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"Castiglioni Film festival", quando un piccolo festival porta grande cultura. Intervista all’assessore Lachi

Anche a causa del calo del pubblico nelle sale cinematografiche, oggi i festival tendono a reinventarsi come punti di incontro di diverse arti, promuovendo una serie di eventi come a collezionare frecce al proprio arco e diventando come un grande pensiero, un grande progetto che ruota attorno al cinema. Così anche il Castiglioni Film Festival, che si svolge a Castiglion Fiorentino (Arezzo), in Toscana, tra il 28 e il 31 luglio 2022, alla sua ottava edizione. Nello specifico, è stata la collaborazione con Altra Scena, diretta da Rocchina Ceglia e Giancarlo Nicoletti (loro anche la direzione artistica del festival), realtà di promozione e organizzazione del panorama teatrale italiano, a dare un contributo importante alla rosa di ospiti e alla diversità delle manifestazioni in programma (compresa la stand-up comedy). “Non importa che sia una città, anche i piccoli centri possono ospitare manifestazioni di grande caratura” - commenta Massimiliano Lachi, assessore alla cultura del comune toscano e protagonista della nostra intervista.

Perché è importante per le istituzioni promuovere gli spettacoli dal vivo?
«Per noi è importante che il cinema venga conosciuto non solo come proiezione. Vorrei che i cittadini capissero cosa vuol dire fare cinema e non lo vedesse solo come prodotto finale. Non si conoscono le professionalità che sono e fanno il cinema, quali produttori, fotografi, attori e sceneggiatori. Il nostro festival, dunque, ha questa peculiarità: essere un canale di diretto per far avvicinare il cinema alle persone».

Perchéun festival di cinema?
«Il cinema ha la capacità di rappresentare in maniera plastica la nostra realtà, i fatti quotidiani e le vicende che ci attraversano: tutta la nostra storia. Le piccole e grandi verità vengono narrate dal cinema in maniera magistrale. Il modo più diretto per raccontare il nostro tempo e il passato, dunque, è proprio quello di offrire uno spettacolo cinematografico: non a caso esistono i generi».

In che modo un evento locale può essere socialmente utile a livello nazionale e internazionale?
«Diamo ai registi un palcoscenico unico, in un paesaggio bellissimo del nostro paese. Lo apprezzano tantissimo. Il passaparola è importante, dopo 8 anni di festival siamo riusciti a radicarci proprio grazie a esso: facciamo le cose fatte bene e curiamo gli ospiti. Anche la collaborazione con Altra scena è arrivata dopo un passaparola. Piace, inoltre, l’idea di raccontare la realtà attraverso i suoi interpreti cinematografici. Sono elementi semplici ma che messi insieme formano un bel progetto».

I direttori artistici sono Giancarlo Nicoletti e Rocchina Ceglia, responsabili di Altra Scena, dediti al cinema contemporaneo dalla vena realista, si vuole, dunque, usare il festival come strumento d’indagine della realtà?
«Si esatto. Con loro c’è una collaborazione che andava avanti da molto tempo e che si è concretizzata quest’anno con la loro direzione del festival. Dopo avergli proposto il lavoro erano entusiasti. Il nostro evento si svolge nel comune di Castiglion Fiorentino in provincia di Arezzo, patrocinato dalla regione Toscana e dalla Toscana Film Commissions: un comune piccolo, ma anche nei comuni piccoli si possono fare grandi progetti. Non è detto che le grandi idee possano maturare solo nei grandi centri. Possono nascere delle iniziative che hanno un contenuto culturale davvero di spessore. Il festival in 8 anni ha raccolto il consenso del mondo del cinema che classicamente è considerato molto distante, quasi impalpabile. Noi riusciamo ad intercettarlo».

Quanto c'è di "toscano"? Quali sono gli aspetti che lo collegano al territorio che lo ospita?
«Il nostro territorio e la nostra ospitalità: noi colleghiamo il cibo con il cinema. Gli stand gastronomici curano e dedicano i piatti ai singoli ospiti e al pubblico, in base alla loro storia e cultura. Per esempio, a Sergio Rubini abbiamo offerto le orecchiette; a Francesco Montanari i saltimbocca. Sono cose che possono sembrare banali ma in realtà sono accorgimenti apprezzati. Il cibo, dunque, è importante ma il vero protagonista rimane la bellezza del nostro territorio».

Che impatto ha avuto sul territorio in questi otto anni, gli obiettivi sono stati raggiunti?
«Si, si può sempre fare meglio ma è chiaro che questi ott anni ci soddisfano. C’è stato un percorso di crescita importante».

Quanto ha risentito della pandemia il festival?
«Relativamente. Nel 2020 siamo comunque riusciti a organizzarlo in presenza. È stato con noi Marco Tullio Giordana. Abbiamo risentito più del mal tempo essendo un festival all’aperto».

Ci saranno nomi importanti?
«Per ora annuncio Fabrizio Bentivoglio. Ce ne saranno tanti altri altri, forse verranno Castellitto, Colangeli e Montanini».

 Cosa si augura per questa edizione?
«Facciamo la presentazione alla Casa del cinema di Villa Borghese a Roma il 6 giugno, già questo è testimonianza dell’attenzione che ha questa manifestazione. Puntiamo in alto e pensiamo in grande. Abbiamo avuto il patrocinio di Regione Toscana. È un progetto della presidenza del consiglio dei ministri, per cui è un progetto che guarda lontano».

Elena Palazzi, Cristina Peretti 06/06/2022

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