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Beatrice Gattai racconta l'esordio di “Petrolio – Una storia a colori”: "sesso e disabilità sono un tabù di cui dovremmo parlare"

Fino al 24 marzo il teatro Cometa Off di Roma ospiterà Petrolio – Una storia a colori, di e con Beatrice Gattai, per la regia di Alessio Di Clemente. Il giorno dopo la prima ho parlato con Beatrice:

Ieri sera c'è stata la prima di Petrolio, uno spettacolo che hai scritto e interpretato. Raccontami le emozioni dell'esordio.

“Volevo mettere in scena Petrolio da almeno tre anni, c'è voluto un po' di tempo per trovare la squadra giusta e finalmente ci siamo riusciti. È stata un'emozione molto grande: tutta l'ansia che ho di solito prima di salire sul palco è stata sostituita da una sensazione diversa e completamente nuova, dovuta alla gratitudine e alla felicità di quello che stavo per fare.”

Petrolio è la tua prima esperienza come drammaturga: come ti sei avvicinata alla scrittura?

“Non avevo mai pensato di scrivere prima di approcciarmi a questa storia. Mi sono avvicinata alla scrittura attraverso le mie esperienze professionali e sopratutto grazie allo studio degli autori che amo: Tennessee Williams, Ibsen, Strindberg e i contemporanei come Shanley. Volevo cimentarmi in qualcosa di nuovo, raccontare una storia alla quale tengo molto. Il processo creativo è stato istintivo, ho scritto quasi di getto, e penso che gli anni di letture mi abbiano aiutato.”

Perché hai scelto questo titolo?

“Si chiama Petrolio, innanzitutto, perché è un nome che richiama il denaro: ogni cosa al giorno d'oggi è diventata un prodotto e ciò riflette alcune tematiche dello spettacolo. Mentre il sottotitolo Storia a Colori si riferisce alla ricchezza della vita interiore della protagonista, appassionata di pittura e disegno.

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Prima mi dicevi che Petrolio è un progetto che ha avuto una lunga gestazione. Parlami dell'esigenza che hai sentito nel voler raccontare questa storia a tutti i costi.

“Ho degli amici che hanno difficoltà a concepire un figlio, sento questa tematica molto vicino, poi il mio compagno ha lavorato diversi anni nella cooperativa Serena che si occupa di aiutare i ragazzi disabili. Ci siamo fatti quelle domande che si fanno tutte le coppie ad un certo punto della propria vita: come ci comporteremmo se avessimo difficoltà a concepire o se dovessimo avere un figlio disabile? Ecco, due dei temi di Petrolio riguardano il sesso e la disabilità. Sono un tabù per la nostra società, ma essendo dei problemi bisognerebbe parlarne. All'estero esistono gli assistenti sessuali, in Italia ancora no.”

E sull'utero in affitto?

“Anche in questo caso ci siamo posti delle domande. Sappiamo che negli ultimi anni c'è stato un crollo delle adozioni, mentre la medicina sta offrendo nuove soluzioni: l'utero in affitto, la donazione di ovuli o spermatozoi. Non voglio dare delle risposte o dire se sia giusto o sbagliato, credo però che dovremmo affrontare queste tematiche guardando entrambe le facce della medaglia. Ci sono delle questioni etiche di cui non si parla abbastanza, la più evidente riguarda lo squilibrio in termini di ricchezza tra chi offre questi trattamenti e chi li richiede.”

In che senso “Petrolio” è una storia d'amore ma non è una storia romantica?

“È una di quelle storie d'amore che molti vivono, nelle quali c'è tanta passione ma poco romanticismo. Non è una commedia romantica, quindi non bisogna aspettarsi il classico lieto fine.”

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È più difficile scrivere o recitare?

“Ah, bella domanda. Forse scrivere perché recito da quando ho sette anni e riesco a stare tranquilla, anche se le ansie in quanto attrice ci sono eccome. Invece se faccio un'intervista o mi trovo in ogni altra situazione in cui mi devo esporre senza avere le battute sottomano, non mi sento a mio agio come quando sto sul palco. Quindi direi che per me è più facile recitare, però è vero che la scrittura è molto intima e nella solitudine della propria stanza è più facile esprimersi.”

Cosa diresti a qualcuno poco incline a frequentare i teatri se dovessi convincerlo a venire a vedere il tuo spettacolo?

“Innanzitutto che il teatro fa bene. Poi punterei sui temi affrontati dallo spettacolo, specificando che non ho la presunzione di dare delle risposte. Ho inserito la mia opinione, certo, ma il testo serve soltanto ad aprire un dibattito.”

Alessandro Ottaviani – 20/03/2019

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