I sapori attivano sempre dei ricordi, delle emozioni che ci riportano in un luogo esplorato o da esplorare. Il sapore e l’odore del Pecorino di Carmasciano rimandano a dei luoghi incontaminati, con colline dorate e borghi di pochi abitanti ma soprattutto a un allevamento e a una produzione tradizionale. Stiamo parlando di una piccola zona della Valle D’Ansanto, in provincia di Avellino, e precisamente una contrada nell’agro dei comuni nei quali si realizza la produzione: Rocca San Felice, Guarda dei Lombardi, Villamaina, Torella dei Lombardi, Sant’Angelo dei Lombardi, Frigento e Morra de Sanctis. La denominazione della località deriva da Carmarsius, soldato d’epoca romana al quale fu assegnato l’appezzamento di terreno sul quale oggi si estende la contrada.
Il Pecorino di Carmasciano è un formaggio stagionato con scorza scura e pasta di colore giallo paglierino. Le proprietà organolettiche del prodotto sono attribuibili all’azione sinergica e concomitante di numerosi fattori ambientali: l’attività della microflora autoctona, che interviene nel corso della stagionatura, l’influenza sui pascoli di composti solfati, derivanti dalla presenza della Mefite, fenomeno di vulcanismo presente in queste zone, e la considerevole presenza di terpeni che caratterizzano il pascolo e influenzano positivamente l’aroma del latte ovino.
Giovedì 6 Agosto, all’ombra di un tiglio secolare che domina la piazzetta di Rocca San Felice, diventato insieme alla sua rocca medievale e al centro storico uno dei simboli del paese, si è tenuto un convegno organizzato dall’Associazione Culturale degli Archi a cui hanno preso parte il presidente del Consiglio Regionale Rosa D’Amelio, il deputato Massimo Fiorio e vicepresidente della XIII Commissione Agricoltura della Camera, il presidente dell’Ordine dei Veterinari di Avellino Vincenzo D’Amato e l’Onorevole Luigi Famiglietti promotore dell’ordine del giorno approvato nell’Aula di Montecitorio sulla tutela e la promozione del formaggio Carmasciano.
Gli interventi erano concordi sulla tutela del prodotto attraverso un disciplinare di produzione partendo dalla definizione del pascolo e della razze ovine impiegate per la produzione e di un brevetto che ne definisca l’iter produttivo. Sono necessarie delle deroghe rispetto alla normativa europea che consentano l’utilizzo di materiali tradizionali. Il processo di tutela del prodotto è cominciato dall’istituzione di un’Associazione “Produttori di Pecorino di Carmasciano”, successivamente è stato registrato il marchio e la prossima tappa sarà il marchio IGP, indicazione geografica protetta, a settembre i produttori incontreranno il Ministro dell’Agricoltura.
Salvatore Forgione, proprietario dell’Agriturismo Forgione e allevatore, che è ritornato nel suo paese e alla sua azienda a conduzione familiare, ci dice che è necessario per la produzione del Carmasciano un latte ovino crudo e particolari strumenti come contenitori di rame, al posto dell’acciaio e le fuscelle, delle forme di giunco. La produzione è molto limitata, sono solo quattro i caseifici autorizzati alla produzione(Forgione Carmela, D’Apolito di Moscillo Giuseppe, Flammia Rosa, Flammia Giuseppe) e ha bisogno di essere disciplinata proprio per evitare i frequenti tentativi di imitazione.
Il deputato Mario Fiorio, che ha concluso il dibattito, ha parlato dell’agricoltore e dell’allevatore come gli unici mestieri che fanno esperienza della ciclicità della natura e della vita, intuendone più degli altri il vero senso. Un’immagine quasi poetica per riscattare una professione che può offrire molte possibilità e dalla quale si può sviluppare un turismo legato agli itinerari del gusto.
Gerarda Pinto 18/08/2015