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Microsoft Forum 2016: Intelligence of People, Products & Processes, la via per la trasformazione digitale delle aziende italiane

Il 19 aprile Microsoft Italia ha accolto oltre 2.000 aziende e partner italiani al Microsoft Forum per parlare di Digital Transformation come strategia di crescita. Il fil rouge dell’appuntamento in scena al MiCo FieraMilanoCity è stato infatti “Accelerate Your Business”, un’occasione per confrontarsi sulle frontiere dell’innovazione e per condividere le migliori esperienze con l’obiettivo di ispirare il percorso di digitalizzazione delle imprese italiane di ogni dimensione e settore.
Sul palco del Forum, l’Amministratore Delegato Carlo Purassanta ha illustrato la ricetta di Microsoft per la trasformazione digitale enunciando il nuovo concetto di IoP3 ovvero “Intelligence of People”, “Intelligence of Products” e "Intelligence of Processes”, una formula che sintetizza l’impegno di Microsoft per guidare le realtà italiane nel cogliere le opportunità offerte dall’ “Intelligence of Transformation” seguendo tre direttrici: valorizzando le persone e inaugurando nuove forme di collaborazione e modelli di lavoro; reinventando prodotti e servizi, arricchendoli di informazione, contenuti interattivi, risvolti social e connettività; ripensando i processi di business per ottimizzare la gestione degli asset aziendali grazie all’utilizzo strategico dei dati.
Inoltre per la prima volta in Italia è stato presentato un nuovo strumento destinato a rivoluzionare la produttività aziendale e il modo di lavorare insieme all’interno delle organizzazioni italiane: Surface Hub, nella duplice versione da 55 e 84 pollici per rispondere in modo flessibile a qualsiasi esigenza di spazio e alle specificità di ambienti professionali diversi. Surface Hub combina infatti la versatilità di un dispositivo Windows 10 connesso al Cloud, alla semplicità di un'interfaccia personalizzata creata per spazi condivisi. L’innovativo maxi display è pensato per facilitare la collaborazione grazie a un’interfaccia intuitiva e all’integrazione sinergica di Windows 10, Skype for Business, Office, OneNote e delle Windows App. Grazie a questo nuovo strumento, anche le aziende italiane di varie dimensioni e settori potranno condividere in modo semplice e immediato idee e informazioni e ottimizzare i flussi di lavoro, organizzando facilmente riunioni virtuali che garantiscano alle persone in sala o collegate da remoto lo stesso grado di interazione e coinvolgimento. Fin dalla schermata iniziale è facile aprire la lavagna, avviare una video conferenza o condividere contenuti e, attraverso le Universal Windows App, è possibile accedere in tempo reale a dati e strumenti di lavoro utili in riunione, riuscendo così ad ottimizzare i processi decisionali e a recuperare efficienza.
Al Microsoft Forum però hanno debuttato anche nuovi progetti che in egual misura incarnano la visione di Microsoft per la Digital Transformation. Durante la plenaria Paola Cavallero, Direttore Marketing & Operations di Microsoft Italia, si è infatti soffermata sull’esperienza di alcune importanti aziende italiane che puntando sulle nuove tecnologie hanno ottenuto un vantaggio competitivo reale. Tra queste, Costa Crociere, Fameccanica e Mapei.
Ad esempio Costa Crociere, importante azienda del Gruppo Carnival, attivo in Europa e Cina con 25 navi da crociera, 27.000 dipendenti e una base clienti di oltre 10 milioni di turisti all’anno, ha scelto di cogliere le opportunità offerte dagli attuali trend tecnologici del Cloud Computing, dei Big Data e dell’Internet of Things per valorizzare il proprio patrimonio informativo e ottenere insight utili a fini di business.
Fameccanica, azienda di Chieti leader nella progettazione, costruzione e vendita di macchinari per la produzione di prodotti igienici monouso che vanta oltre 120 clienti in tutto il mondo, si è contraddistinta fin dalla sua nascita, nel 1975, per la tecnologia all’avanguardia e per l’innovazione costante e in quest’ottica ha ora scelto di puntare sull’Internet of Things. Grazie alla collaborazione con Microsoft, Fameccanica ha dato vita al progetto “EasyLife”, un sistema connesso di monitoraggio dello stato di funzionamento dei macchinari basato sui servizi di Azure IoT Suite, attraverso cui è possibile collegare migliaia di sensori e sistemi parte degli impianti di Fameccanica al Cloud di Microsoft e consentire la visualizzazione di tali dati sul dashboard di Dynamics CRM Online fruibile via PC o su device mobili abilitando il controllo in tempo reale dei KPI.
Mapei, Gruppo Milanese leader nella produzione di adesivi e prodotti chimici per l’edilizia, ha scelto di adottare le soluzioni ERP e CRM di Microsoft Dynamics per ottimizzare la sinergia tra le diverse filiali.
Numerosi altri casi d’innovazione sono stati al centro della proposta formativa di Microsoft e dei propri Partner nel corso delle oltre 50 sessioni parallele che hanno animato il Forum, focalizzandosi su scenari, funzioni aziendali e mercati verticali diversi, oltre che sul nuovo sistema gestionale cloud Dynamics AX e sui device con Windows 10 Pro.

Krizia Ricupero 24/04/2016

Federica Fracassi ci racconta l’amore folle per Hitler in “Magda e lo spavento”

Per Federica Fracassi “Magda e lo spavento” rappresenta il culmine di un impegno attoriale lungo e complesso. Lo spettacolo, in scena al Teatro India dal 19 al 24 aprile, è l’ultima parte della trilogia “Innamorate dello spavento” scritta da Massimo Sgorbani, attraverso cui l’attrice ha avuto l’occasione di affrontare l’amore folle e incomprensibile di tre personaggi per Adolf Hitler. Dopo Blondi, pastore tedesco del fuhrer, ed Eva Braun, è ora la volta di Magda Goebbels, moglie del ministro della propaganda del Terzo Reich, che uccise i sui sei figli prima della liberazione di Berlino.

Perché ha scelto di interpretare “Innamorate dello spavento”?
“La decisione è maturata dall’incontro con Massimo Sgorbani, autore dei tre testi. Lui stimava il mio lavoro e quello del regista Renzo Martinelli, e noi stimavamo il suo. Così mi ha dato da leggere il primo di questi testi, “Blondi”, sul pastore tedesco di Hitler, e io me ne sono subito innamorata. Era scritto con un linguaggio veramente candido e puro, quello di un cane innamorato del suo padrone. Sgorbani era riuscito, non so come, a far parlare davvero un cane, senza psicologia ma con un ritmo, con un respiro, proprio da animale. Da qui è nata questa indagine intorno a queste figure che si sono uccise o hanno fatto una fine tragica perché innamorate di Hitler. Quello che volevamo venisse fuori non era tanto l’orrore del nazismo, che mi sembra abbastanza scontato, quanto piuttosto come sia facile entrare in un gorgo di male, un vortice, in cui queste donne sono completamente prese, anche se in modo diverso”.

Parliamo di una forma d’amore molto difficile da comprendere. Come cambia e in cosa differisce l’amore delle protagoniste dei tre spettacoli?
“Quello di Blondi è incondizionato e inconsapevole. Quello di Eva è un altro tipo di inconsapevolezza: a differenza del cane, è in parte cosciente di quello che accade, ma la sua razionalità è offuscata dal suo amore. Lei ragiona con il cuore, di pancia, come un’adolescente innamorata di una rock star che non vuole vedere, non vuole sapere, non vuole veramente confrontarsi con la realtà. Lei vive di immaginazione, di proiezioni. Non è un caso che Sgorbani abbia creato un doppio, con cui Eva si confronta, che è Rossella O’Hara, la protagonista di “Via col vento”. È come se Eva recitasse continuamente, immedesimandosi nell’eroina del suo film preferito. L’amore di Magda Goebbles, che portiamo ora in scena all’India, è un amore più razionale e ideologico, dotato di grande consapevolezza, ma anche qui la razionalità è scavalcata, questa volta dalla follia. Magda e Hitler, che in scena è interpretato da Milutin Dapcevic, sono a un livello di psicosi talmente alto che parlano continuamente di nazismo, alimentando la loro passione senza mai sfiorarsi, consumando il loro amore solo nell’ideologia, nel trasporto per il nazismo”.

Parlano di nazismo, è vero, ma sembrano in realtà discutere di tutt’altro.
“Sgorbani li fa parlare di cartoni animati di Walt Disney: anche qui c’è una rimozione continua della realtà, per cui non parliamo delle bombe, dello sterminio degli ebrei, ma riusciamo a riportare l’ideologia nazista e i discorsi sulla discriminazione raziale nella storia di Biancaneve e i sette nani o di Topolino. È come una fiaba nera, tanto che anche loro diventano quasi delle marionette, dei corpi sempre più rigidi, che perdono completamente il contatto con qualcosa di organico e di reale, come se vivessero in un’altra realtà. Un modo folle di dissertare che mantiene però una sua, pur tremenda, logica. Una follia manipolatoria, in cui le convinzioni personali hanno la capacità di creare un gruppo d’ascolto molto forte. Certo Hitler ha approfittato del vuoto politico della Germania del tempo, però poi le persone l’hanno seguito. È questa la cosa che mi spaventa di più e che mi apre delle domande: il fatto che il male sia lì a un passo, anche dentro di noi”.

Mi sembra, infatti, che analizzando l’amore di queste tre figure che lei ha affrontato si apra anche uno spiraglio alla comprensione della grande infatuazione collettiva avvenuta nei confronti del nazismo.
“Il loro amore è singolare ma può essere letto anche in un’ottica collettiva. Queste tre fasi dell’amore, quello animale, fisico, incondizionato, quello da eroina romantica, quello psicotico e razionale, sono facce di una stessa medaglia attraverso cui cercare di capire come queste emozioni abbiano preso gli animi di tanti, in maniera a volte anche superficiale. Ce ne accorgiamo oggi con facebook, dove tutti sono pronti a seguire l’opinione predominante senza essere veramente informati e consapevoli”.

Tra le tre donne della trilogia, Magda Goebbels è forse quella più difficile da comprendere e con cui trovare dei punti di contatto, anche alla luce del terribile gesto finale verso i figli. Come ha lavorato per avvicinarsi al personaggio?
“Il mio non è stato un lavoro filologico, ho cercato di non farmi troppe domande psicologiche, né di studiare troppo le protagoniste della trilogia. Sono voluta partire da me, cercare quei contatti, seppur minimi, con i personaggi. Sfumature, certo, qualche meccanismo che posso riconoscere. Molto importante è stata la componete fisica: il nostro approccio, mio e del regista Martinelli, è molto esteriore, da fuori a dentro, più che da dentro a fuori. Per Eva Braun ho guardato le sue immagini e i filmini fatti a Berchtesgaden. Anche per Madga sono partita dal suo ritratto, che mi ha fatto pensare subito a una certa rigidità. Forse non era vera, non possiamo saperlo, ma mi sembra che una donna che metta al mondo sei figli e poi scelga di ucciderli debba per forza essere capace di una scissione netta, di una rimozione forte, che ho voluto rendere appunto con una rigidità fisica, quasi da burattino”.

Dopo due monologhi si trova ora a dividere il palco con un altro attore, Milutin Dapcevic, che per la prima volta da consistenza corporea al depositario dell’amore delle protagoniste, cioè Adolf Hitler.
“È stato molto bello. Milutin è un attore che io stimo moltissimo, lo conosco da vent’anni e ho già lavorato tre volte con lui, abbiamo un’intesa molto forte in scena. Questa intimità è importante perché ti permette di lavorare a un livello superiore fin dal momento delle prove. Al di là di questo, anche ritmicamente è importante avere due voci, due corpi che interagiscono tra di loro e con la musica di Fabio Cinicola, fatta con strumenti giocattolo, che diviene quasi una terza voce, essendo eseguita dal vivo”.

È stato difficile lavorare su una drammaturgia che si è sviluppata su tempi così lunghi (“Blondi”, primo capitolo trilogia, è andato in scena nel 2012, “Eva” nel 2013 n.d.r.), o questa caratterista ha portato qualcosa in più allo spettacolo e alla sua evoluzione?
“Secondo me è stato un arricchimento. I tre spettacoli sono certamente speculari, pieni di collegamenti e di rimandi, ma al tempo stesso hanno dei linguaggi molto differenti, le regie sono molto diverse, nonostante siamo firmate sempre da Martinelli, e anche il mio approccio recitativo e molto diverso. È stata per me una grande prova, perché mi sono trovata a lavorare su un unico tema potendolo analizzare da più punti di vista, realizzando tre spettacoli autonomi in cui mi sono buttata a capofitto. È un progetto a cui sono molto affezionata e che mi ha dato tanto”.

Gianluca De Santis 23/04/2016

Per approfondimenti sullo spettacolo: https://www.recensito.net/index.php?option=com_k2&view=item&id=14742:esercizi-di-stile-visioni-a-confronto-su-magda-e-lo-spavento&Itemid=121 

Massimo Sgorbani: il cortocircuito tra Hitler e Walt Disney  di “Magda e lo spavento”

Con “Innamorate dello spavento” si è addentrato nei meandri della psiche di tre personaggi femminili innamorati dello stesso uomo, un uomo che è divenuto l'emblema del male storico assoluto: Adolf Hitler. Massimo Sgorbani, autore della trilogia, drammaturgo e sceneggiatore teatrale, ci ha raccontato la genesi e le ispirazioni di “Magda e lo spavento”, ultimo capitolo dopo “Blondi” e “Eva (1912-1945)”, in scena al Teatro India fino al 24 aprile. Il dialogo serrato e paradossale tra Magda Goebbels (interpretata da Federica Fracassi) e il Führer (Milutin Dapcevic), manichini cigolanti che discutono di topi e cartoni animati all'interno di un bunker che è già tomba, diviene uno spettacolo che riesce a raccontare la Storia pur trascendendola. In un modo forse ancora più atroce, agghiacciante.

“Innamorate dello spavento” è una trilogia legata dal filo rosso dell'amore per un personaggio, Hitler, emblema di tutto ciò che di negativo ha prodotto la storia. Qual è stata l'ispirazione?
“Stavo leggendo un libro su Hitler in cui compariva spesso la figura del suo cane, Blondi. Da lì mi è venuta l'idea di raccontare questo personaggio dal punto di vista di un cane, di un animale che, per sua natura, è fedele e devoto al padrone. Fedele e devoto, in questo caso, al peggiore degli uomini del secolo scorso. Se normalmente ogni cane è disposto a dare la vita per salvare quella del proprio padrone, qui è Hitler ad uccidere Blondi per testare la fiala di cianuro con cui lui stesso, qualche giorno dopo, si sarebbe tolto la vita. Si tratta proprio di un rapporto d'amore paradossale e doppiamente “pervertito”: il padrone toglie la vita al cane per far sì che lui stesso si uccida”.

“Blondi” è il primo testo della trilogia e all'inizio doveva essere l'unico. Com'è che poi hai deciso di scrivere altri due “capitoli”?
“Oltre a Blondi, le donne che hanno amato Hitler sono state tante. Mi sembrava interessante raccontare tre sguardi diversi, ma ugualmente innamorati, sul Führer. Per quanto riguarda “Magda e lo spavento”, in realtà all'inizio non volevo che venisse messo in scena il personaggio di Hitler, credevo fosse una figura irrappresentabile. Poi però, parlando al telefono con Renzo Martinelli (regista dello spettacolo, ndr), ho buttato lì, quasi fosse una battuta, l'idea di rappresentare Hitler parlando paradossalmente di tutt'altro, di Topolino e Paperino, ad esempio. È nata così l'ultima tappa della trilogia”.

Appunto in “Magda e lo spavento” si crea una sorta di cortocircuito tra la Storia e l'immaginario dei fumetti e dei cartoni animati, da Biancaneve e i sette nani a Mickey Mouse. Qual è l'obiettivo di cercare di interpretare il male assoluto secondo l'ermeneutica dei fumetti?
“Intanto c'è un motivo reale: l'attrazione che Hitler aveva per Disney. Un'attrazione che derivava, secondo me, non tanto dal fatto che fosse un bambinone – come hanno sostenuto in tanti – ma dal fatto che avesse intuito la grande potenza comunicativa del linguaggio dei cartoni animati. Essendo un linguaggio semplice, semplificato, molto puntato sui sentimenti, era molto efficace per la propaganda. Tanto che, a un certo punto, il Führer commissionò un cartone animato in perfetto stile disneyano per la promozione dell'acquisto della radio. Il video mostrava le radio personificate, in marcia per le campagne tedesche, e al loro passaggio i contadini al lavoro diventavano improvvisamente felici e sorridenti. Ecco, io credo che fosse questo l'interesse di Hitler verso i cartoni animati: averne intuito la forza propagandistica”.

E al di là del dato storico?
“Oltre a questo, ciò mi interessava sottolineare era la rimozione della storia che attuano Magda Goebbels e Hitler. È ciò che avviene in “Nodo alla gola” di Alfred Hitchcock: in un salotto c'è un cadavere messo in una cassapanca, attorno si svolge un cocktail party e la gente incurante parla di tutt'altro. Nello stesso modo paradossale Magda e Hitler “defenestrano” la storia, parlano di cartoni animati, fanno finta che nulla, fuori dal bunker, stia accadendo. Ma il rimosso torna e la fine dello spettacolo è proprio un fare i conti con questo ritorno”.

Nei discorsi di Magda e Hitler ricorre quasi un'attrazione per la “bellezza della morte”, e in generale la tua drammaturgia è incentrata su personaggi legati a stretto giro con esperienze estreme.
“Penso che la morte sia uno di quei temi in qualche modo ineludibili. Nel caso di Hitler il discorso è legato a certi concetti e a certe espressione linguistiche legate alla destra di quegli anni. Anche in Italia: si pensi all'esortazione fascista di andare “a cercar la bella morte”. C'è poi da considerare tutta la morìa di donne intorno ad Hitler: quasi tutte si suicidano. Si suicida sua nipote, Geli Raubal, che si dice fosse la sua amante. Eva Brown si toglie la vita nel bunker insieme al marito, ma aveva già tentato il suicidio due volte. È come se ci fosse una sorta di frenesia, di vertigine, che spinge ad andare incontro alla morte. Nel caso di “Magda e lo spavento” il destino ultimo incombe sui personaggi a partire dall'ambientazione: il bunker in cui si trovano è già una tomba”.

Il fanatismo sembra essere un tema ricorrente nelle tue opere, declinato in forme diverse: c'è il condannato a morte obeso ossessionato dal cibo (in “Angelo della gravità”), il fanatismo religioso di Wafa Idris, prima martire palestinese (in “Causa di beatificazione”), il fanatismo ideologico-politico di Magda Goebbels... Cosa la affascina, dal punto di vista drammaturgico e autoriale, di questo tema?
“Credo che le cose estreme ci servano per raccontare la normalità. C'è sempre una relazione tra ciò che appare estremo e quel che l'ha prodotto e che viene spesso ignorato. Si approfitta della presenza del “mostro” per coprire e censurare ciò che l'ha generato. Così il caso estremo diventa la cartina di tornasole di una serie di situazioni meno estreme ma altrettanto preoccupanti”.

A proposito dei tuoi monologhi hai scritto che quello che ti interessa è quando riesce ad attualizzare il passato, a trasfigurarlo e a farlo rivivere nel presente. Ma anche nel caso di “Magda e lo spavento”, che è un dialogo, si potrebbe affermare la stessa cosa. Cos'è che di quel passato, di quella storia atroce, ti interessa far rivivere nel presente?
“Non credo che sia compito del teatro far rivivere la storia, quello devono farlo i manuali , o i libri. Quello che fa il teatro, e che tento di fare io personalmente, è un'operazione diversa: sulla base delle informazioni storiche assodate, “togliere” dalla scena, anziché “mettere”. Togliere dalla scena e tentare di creare dei cortocircuiti in cui smontando dei pezzi, alterandoli, gli si ridà vita rispetto al presente e non al passato. In questo caso l'operazione funziona contaminando Walt Disney con il pensiero nazista. È proprio un'operazione sperimentale: trovare una formula che riesca a parlare della storia pur trascendendola. E quello che mi hanno detto in molti è stato che questo spettacolo riesce a rendere l'orrore del nazismo molto più di altri che magari lo affrontano più direttamente”.

Dopo “Innamorate dello spavento” è passato a sondare i meandri di una personalità maschile come Truman Capote. Quali sono le differenze nel tuo approccio alla scrittura dei personaggi maschili rispetto a quelli femminili?
“Ho sempre preferito i personaggi femminili, ma non ti so spiegare perché. Gli uomini di cui ho scritto sono sempre figure contraddittorie, irrisolte, laddove le donne sono probabilmente più risolte nella loro femminilità, pur andando incontro a un destino tragico. Sicuramente c'è una prevalenza di donne nei miei testi, poi però dipende anche dai periodi. Ultimamente ho scritto un testo che porta in scena quattordici attori, che per un autore che scrive monologhi era una cosa impensabile. Non so cosa scriverò in futuro, magari proseguirò su quella strada”.

Marta Gentilucci 22/04/2016

Per approfondimenti sullo spettacolo: https://www.recensito.net/index.php?option=com_k2&view=item&id=14742:esercizi-di-stile-visioni-a-confronto-su-magda-e-lo-spavento&Itemid=121

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