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Tra teatro e cinema: Recensito incontra l’attore Marco Brinzi

Marco Brinzi è un attore a 360 gradi, si divide tra il palcoscenico e il grande schermo, rivelando in ogni caso la sua forte passione per la recitazione, il suo talento, il suo impegno civile.
Attualmente è nelle sale con l’ultimo film dei Fratelli Taviani, “Una questione privata”, tratto dall’ omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, e in tournée con lo spettacolo “Quasi Grazia” sulla vita della scrittrice Grazia Deledda, interpretata da un’altra grande scrittrice come Michela Murgia, con la regia di Veronica Cruciani.
Inoltre, in questi giorni , l’attore si sta dedicando ad un altro importante progetto sull’antifascismo con il monologo “Autobiografia di un picchiatore fascista” ispirato al romanzo di Giulio Salierno, che andrà in scena al Teatro del Giglio di Lucca il 23 novembre, di cui cura anche la regia: un vero e proprio atto d’amore per riflettere sul passato e comprendere e analizzare il presente.
In questa intervista sulle pagine di Recensito, Marco Brinzi ci parla dei suoi attuali lavori, dei suoi impegni futuri, e racconta le tappe della sua brillante carriera, iniziata con una voce interiore a 15 anni e proseguita con importanti maestri ed esperienze, che siamo certi proseguirà con successo verso il raggiungimento di tutti i suoi sogni.

Come e quando hai capito che la recitazione sarebbe stata il tuo futuro?

“Per me è diventata sempre più vocazione, o meglio, un un’urgenza interna per esprimermi e raccontare storie emozionando, che è questo quello che mi muove. E spero che continui anche in futuro ad essere il mio mestiere...non si sa mai visti i tempi che corrono gli attori in questo paese! Nello specifico credo di averlo capito a 15 anni quando vidi Carlo Cecchi interpretare Finale di Partita con Valerio Binasco, una vocina dentro mi urlò : “ Ok Marco, se vuoi fare quella cosa lì falla ma impara da qualche parte a farla”.

Sei nel cast del film “Una questione privata” dei Fratelli Taviani. Qual è il tuo ruolo? Brinzi
“E’ un contadino delle langhe piemontesi (dove è ambientato il romanzo di Fenoglio) che vedendo dei camerati fascisti catturare Giorgio (Lorenzo Richelmy) corre ad annunciare a Milton, (interpretato da un grandissimo Marinelli) , ciò che ha visto.
Milton non gli crede e tra i due nasce un diverbio anche fisico.”

Com’e’ stato lavorare con i Taviani? Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
“Sono due mostri sacri. Accompagnati da una troupe che dava un clima di familiarità e di calore raro.
I Taviani, sono due miti della mia adolescenza, lavorare con loro che hanno una umiltà nell’approccio e nella direzione con gli attori è stato meraviglioso per me...
Temo che sia un modo di fare e intendere il cinema che stia scomparendo purtroppo.
Il mio era un ruolo secondario, ma sono arrivato sul set con una proposta fisica e sul dialetto (imparando il piemontese) rispetto al personaggio, questa proposta è stata accolta bene ed è stata approfondita con le indicazioni da parte loro.
Ecco, ci sente sin da subito protetti, come attori intendo, e resi parte attiva di un processo artistico più grande!”

Nella tua carriera c’ è soprattutto tanto teatro. Hai lavorato con grandi nomi del panorama teatrale. Qual è il maestro che ti ha trasmesso l’insegnamento più importante?
“Tutti mi hanno “donato” qualcosa, magari attraverso un processo pedagogico o attraverso le indicazioni per la messa in scena. Un incontro a cui devo molto rimane Massimo Castri, un maestro vero, che regalò a noi attori, dei momenti di ricerca e studio sul testo e sui personaggi di una profondità unica per la messa in scena del Così è se vi pare.
Poi vorrei citare Ronconi (il primo maestro e un genio assoluto ) la Senigallia, Korsunovas, Cristina Pezzoli, Veronica Cruciani... mi sembra di fare un testamento (ahahahah)...
comunque tutte persone, prima di essere viste nel loro ruolo di registi, a cui devo solo dire grazie per avermi passato molto è molto di più di quanto io potessi sognare a 15 anni.”

Sei in teatro con “Quasi Grazia”, spettacolo sulla vita della scrittrice Grazia Deledda, interpretata da un’altra scrittrice Michela Murgia. Tu invece dai corpo e voce al marito. Come ti sei calato in questo ruolo? Come hai costruito questo personaggio?
“È un uomo concreto, pragmatico, che ha dedicato la sua vita a sostegno dell’amore che provava per Grazia Deledda.
Per renderlo vivo nel mio immaginario, grazie al meraviglioso lavoro fatto da Veronica Cruciani che cura la regia, oltre a cercare una fisicità ed un dialetto (lombardo) mi sono posto questa domanda un giorno uscendo dalle prove“ Quanto si è disposti a fare, costruire nella vita in nome dell’Amore? Amare ed essere amati nel tempo.
Cerco di rispondere a questa domanda ogni sera che recito “Quasi Grazia”.”

Hai fatto cinema, teatro, ma anche TV, prendendo parte tra l'altro alla serie 1992. Dove ti senti più a tuo agio? Davanti la macchina da presa o sul palcoscenico?
“Eh...potendo tutti e tre! Managgia che domanda!!!
Un po’ come dire: “ preferiresti le lasagne o la pizza?” Ecco, potendo direi tutte e due no?
Sono dei linguaggi molto differenti dove l’attore può “giocare” tantissimo e proprio come attore penso che il primo gioco, il teatro, sia comunque quello dove l’attore sia messo più in discussione dovendo ogni sera ricreare e rendere vivo ciò che fa. Il cinema ha però un codice molto più stimolante per gli attori, dove è possibile fare emergere zone emotive più intime cosa che in teatro, anche per una mera questione tecnica, non ti sentono per dire, non si può fare. Affascinanti entrambi no? Per diversità.”

In questi giorni ti stai dedicando ad un progetto molto importante sull’antifascismo, portando in scena al Teatro del Giglio di Lucca “Autobiografia di un picchiatore fascista” tratto dal romanzo di Giulio Salierno. Com'è nato questo spettacolo?
“È nato dalla constatazione di ciò che succede nella cronaca quotidiana.
Un’ ondata di violenza neofascista che imperversa non solo in Italia ma a livello mondiale e non si vergogna di mostrarsi pubblicamente. Volevo provare a riflettere, insieme al pubblico, attraverso le parole di un ex fascista e capirne il messaggio una volta che lui si è redento dal suo passato.
Il fascismo non è il contrario di comunismo, come alcuni sostengono, ma è per principio ideologico il contrario di democrazia e libertà. Io sostengo queste ultime due e provo a farlo con il mio lavoro.

Visti i recenti fatti di cronaca credo che un tema del genere sia di forte attualità, e sia necessario riflettere sul passato per analizzare e comprendere il presente. Cosa speri possa arrivare al pubblico con questo spettacolo? Il teatro può e deve essere uno strumento di denuncia ed educazione per la società?
“Spero che il pubblico esca dalla sala e si faccia delle domande, che sia scosso da questa storia autobiografica di Salierno e che si chieda se è giusto avere riprendere un ideologia fascista oppure no. Il teatro è un atto d’amore e un atto politico, un incontro tra essere umani che cercano di capirsi attraverso un rito. Quindi serve eccome.”

Brinzi img.2In questo caso curi anche la regia. Hai mai pensato di dedicarti totalmente alla regia e alla scrittura di uno spettacolo?
“Preferisco essere diretto sinceramente. Fare l’attore...
Sono troppo severo sul mio lavoro.
Infatti su questo studio per il monologo sono partito da me, ma una volta che lo riprenderò (perché fortunatamente mi hanno già chiesto se lo voglio presentare in altre piazze) affido gioiosamente la regia a qualcuno altro...ne ho già parlato...basta che non si imponga come regista-dittatore visto il tema, ma no credo! “

Quali sono i registi teatrali o cinematografici con i quali ti piacerebbe collaborare?
“Declan Donellan direi, perché trovo i suoi lavori stupendi e Thomas Orstermeir tanto se si bisogna sognare tanto vale sparare in alto...nel cinema sogno ancora di dire tipo una battuta (anche fuori inquadrata) a due miti intaccabili per me: Gary Oldman o Daniel Day Lewis.”

Progetti futuri? Sara anche tra i protagonisti dell’Antigone di Tiezzi...
“Debutteremo al Teatro Argentina a febbraio con Antigone, poi la ripresa si Quasi Grazia in tournée (all’India di Roma a fine gennaio) e altre cose nuove e belle che non posso per adesso anticipare...spero nel 2018 di mettere in scena anche un monologo sul pianista Glenn Gould (sono anni che ci lavoro come studio adesso è il momento forse)!”

I tuoi sogni nel cassetto?
“Sogni nel cassetto...fare ancora esperienza nel cinema ( se ci sarà occasione) e poi...andare a vivere in Irlanda, tipo da vecchio però, a Galway più precisamente...magari debuttare in lingua Gaelica con lo spettacolo su Glenn Gould..se proprio devo aprire sto cassetto.”

Maresa Palmacci 21-11-2017