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«Il teatro è la poesia che sale dal libro e si fa umana. E quando ha finito, parla e urla, piange e si dispera. Il teatro ha bisogno dei personaggi che compaiono sulla scena per indossare un abito da poesia e allo stesso tempo mostrare le proprie ossa, il proprio sangue ... ». È solito sentir parlare di Federico Garcia Lorca in rapporto alla poesia con il rischio di tralasciare tutta una produzione che l’ha visto coinvolto, non senza una certa militanza, anche nella musica, pittura e teatro, appunto. È con uno dei suoi drammi più noti che si torna a parlare di teorizzazione del libero amore, della libertà non in senso lato, dell’amore e della morte quali epigoni nell’ampia visione storica delle loro rappresentazioni. Argomenti sviscerati nella sintesi della sua poesia. 

Glissando sulla trama, La casa di Bernarda Alba, dramma amoroso e familiare del 1936, ha fatto storia con tutti i suoi snodi drammatici, le implicazioni storiche, teologiche, sociali e psicologiche usando la rappresentazione come barometro esistenziale e sentimentale. Ieri come oggi, più o meno, lo ritroviamo nell’adattamento e nella regia di Giuseppe Venetucci al Teatro Belli di Roma, nella pittoresca cornice del quartiere Trastevere e con una compagnia tutta al femminile. Tra le interpreti Dorotea Aslanidis, Maria Cristina Maccà, Evelina Nazzari, Ludovica Alvazzi Del Frate, Giulia Guastella, Valentina Marziali, Francesca Buttarazzi e Nunzia Greco. La guida morale, l’investitura di Bernarda, relega le figlie alla stregua di un corpus bruciante e tormentato dall’amore, all’immobilità di anime in opposizione tra autorità e desiderio inquieto di un sentimento impossibile. Non è un caso che la famiglia nel suo schieramento scenico rimandi alla memoria di quelle celebri rappresentazioni dei cortei di Teodora e Giustiniano dove, al posto di bacini d’oro e calici dorati tempestati di gemme preziose, la genitrice impugna un bastone quale vessillo dellistituzione familiare o scettro del potere auto-conferitosi tenendo le sue figlie intorno a sé quale rinforzo umano, cordone ombelicale mai reciso, ennesimo “orpello vitale” di qualsiasi istituzione. Il lutto per la morte del secondo marito di Bernalda Alba si fa prigione e definizione di una gerarchia ancora più stringente per le libertà individuali. Regia, attrici e tecnici della compagnia hanno raccontato le particolarità della sensibilità e cura con cui Lorca approcciava a costumi e situazioni. L’emiciclo familiare si fa abside di un familismo amorale animato da dolore e passione, entusiasmo e disperazione, gioia intensa e desiderio di morte. L’amore è poesia, casa di quella sintesi di autodistruzione imposta dall’ostacolo dell’istituzione morale e gerarchica. 

Anche alla luce dell’adattamento di Venetucci, quanto il destino di ognuno di noi si sveli cammin facendo? Le vie della salvezza, specie al momento della scoperta dell’amore, sono difficilmente tracciabili, impongono delle scelte e se percorse svelano esperienze liberatorie e fatali quali il libero amore, il ricorso ad un immaginario che spesso si confonde con il passato e il presente o la salvaguardia della purezza dell’infanzia. È nella poesia Noche del amor insomne che si intercetta più di un parallelo con la vicenda de La casa di Bernalda Alba

Y el sol entró por el balcón cerrado 

y el coral de la vida abrió su rama 

sobre mi corazón amortajado.

E il sole entrò per la chiusa veranda

e aprì i rami il corallo della vita

sopra il mio cuore in un sudario avvolto.

Si noti in chiusura il sonetto appena riproposto. Il doppio risvolto di cui sopra, riguardo le vie della salvezza, esplicite o implicite nel poeta di Fuente Vaqueros, vedono le criticità a cui l’amore è esposto - qui Pepe el Romano ne è la massima personificazione, fonte di speranza e di contrasto, amore e morte. Adela, la più giovane, piace a Pepe il Romano, che però, per interesse, corteggia Angustias. Maddalena manifesta la sua invidia con maligne insinuazioni, mentre Martirio sembra aver rinunciato allamore; solo Amelia rivela umanità e comprensione. Il finale confermerà il dilemma. La vicenda del dramma non è solo vicenda privata, ma anche storia di ogni individuale e penoso processo interiore che porta alla consapevolezza di una realtà sociale che neanche l’istituzione, che se ne fa portavoce e tutrice, riesce ad assorbire del tutto consumandosi nella guerra tra ruolo ed istinto. Qui l’amoroso desiderio si innalza a leggenda personale di una vita irreale e sognata, ricordo di emozioni molto simili e che si vorrebbe ricreare e riprovare attraverso l’immaginazione e la fantasia. Ma molto è ormai dissipato, così tanto da sembrarci quasi impossibile da raggiungere incapaci della semplicità e profondità di certi istanti, forse irripetibili; l'età poi attutisce o almeno rallenta alcune vibrazioni dell’animo, non parliamo di un certo potere che tutto inaridisce.

Lorenzo Fedele

Sarebbe meglio non essere nati qui

La casa di Bernarda Alba di García Lorca, come tutti i drammi in zone rurali considerate arretrate, è un testo che può essere ancora attuale per mostrare le gabbie familiari e le costrizioni sociali che pesano come macigni nella vita delle persone. 

Giuseppe Venetucci e le attrici da lui dirette portano in scena unopera tesa per intreccio, dialoghi e relazioni ed anche se la drammaticità degli eventi scorre inizialmente sottotraccia, si intuisce il crescente disagio dei personaggi posti nella società in cui dovrebbero, per testo, vivere: una madre appena diventata vedova tenta di tenere a bada, con gli aiuti di una governante che fa il buono ed il cattivo tempo, gli istinti giovanili delle figlie in un paese moralista, bigotto e pettegolo. Lambientazione nella Spagna rurale è suggerita solamente dai nomi, lambiente è in realtà aleatorio: se fosse stato ambientato nella campagna italiana o in un qualsiasi altro villaggio di una qualsiasi altra nazione sarebbe cambiato poco o nulla.

La chiarezza della narrazione attraverso delle recitazioni impeccabili - una nota di merito è da indirizzare sicuramente alle interpreti di donna Bernarda Alba (Dorotea Aslanidis) e della figlia più piccola Adela (Francesca Buttarazzi) - si appanna in alcuni punti specifici. Il testo presenta dei momenti di mancanza di ritmo quando si tratta di dover raccontare i retroscena familiari di alcuni personaggi. Questo punto è rappresentato dalla scelta infelice dello spiegone” che facilmente fa perdere il filo e la buona disposizione del pubblico nei confronti del dramma. Lalbero genealogico stampato alla fine di varie edizioni, forse tutte, di Cime Tempestose insegna la pesantezza di queste scelte narrative. 

Così come sembra risultare un po' troppo didascalico lutilizzo di luci colorate proiettate sulla scena per accattivarsi i sentimenti dello spettatore, allo stesso tempo la scenografia, molto spoglia in verità, sembra soffrire gli spazi ristretti del palcoscenico: il finale tragico perde parte del proprio pathos emotivo per via delle veloci e dunque confuse sovrapposizioni di eventi.

Il disprezzo per il corpo e per le passioni traslato in meccanismo di controllo delle vite tramite i vincoli familiari viene avversato dalla gioventù, in questo caso genericamente femminile”, con la sua vitalità che sboccia un ambiente misogino, talmente tanto da divenire misandrico e dunque misantropo e nichilista, fino allautodistruzione: nessuno si può salvare, ciascuno, in particolare le donne, è condannato alla propria vita regolata dalle convenzioni e dalla propria posizione sociale, che sia di comando nei confronti di altre donne o di subordinazione allautorità di turno. Se ci si vuole autodeterminare, è preferibile morire o, ancora meglio, non essere mai nati. 

Fortunato Francia

01/06/2023

Debutta il 16 novembre, in prima nazionale, nell’ambito della diciassettesima edizione di Trend - nuove frontiere della scena britannica a cura di Rodolfo di Giammarco lo spettacolo All the things i lied about della drammaturga inglese Katie Bonna per la regia di Alessandro Tedeschi con in scena Elisa Benedetta Marinoni. Lo spettacolo è stato finalista agli OFFIES 2018 (premi del teatro indipendente inglese).

Attila, titolo dello spettacolo in italiano, è un monologo che si muove tra commedia e dramma, fortemente contemporaneo sia nella forma che nella sostanza. I livelli di menzogna, nella vita come in quest’opera, si mescolano e si sovrappongo. Fino a un epilogo dove la verità regna suprema. La verità della bugia.

"Pensate all’ultima volta in cui avete mentito. Una bugia piccola, insignificante. Dev’essere stato recentemente. Forse oggi. O ieri. Ogni giorno la maggior parte della gente mente. Mentire è facile. Viene naturale. Impariamo a farlo da bambini. È dire la verità che è difficile, che va contro il nostro istinto di sopravvivenza. Oggi accade continuamente che sia la manipolazione a creare i fatti, che sia lo spettacolo a creare lo spettatore: la verità viene considerata una questione di secondaria importanza. E se è possibile manipolare la massa per un uomo politico, è altrettanto possibile per un uomo qualunque manipolare la propria moglie, perché la violenza non deve per forza essere fisica." (dalle note di regia di Alessandro Tedeschi)

In All the things I lied about, l’autrice finge che il TED (Technology Entertainment Design, organizzazione no-profit di brevi conferenze, dette appunto TED talks) le abbia commissionato un talk sulla “scienza della bugia”. Ma parlare di bugie, analizzare le fake news e il modo in cui la politica rende manifesta una buona dose di manipolazione, porta l'attrice a parlare della storia dei suoi genitori e della propria vita privata, obbligando se stessa - e il pubblico - a chiedersi quanto la disonestà possa condizionare la vita di un individuo e delle persone che ama.

La grande particolarità di questo testo sta nel fatto che riesce ad affrontare una serie di grandi temi (la violenza sulle donne e l’amore, l’informazione e la manipolazione) senza essere un dramma nel dramma, anzi. Diverte, provoca, commuove, coinvolgendo il pubblico, toccando argomenti scottanti e contemporanei tanto con leggerezza quanto con intensità. Riuscendo nell’intento, con uno stile originalissimo. Come del resto dimostrano gli ampi consensi di pubblico e critica già ottenuti in Inghilterra.

TREND
nuove frontiere della scena britannica - XVII edizione
festival a cura di Rodolfo di Giammarco
18 ottobre – 22 dicembre 2018
Teatro Belli – piazza Sant'Apollonia 11/a - 06 5894875
spettacoli ore 21,00 - ingresso posto unico € 10

U.s.

16/11/2018

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