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Al Chiostro del Bramante si svelano le inedite collezioni a firma dei rivoluzionari Maestri delle macchie

Fino al 4 settembre 2016, a pochi passi da Piazza Navona, il Chiostro del Bramante già di per sé un posto suggestivo da visitare, ospita “I MACCHIAIOLI. Le collezioni svelate” la mostra a cura di Francesca Dini, prodotta e organizzata da Dart-Chiostro del Bramante e Arthemisia Groupche.
Intorno al 1855, un gruppo di giovani pittori e intellettuali toscani e di altra provenienza, soliti incontrarsi al Caffè Michelangelo (là dove tutto è iniziato) a Firenze e profondamente coinvolti nella realtà del loro tempo, vuole rinnovare la cultura pittorica nazionale. Inizia così a prendere vita il movimento dei Macchiaioli.
I poeti delle macchie di colore si oppongono al Romanticismo, al Neoclassicismo così come al Purismo accademico. Sostengono che la forma non esiste e che l’immagine del vero è un contrasto di macchie e di chiaroscuro che si ottiene attraverso la tecnica dello specchio nero che permette di esaltare i contrasti chiaroscurali del dipinto.
Molti sono i mecenati che sostennero questi artisti e collezionarono le loro opere, come Cristiano Banti, Diego Martelli, Rinaldo Carnielo, Edoardo Bruno, Gustavo Sforni, Mario Galli, Enrico Checcucci, Camillo Giussani, Mario Borgiotti. Oggi per la prima volta vengono svelati al pubblico originali dipinti quali “La scolarina” di Giovanni Fattori, “Il rio a Riomaggiore” di Telemaco Signorini, “Carro e bovi nella Maremma toscana” di Giuseppe Abbati.
In collaborazione con la Galleria d’Arte moderna di Palazzo Pitti di Firenze, è stato realizzato un lungo percorso, articolato in nove sezioni ciascuna intitolata alla collezione di provenienza, che indaga i temi, contenuti, personaggi del movimento, con un andamento non cronologico.

Sezione I - La “galleria privata” di Cristiano Banti. I Macchiaioli allo specchio

Sezione II - Diego Martelli, tra macchiaioli e impressionisti. Una testimonianza d’arte e di vita

Sezione III - La Collezione di Rinaldo Carnielo

Sezione IV - Un imprenditore innamorato della bellezza: la collezione di Edoardo Bruno

Sezione V - Casa Sforni, le stanze delle meraviglie di un mecenate fiorentino

Sezione VI - Mario Galli, “il più acuto e raffinato intenditore dei Macchiaioli”

Sezione VII - Enrico Checcucci

Sezione VIII - Non solo Macchiaioli, la collezione di Camillo Giussani

Sezione IX - Per ricordare Mario Borgiotti e il suo “genio” per i Macchiaioli

Più di 110 opere danno vita a inediti accostamenti che evidenziano le molteplici sfaccettature di questa pittura che ha caricato la macchia di nuovi significati, rendendola uno strumento formale e concettuale per esprimere tensioni morali, civili e sociali.

Livia Filippi 14/04/2016

Vinitaly: molte le novità nell’anno del 50° anniversario

Fiera riservata agli operatori del settore, Vinitaly raggiunge il cinquantesimo anno di età. La manifestazione – che si svolgerà come di consueto a Verona, dal 10 al 13 aprile 2016 – è ormai un appuntamento fisso per colore che appartengono al settore vinicolo italiano e non solo, una delle più importanti vetrine internazionali per le aziende che si occupano di produzione enologica.
Il Salone Internazionale dei vini e dei distillati ha proposto da quest’anno una quattro giorni dedicata esclusivamente ai consumatori: dall’8 all’11 aprile, infatti, Vinitaly and the City ha fatto da preambolo all’apertura vera e propria, regalando ai cosiddetti “wine lovers” la possibilità di partecipare a una ricca serie di eventi, appuntamenti culturali e musicali che hanno fatto da sottofondo a numerose degustazioni, organizzate nel cuore storico di Verona, in collaborazione con il Comune e la Provincia.
Da Piazza dei Signori, dove è stato possibile degustare un’ampia selezione di vini italiani in abbinamento con specialità gastronomiche, alla Loggia di Fra Giocondo, che ha ospitato un fitto programma di attività culturali sul tema del vino; dal Mercato Vecchio, che ha proposto esibizioni e dj set di artisti di fama internazionale, ai padiglioni dell’Arsenale Austriaco, spazio interamente dedicato ai vini biologici. Con la formula “taste and visit”, è stato inoltre possibile partecipare alle interessanti visite guidate enogastronomiche che, tra racconti e assaggi di vini del Belpaese, hanno condotto i visitatori nei luoghi storici più conosciuti e nei ristoranti partner dell’iniziativa.
Sono stati dunque questi i “primi assaggi” di quello che sarà Vinitaly 2016, la cui apertura ufficiale è avvenuta il 10 Aprile alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “è un segno di grande attenzione verso quegli imprenditori che hanno avuto la capacità di costruire un settore diventato in 50 anni il vanto dell’Italia nel mondo, e verso i loro figli che oggi ne proseguono il lavoro con entusiasmo e preparazione, guardando al futuro con passione e fiducia”, ha commentato Maurizio Danese, presidente di Veronafiere, proprietario del marchio e organizzatore della rassegna. La tradizionale cena di Gala, che ha preceduto l’inaugurazione del Salone, è stata allestita all’interno dell’Arena di Verona, l’anfiteatro romano simbolo della città.
Primo Salone internazionale dei vini nato in Europa negli anni Sessanta, Vinitaly celebrerà quest’anno il suo passato ricco di successi ponendo però già le basi del lavoro futuro, all’insegna della mission “il wine business in fiera, il wine festival in città”. Novità importante della 50ª edizione, il nuovo Premio enologico internazionale 5 Star Wines è stato progettato con la finalità di essere leva reale di marketing per le aziende che vi prendono parte: una giuria internazionale, composta da esperti di specifiche aree produttive, valuterà i vini secondo specifiche modalità riconosciute dal mercato.
Molti cambiamenti anche dal punto di vista logistico e organizzativo. I titoli di accesso, offerti dalle aziende espositrici, diventano quest’anno nominativi ed elettronici e compare, tra i nuovi servizi, la possibilità dell’invito diretto da parte di Vinitaly degli operatori esteri segnalati dalle aziende, a titolo gratuito.
Per dare più spazio alle attività, è stato inoltre inaugurato l’ampliamento di 1.500 metri quadrati netti del padiglione 10. La chiusura serale viene invece anticipata di trenta minuti – nuovo orario 9.30-18.00 – con ingresso consentito ai visitatori dalla domenica al martedì fino alle 17.00 e il mercoledì fino alle 16.00.
L’importante traguardo della cinquantesima edizione vedrà oltre alle novità riguardanti l’organizzazione vera e propria, l’assegnazione di un importante riconoscimento ad Angelo Betti, inventore della manifestazione, e alle aziende che sin dalla prima edizione ne hanno condiviso il percorso.
Capo ufficio stampa e responsabile dei nuovi progetti di Veronafiere all’epoca della nascita di Vinitaly, a Betti viene da quest'anno intitolato il Premio “Benemeriti della Vitivinicoltura Italiana”, già Premio Cangrande, assegnato dal 1973 ai grandi interpreti del mondo enologico italiano. Alle ben 42 cantine presenti fin dal 1967, invece, viene attribuito un diploma per “50 Vinitaly insieme”.

Anastasia Griffini 10/04/2016

The Vanity Monsters: la libera accettazione della propria identità

Le persone diffidano delle proprie fragilità, preferiscono nasconderle o, a volte, reprimerle, convincendo se stessi di non averle mai conosciute. Jean Cocteau sosteneva che a forza di andare nel profondo delle cose, si rischia, prima o poi, di rimanerci, ma la sostanza del suo pensiero ammette la necessità di scavare nell’interiorità. La superficie è ingannevole, il nostro profondo è misteriosamente interessante. Lavorare su di sé significa ricercare la possibilità di entrare in contatto con la fragilità che appartiene all’essere umano. Si impara a conoscersi anche quando sembra difficile farlo. S’impara ad ascoltarsi, anche quando sembra di non avere gli strumenti adatti. È un lavoro, un impegno, un patto di lealtà con il sé profondo. Il percorso di consapevolezza e di costruzione della propria identità può avvenire in molti modi, uno di questi è attraverso il corpo, laddove la mente governa, libera e orienta i movimenti.
Lo spettacolo “The Vanity Monsters” è nato dal bisogno di sensibilizzare i giovani riguardo un tema molto importante, troppo spesso sottovalutato: l’accettazione di se stessi, del proprio corpo e della propria anima, spesso disorientata da stereotipi esterni stabiliti dalla società, per volontà di omologazione. La performance, prodotta dalla “Out Dance Project” e diretta da Cristina Pitrelli si è svolta al Teatro Palladium di Roma, il 7 aprile 2016, inaugurando il secondo appuntamento della rassegna “Aprile in danza”. La coreografa Pitrelli svolge un lavoro di ricerca, d’indagine conoscitiva delle “zone oscure” dei giovani. Li indirizza verso lo studio del movimento corporeo in rapporto allo spazio e al tempo e li aiuta affinché questo processo non implichi uno snaturamento della propria sensibilità o di un personale immaginario. Attraverso la danza, i corpi dei danzatori, sul palco, dialogano tra loro creando una sorta di luogo privilegiato, in cui manifestare apertamente la propria interiorità. Scelgono di comunicare attraverso il linguaggio del corpo, a volte basato sull’istinto primordiale, altre volte su un’energia vitale. Le cinque protagoniste, mediante l’utilizzo del peso e del contrappeso, della rottura dell’equilibrio e della caduta, dell’improvvisazione nel contatto e della paura della separazione dal corpo, trasformano la danza in un dialogo silenzioso con una realtà macchiata di paure. Le maschere dipinte sui loro volti, in ricordo del “Día de Muertos” (il “Giorno dei morti” nella cultura messicana), simboleggiano la liberazione dalle proprie angosce, in una sorta di rito apotropaico della modernità. Noi spettatori assistiamo a una sfilata di giovani corpi alla ricerca di un’identità precisa, assetati di una verità, eccitati e demoralizzati per la mancanza di un credo. Si muovono ascoltando le pulsioni interne, quelle primitive, aggressive, sensuali. Si cercano, si sfiorano, si osservano come se il corpo dell’altra rappresentasse il nuovo da scoprire. Disegnano linee sfalsate, disorientanti; destrutturano i loro movimenti su una scena colorata, circondata da palloncini gonfiabili. E quando, all’improvviso, una di loro correndo verso il proscenio, ci scruta, prima di scoppiarne uno con un ago, cogliamo lo smarrimento e la perdita di qualsiasi certezza.
Un tema difficile, che riguarda non soltanto il mondo dei giovani, ma anche quello degli adulti, viene trattato con leggerezza e per certi versi incoscienza. Sebbene la padronanza del corpo e l’espressività delle danzatrici non sia completamente matura in alcune di loro, è da ammirare l’intento di una giovane compagnia di portare sul palco un tema che riguarda da vicino il loro mondo e le sue criticità. “The Vanity Monsters” è una performance che vuole far riflettere, analizzando i fenomeni di costume della nostra eterogenea e contraddittoria società. Uno spettacolo sul senso della costruzione della propria identità.

Serena Antinucci 10/04/2016

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