Tanti gli appuntamenti che nei prossimi giorni si susseguiranno al Teatro Palladium, spaziando dal teatro al cinema. Giovedì 22 novembre sarà la volta di “Ora zero” di e con Marco Damilano, per la regia di Antonio Sofi. Un percorso di parole, immagini, video per raccontare la figura di Aldo Moro e cosa sia successo nei decenni successivi, senza di lui e senza la politica: un’eterna ora zero.
Damilano, giornalista e direttore de l’Espresso, autore di “Un atomo di verità. Aldo Moro e la fine della politica in Italia” (Feltrinelli 2018), è affiancato in scena dall’attore Emanuele Caiati - nipote di Moro, figlio di Agnese - che leggerà brani dalle lettere, gli scritti e i discorsi dello statista.
Il sequestro di Aldo Moro – compiuto dalle Brigate Rosse il 16 marzo e il cui corpo senza vita fu ritrovato il 9 maggio 1978, dopo 55 giorni di prigionia – ha contrassegnato la fine di una generazione, la sua morte, il tramonto della Repubblica.
“Datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di verità e io sarò perdente”: è una delle frasi più emblematiche di Moro che ben rappresenta cosa ha perso l’Italia con la sua morte.
Il weekend è invece dedicato al teatro con “Una bestia sulla luna”, una produzione CTB Centro Teatrale Bresciano e Fondazione Teatro Due Parma portato in scena con la regia di Andrea Chiodi. E’ il testo più famoso di Richard Kalinoski, pluripremiato drammaturgo e regista residente all’Università del Wisconsin Oshkosh, messo in scena in tutto il mondo e vincitore di cinque Molières in Francia. Un’intensa riflessione sul genocidio armeno, di esilio e di rifugiati, sul filo del dolore del passato e la speranza di un futuro da costruire.
Aram Tomasian è sopravvissuto al massacro di tutti i membri della sua famiglia. Rimasto orfano, vuole continuare la sua discendenza in America, ricostruirsi una famiglia. Sposa per procura una giovane Armena, Seta, dando vita a una storia d’amore difficile, in bilico tra conflitti e silenzi, tradizione e voglia di cambiamento, dolore del passato e speranze per il futuro. La storia di Aram e Seta è narrata come un ricordo attraverso le parole del loro figlio adottivo che, settantenne, racconta la sua vicenda e quella dei genitori, inevitabilmente legate alla storia tragica del genocidio Armeno.
“E’ stata l’occasione di poter riaprire una ferita della storia, riparlarne, riscoprire che cosa è accaduto - racconta il regista Andrea Chiodi - tutto attraverso una relazione tra un uomo e una donna, una relazione che nasce dal dolore, una relazione che forse non sarebbe dovuta nascere, ma che nella sua genesi porta il desiderio di conservare una storia e una tradizione che si stava cercando di eliminare: quella Armena. Ecco allora che un amore costruito per procura può invece dar vita ad una speciale famiglia e parlarci di salvezza e amore per l’altro”.
Maresa Palmacci 22-11-201