
Oranfrizer, azienda siciliana leader per la produzione di agrumi, propone un uso alternativo della frutta, portando nei punti vendita l’Orankitchen, un cooking show itinerante per imparare a cucinare con proprio con la frutta di stagione, ed in particolare con gli agrumi della Sicilia.
Lo chef Carmelo Chiaramonte coinvolgerà i consumatori con mini corsi di cucina d’autore.
La gente che andrà a fare la spesa potrà così scoprire come realizzare squisiti piatti con agrumi freschi, e conoscere meglio le caratteristiche e i molteplici pregi di questi frutti, ricchi di vitamina c e antocianine, capaci di stimolare contemporaneamente l’olfatto, il palato e la vista.
Gli agrumi sono dei toccasana perfetti in ogni occasione, a colazione, o dopo i pasti, e con questa iniziativa divengono anche dei veri e propri ingredienti.
Il succo, la polpa e perfino la buccia, saranno i protagonisti delle ricette a base d’arancia, limone e mandarino. Lo chef, cucinando ,racconterà che è l’origine a determinare il gusto e descriverà i territori di produzione della Sicilia che vanta tre denominazioni IGP e una DOP.
Non mancheranno poi anche particolari scambi gastronomici: il gusto degli agrumi della Sicilia, che si presta a insaporire antipasti, primi, secondi e appetizer, incontrerà i sapori tradizionali di altre regioni d’Italia.
Inoltre Oranfrizer realizzerà un vero e proprio ricettario, una guida all’Orangkitchen, che raccoglie i consigli di Carmelo Chiaramonte e di Ylli Dedej, entrambi chef di cucina d’autore, che verrà diffusa a partire da febbraio 2016.
L’amministratore dell’azienda, Nello Alba, spiega che nella guida saranno descritte anche le caratteristiche nutrizionali, estetiche e di gusto delle diverse varietà di agrumi siciliani, affinché possano essere più riconoscibili per i consumatori.
I ricettari verranno distribuiti nei punti vendita durante le tappe dell’Orangkitchen cosicchè i partecipanti possano continuare a cimentarsi a casa nella realizzazione di ricette agrumate.
Sarebbe infatti necessario, e salutare, consumare una porzione di frutta ben 5 volte al giorno e questa iniziativa è sicuramente fondamentale per orientare i consumatori verso abitudini alimentari più sane e creare un’occasione in più per integrare la frutta nella dieta quotidiana, in modo innovativo.
ECCO LE PRIME 8 TAPPE DELL’ORANKITCHEN
La partecipazione è libera e gratuita.
FIRENZE il 6/2 dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 16 alle 19 - Coop.fi in Via Enrico Forlanini 1, 50127 Firenze.
SESTO FIORENTINO il 7/2 dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 - Coop.fi in Via Petrosa 19, 50019 Sesto Fiorentino (FI).
FIRENZE il 13/2 dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 - Coop Centro Gavinana in Piazza Gino Bartali, 50126 Firenze.
EMPOLI il 14/2 dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 - Coop Centro Empoli in Via Raffaello Sanzio 199, EMPOLI (Firenze).
PRATO il 20/2 dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 - Coop di Parco Prato in Via delle Pleiadi 11- 13, Prato - Loc. San Giusto Uscita Prato Ovest della A11
CASCINA il 21/2 dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 - Ipercoop - Centro dei Borghi di Navacchio di Via Fosso Vecchio 457, Cascina (Pisa).
AREZZO il 27/2 dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 - Centro Setteponti in Viale Amendola 13, Loc.Tramarino, Arezzo.
FIRENZE Ponte a Greve il 28/2 dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 - Coop.fi in Viuzzo delle Case Nuove 9, int. 10, Loc. Ponte a Greve, Firenze.
Maresa Palmacci 08-02-2016

Regista, interprete e insegnate, Valentino Villa è il regista di “Peccato fosse puttana”, dramma di John Ford interpretato dagli allievi del terzo anno dell’ Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico, al debutto lunedì 8 febbraio a Roma presso il Teatro Studio “Eleonora Duse”.
Com’è nato questo progetto di collaborazione tra l’Accademia Silvio D’Amico e il Centro Sperimentale di Cinematografia?
“Inizialmente è partito con una proposta, una decisione presa con il Direttore dell’Accademia di lavorare insieme su questo testo, Peccato fosse puttana. Ad ogni modo c’era da tempo l’intenzione di lavorare insieme.”
Perché avete scelto questo testo di John Ford?
“Personalmente ho un grande interesse rispetto a Ford, sia istintivo che ragionato. All’interno di un’Accademia uno degli autori più studiati è sempre Shakespeare, ma a me sembra che in fondo in Ford ci sia uno Shakespeare snaturato, o che Shakespeare sia un autore della crisi in conseguenza della quale ci sia stata la fioritura di Ford.
Lo sguardo su Ford poteva essere quindi interessante, considerando anche il fatto che questo gruppo del III anno del corso di Recitazione lavorerà successivamente su Shakespeare, per il diploma.”
Data la possibilità di una seconda scelta per quanto riguarda la traduzione del titolo "Peccato che sia una sgualdrina", per quale motivo avete preferito questo, di impatto senza dubbio più forte?
“Anche in questo caso torna necessario un riferimento a Shakespeare: il problema della scelta di una traduzione è infatti enorme per quest’ultimo. Shakespeare ha una fioritura enorme di traduzioni, che ne rendono sempre complicata la selezione di una, mentre per Ford al contrario non ce ne sono molte. In Italia ad esempio la più recente è la traduzione di Nadia Fusini, del 1998 circa: la scelta della traduzione è stata quindi molto semplice. La Fusini inoltre, giovando di una certa libertà di scleta interpretativa, propone una traduzione pulita, priva di ridondanze, che si è rivelata molto utile per il tipo di lavoro che è stato fatto a livello propedeutico con i ragazzi.
Per quanto riguarda il titolo nello specifico, nella dedica di J. Ford lui stesso fa proprio riferimento o meglio quasi si scusa di un titolo così forte. Quindi la mia impressione è che nella traduzione del titolo di decenni fa, probabilmente esso è stato abbassato di livello per essere meglio accettato.”
Quanto è stata importante la messinscena del 2003 di Luca Ronconi (con il quale hai a lungo collaborato nella tua carriera), la cui riflessione si concentra sulla natura dei rapporti umani e sul gioco di coppie?
“Lo spettacolo di Ronconi è uno spettacolo che conosco, ne ho anche visto una delle due versioni famose. È un po’ difficile per me rispondere alla domanda in relazione a questo testo: mi sento continuamente influenzato da Ronconi, quindi c’è sicuramente qualcosa di Luca Ronconi in questa regia, ma forse più in generale in tutto il mio modo di fare e vivere il teatro.
D’altro canto, però, questo è stato soprattutto un lavoro didattico, con attori giovani, quindi è stato necessario un diverso approccio.”
Quanto invece il modello di Luchino Visconti (1961) è stato da te approfondito e preso in considerazione?
“Mi autodenuncio, dire che l’ho preso in considerazione sarebbe una bugia. Ne ho memoria grazie a Maurizio Millenotti, costumista della messinscena, che mi ha mostrato le foto di quell’allestimento mentre preparavamo il nostro. Quindi simbolicamente è entrato anche un po’ nel nostro lavoro, ma non è stato analizzato o approfondito.”
Serena Antinucci
Giulia Zanichelli 08/02/2016

«David Bowie è un visionario, un’araba fenice che si reincarna in continuazione e in continuazione ci stupisce». (Camilla Fascina)
Quella di Camilla Fascina è una voce soul con radici affondate nella letteratura. L’artista vicentina, che attualmente svolge un dottorato di ricerca in “Lingue e Letterature Angloamericane” all’Università di Verona, è però anche e soprattutto un’artista a tutto tondo. Canto, composizione, recitazione e danza sono infatti le sue vie espressive. Doti, queste, che ha saputo perfezionare nel tempo grazie all’insegnamento di grandi figure artistiche quali quella del magnifico Lindsay Kemp, già maestro in passato di Kate Bush e David Bowie. E ora, dopo diversi successi personali come il brano “Bambola” (vincitore del premio “iTunes & More Digital Store Festival 2013”) e la possibilità, da tre anni, di esibirsi in apertura a Morgan nel “David Bowie Bash” (un concerto tributo annuale dedicato alla grande rockstar inglese), Camilla ha recentemente inaugurato il 2016 con la cover “Time” di Bowie, personalmente riarrangiata in versione voce, pianoforte e violino. E per il video, non poteva mancare la partecipazione di Kemp, la quale oggi, dopo la recente scomparsa del Duca Bianco, suona come un ‘abbraccio’ che appunto il maestro Kemp ha voluto dare al suo vecchio allievo.
Noi di Recensito abbiamo avuto modo di parlare con l’artista vicentina e di lasciarci così raccontare l’origine di questo video, il suo rapporto con Kemp e con la musica di David Bowie.
Come è nata la tua collaborazione con Lindsay Kemp e come è stato lavorare con lui?
“Nel 2013, mentre mi aggiravo tra i corridoi dell’Università, nella pausa caffè tra una lezione e l’altra, vidi un manifesto che recitava «Lindsay Kemp a Verona per lo spettacolo danza “Perché sei tu?” tratto dal “Romeo & Juliet”». Mi incuriosì molto e subiti decisi che sarei andata a conoscere quel gran maestro. Così andai alle audizioni senza aspettarmi nulla eccetto l’onore di incontrarlo. Tuttavia poi finì che Lindsay mi scelse tra i sedici ballerini con cui avrebbe allestito lo spettacolo. Così passammo assieme a lui un intero mese, otto ore al giorno, e infine il 12 aprile 2013 andammo in scena. Ancora oggi mi sembra un sogno. Da quell’esperienza, poi, rimanemmo in contatto. Spesso capitava che gli inviassi la mia musica e i mei video finché quest’anno non ne scaturì una collaborazione, proprio per il video di “Time”.”
Perché infatti hai scelto proprio questa canzone?
“Time ha un grandissimo potenziale teatrale, che è emerso nell'appassionata interpretazione di Lindsay. E poi è sempre stata una delle mie preferite, per il testo, per i significati, per la carica vocale ed espressiva.”
“Time”, tra l’altro, è stata descritta come il perfetto esempio di brano burlesque-vamp. Sei d’accordo con questa definizione?
“Effettivamente l'interpretazione di Bowie era volutamente particolare e provocatoria. Nel live del 1973 all’ “Hammersmith Odeon Theatre” di Londra Bowie era pressoché nudo e adornato da un boa di piume, particolare che fa molto sorridere Lindsay. Inoltre, proprio in quel live, conosciuto anche come "The Retirement Gig", lui annunciò che quello sarebbe stato il suo ultimo concerto, intendendo con questo la morte del suo alter ego Ziggy Stardust, personaggio che lo stava assorbendo e travolgendo. Queste furono le sue parole: "This show will stay the longest in our memories, not just because it is the end of the tour but because it is the last show we'll ever do." Ora, la mia versione di “Time” è completamente diversa: ne ho fatto un pezzo più intimo sulle note di un violino che prende vita proprio grazie all’intensa, suggestiva e meravigliosa interpretazione di Lindsay. “
Sia il testo della canzone sia il vostro video raccontano dell’ineluttabilità del tempo e della futilità della vita. Nel video, in particolare, i ballerini, con le loro luci colorate addosso, simboleggiano la labilità del corpo umano che si crea e si dissolve nell’inesorabilità del tempo. Come si spiega, invece, l’intermezzo in cui danzi con Lindsay Kemp? E chi rappresenterebbe lui nel video?
“La danza è la dolcezza della vita, racchiude tutta la malinconia ma anche i momenti felici che ci è dato vivere, pur di fronte all'ineluttabilità del nostro destino.
Io avevo immaginato che Lindsay nel video avrebbe in qualche modo incarnato ‘il tempo’; invece, sulle note della canzone, egli ha finito poi per impersonificare la dimensione umana, il sentimento di tutti noi che il tempo lo viviamo. Lindsay perciò ci offre tutta la commozione, la trepidazione, la tristezza, le domande e le paure racchiuse nella nostra condizione umana. Il sentimento struggente della vita che finisce, della candela che si consuma. “
Kemp oltre a essere un ballerino e un coreografo è anche e soprattutto un mimo. Come ti accosti a quest’arte?
“L'espressività è importantissima per veicolare il significato di una canzone. Prima di studiare canto facevo parte di una compagnia teatrale. Per me, infatti, il teatro, il gesto e lo sguardo hanno sempre rappresentato elementi fondamentali per esprimere quello che abbiamo dentro. Poi è arrivato Lindsay e lì è stata la svolta perché ho visto come lui riesce ad esprimere ogni singolo sentimento con la potenza di uno sguardo e di un gesto. Senza le parole. Volevo assolutamente imparare quell'arte, per poi accostarla al canto.”
Risale a questo mese la presentazione del tuo primo EP “Camilla FascinaTed by Bowie”. Cos’è dunque che ti ha affascinata di Bowie?
“Per me David Bowie è stato una vera scoperta. Da qualche anno mi sono avvicinata pian piano al suo mondo e poco alla volta mi sono lasciata travolgere da questo mito che ha attraversato decenni di musica ed è ancora vibrante e proiettato nel futuro. Quello che mi attira e affascina di lui infatti è il genio, la creatività, la poliedricità, la natura iconica e camaleontica.
Così ho pensato che il tempo fosse maturo ora per questo mio primo EP che raccoglie 5 brani tratti da diversi album di Bowie. E devo dire che è andato bene: l’EP infatti è stato presentato l'anno scorso durante il mio opening act a Morgan per il “David Bowie Bash”, ed è stato poi menzionato sul sito ufficiale di David Bowie. “
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
“Ora sono in studio a registrare due EP con miei brani inediti, sia in italiano che in inglese. Ed entrambi saranno pronti a fine febbraio. Nel frattempo sto registrando anche un EP berlinese con due musicisti tedeschi, i “Fewjar”, che ho conosciuto lo scorso anno durante i sei mesi in cui ho vissuto a Berlino. Inoltre sono in partenza per Chicago dove trascorrerò cinque mesi per fare ricerca e per arricchire il mio bagaglio musicale di più spunti possibile.”
E per chiunque ora volesse ascoltare e ammirare il video di questa personalissima quanto toccante versione di “Time”, si rimanda a questo link: https://youtu.be/D7pHuGWFOyA
Camilla Giantomasso 07/02/2016.
Altri Articoli
Libro della settimana
-
Ayn Rand: torna nelle librerie lo storico pamphlet che ci spiega perché amare il capitalismo
Capitalismo è libertà? Secondo Ayn Rand, la risposta è un convintissimo sì, argomentato con una “collezione di saggi” – per usare la definizione della scrittrice…