nella nostra messinscena ci sono stati dei tagli, per esigenze di adattamento dell’opera alla nostra classe: per esempio il personaggio di Bergetto non c’è. Nonostante questo, tale commistione ben presente anche nella nostra versione, pur mantenendo sempre il carattere di tragedia. Esistono infatti due “blocchi” di personaggi: Giovanni, Annabella e Puta da una parte e Soranzo e Ippolita dall’altra. Quando entra in scena Ippolita si percepisce un cambiamento di registro, si comprende che lì la drammaturgia è fortissima”.
L: “Esiste nell’opera un’ironia tragica. Abbiamo lavorato molto con Villa sulla concretezza delle cose di cui parliamo: il sangue, il corpo. Ci siamo soffermati sul senso di alcune parole ricorrenti nel testo, come cuore, strappare, estirpare, che vengono comunque trattate con grande ironia am anche con grande passione drammatica”

Rispetto alla geometria complessiva dei personaggi, la coppia formata da Giovanni e Annabella risulta forse quella connotata da un legame più autentico e “naturale” rispetto alle altre. Siete d’accordo?
M: “Molti critici hanno affermato che, nonostante quello tra i due fratelli sia un amore incestuoso e innaturale, alla fine è l’unica relazione pura dell’opera. Ci siamo molto interrogati, anche con Valentino Villa, rispetto a questo legame. Per esempio verso la fine della prima scena c’è uno scambio di battute tra i due amanti in cui finalmente dichiarano liberamente il loro amore: Ad esso però segue un silenzio, perché nessuno dei due sa più quello che ora deve fare e come deve comportarsi con questo sentimento che sconvolge completamente i loro apparenti equilibri. Resta quindi di fatto una storia d’amore nel peccato, nel vuoto. dietro la loro felicità apparente rimane un sentimento di lacerazione, di perdita, un velo di nulla. Il regista ha dunque preferito farci esplorare la complessità psicologica dei singoli personaggi, facendone emergere sfumature complesse, piuttosto che la loro relazione.”
L: “Trovo che sia meravigliosa l’impossibilità di questa storia d’amore. Infatti da un lato c’è la purezza di Annabella, che con un misto di curiosità e paura si getta in questa relazione, mentre dall’altro c’è Giovanni, forte della sua razionalità, che porta avanti le sue motivazioni con un tale ardore che riesce anche a convincere un frate della giustezza del suo sentimento. Si arriva infatti ad un punto in cui addirittura la religione potrebbe giustificare il loro amore. Ma alla fine anche lui deve arrendersi alla grandezza, all’incontrollabilità di questo rapporto, di un amore senza limiti e pertanto impossibile.”

Come è stato lavorare con Valentino Villa e Maurizio Millenotti? Quali sono state da parte del regista e capocostumista le indicazioni specifiche?
M: “Lavorare con Valentino Villa è stato molto interessante, è un grandissimo pedagogo dal metodo maieutico; è un regista che ti porta lentamente verso la scoperta degli aspetti più celati di un personaggio. Sa bene ciò che fa, ma non prende scorciatoie per farti comprendere i suoi intenti, come vuole che tu realizzi un determinato momento scenico. All’inizio è stato difficile, o meglio strano, perché abituati in modo diverso, con altri metodi, ma nel corso del lavoro ci siamo resi conto che il lavoro di recitazione fatto insieme a lui è stato uno dei più importanti per noi allievi.”
L: “Lavorare con Maurizio Millenotti è stato emozionante. L’arrivo alla Tirelli, o da Pompei per le scarpe, sono state esperienze nuove per tutti noi, che non dimenticheremo facilmente. E’ stato molto bello ammirarne il rigore, l’amore, la precisione nelle scelte. Naturalmente è completamente diverso per noi attori recitare con bustini, con le armi, con dei costumi d’epoca. In alcuni casi essi possono anche cambiare la prestazione, o dare l’imput per affrontare in un modo nuovo una scena. Sono quindi elementi fondamentali per la messinscena stessa, ed è molto stimolante vedere la cura e la passione con la quale vengono realizzati”

C’è un altro ruolo all’interno dell’opera che vi sarebbe piaciuto interpretare? Perché?
M:“A me piace molto Annabella. Naturalmente mi sarebbe piaciuto percorrere tutto il ruolo, ma anche così ho ritrovato molti lati positivi, poiché sei quasi obbligato a rimanere in connessione con quel personaggio anche se non lo stai effettivamente recitando. Il ruolo che mi appassiona di più quindi è proprio quello di Annabella, per il suo percorso evolutivo, per il suo sbocciare che è al contempo un appassire. E’ una donna forte, ma è anche distrutta dal dolore, dalle scelte della vita. Per un’attrice credo sia un ruolo molto interessante da affrontare.”
L:“Anche a me piace il personaggio di Giovanni e sono contento di averlo interpretato. Anche lui è un personaggio che cambia, che lotta con la razionalità e con la follia, con l’amore. Trovo però che quelli creati da Ford siano tutti dei personaggi interessanti, che portano avanti il loro percorso in modo chiaro. L’aspetto davvero importante per noi allievi dell’Accademia è stato poter osservare il cambiamento dei personaggi parallelamente al cambiamento degli attori, in un percorso sempre in evoluzione, intriso di contaminazioni differenti.”

Serena Antinucci
Giulia Zanichelli 08/02/2016

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