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La magia del Sud e delle sue donne, dai Sassi di Matera alla battaglia per l'ambiente contro il petrolio dei pozzi in Val d'Agri e le pale eoliche. È questo il contorno dell’ultimo romanzo di Piera Carlomagno dal titolo “Nero Lucano”, edito da Solferino, uscito nelle librerie il 6 maggio. È ambientato in una Basilicata profonda, dominata dalla religione, ma con un desiderio di modernità nei paesini arcaici, che sono ancora fermi a quando Carlo Levi li ha lasciati. L’affermata scrittrice e giornalista Piera Carlomagno, già premiata per "Una favolosa estate di morte" (2019), torna ad affascinare il pubblico di lettori e colloca il nuovo lavoro in un contesto invernale e spaventoso, ma dall’innegabile fascino, fra tempeste e gravine, che fa da sfondo a una corsa contro il tempo sulle tracce di un serial killer implacabile.
La protagonista di Nero Lucano è Viola Guarino, un’anatomopatologa forense che si vocifera essere una strega, nipote di cumma’ Menghina – Mariarìt, famosa prèfica, la lamentatrice funebre più famosa e meglio pagata di tutte le terre lucane. La storia di Viola ha inizio nel momento in cui viene chiamata per un sopralluogo sulla scena di un delitto e si trova di fronte a un uomo con la testa spaccata in due: la vittima è un ingegnere di origini lucane che da tempo abita al Nord, tornato al paese per affari. Ma quali affari? È così che la trama si complica, fra intrighi e sospetti che solo Viola, un po’ medico un po’ strega, riesce a decifrare.
A dominare l’intero racconto è l’universo femminile: protagoniste sono quelle donne del Sud su cui aleggia il destino e il mistero delle streghe e della tradizione folkloristica. Sono figure che spaventano se escono dagli schemi o se seguono il proprio istinto e come Viola si portano dentro dolore estremo e troppo spesso vivono all'ombra dei loro uomini. 
Il libro è già disponibile in libreria al prezzo di 18 euro, 352 pagine di un noir vecchio stile, con l’aggiunta di magico mistero.

Noemi Spasari  12/05/2021

Chi sei? Dove vai? Da dove vieni? Cosa vai cercando? Quando te ne andrai?

Sabato 7 alle 21 e domenica 8 dicembre alle 17, Dino Lopardo e Mario Russo portano in scena allo SPAZIO DIAMANTE di Roma Trapanaterra: un atto unico, una vera e propria “Odissea Mediterannea” per migranti senza barconi.

L’emigrato come un naufrago in terra natìa. Quello che ha conosciuto lo rende estraneo. Quello che sa, e che gli altri non sanno, lo rende più solo. Nóstos; Algía; Nostalgía; dolore del ritorno. Terra sotto le scarpe, ai lati del cuore e sulla punta delle ciglia. Sguardo lontano, pensiero a una zolla che per anni si è vissuta solo con la mente.Trapanaterra 2019

In Trapanaterra il fratello che è restato sembra rivolgere precise domande a quello che è tornato, organetto alla mano, alla terra dei padri. Il più piccolo in calosce si districa tra i tubi gorgoglianti della raffineria. Il più grande quello che è “scappato”, è un bohemienne che respira di nuovo l’aria di casa, una casa che forse non c’è più, che è cambiata. Un paese di musica e musicanti dove non si canta e non si balla più, nemmeno ai matrimoni. Si può solo sentire il rumore delle trivelle, la puzza dei gas e il malaffare. Storie d’infanzia, ricordi di famiglia, canti di piazza e bestemmie: è l’ultra-locale che diventa ultra-universale.

Lo spettacolo nasce da un’idea di Dino Lopardo presentata per la prima volta come studio di composizione scenica durante il corso di Drammaturgia dell’Attore tenuto da Rosa Masciopinto per l’AIAD (Accademia di Arte Drammatica del Teatro Quirino di Roma). Successivamente, il progetto è stato sviluppato dall’autore come tesi di Master in Drammaturgia e Sceneggiatura presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Selezionato dal Bando Cu.Ra., sostenuto da I.DRA – Indipendent Drama Residenza, da Elsinor Centro di produzione teatrale di Firenze (Teatro Cantiere Florida) e da NOSTOS teatro di Aversa, lo spettacolo torna a Roma per la prima volta nella sua versione completa

Itaca portabile, alma mater sconquassata Trapanaterra è una riflessione sul significato di «radice» per chi parte e per chi resta, un’ironica e rabbiosa trattazione dello sfruttamento di una terra. Tutto è impastato nel dialetto, osso delle storie che diventa struttura, come musica. Qualcuno è partito perché altri potessero crescere, perché la terra madre non ha i mezzi per alimentare le speranze di tutti. Ma di chi è il coraggio, di chi resta? O di chi torna?

Trapanaterra1"Trapanaterra è una ricerca profonda sulla realtà del mezzogiorno intesa come un costante ossimoro. È un viaggio di rimpatrio, il resoconto di una famiglia del Sud distrutta da un destino ineluttabile. Lavoro, corruzione, potere, tradizione, familismo amorale, abbandono e identità culturale sono gli elementi che fanno continuamente staffetta nel testo. Due i personaggi, fratelli che si incontrano e scontrano continuamente. C’è chi è partito alla ricerca di un futuro migliore e chi è costretto a rimanere. Il fatto di dover fuggire e il fatto di dover restare, sono sostanzialmente cause di una medesima condizione. I protagonisti sono due marionette, due vittime del “sistema” collocati in una dimensione insolita. In sostanza sono due esseri, “pupazzi” che parlano, si agitano, agiscono in modo insolito, inverosimile, ma più vero del vero. Costretti in un mondo quasi caricaturale, come per sottolineare la connotazione brutale e grottesca della verità. Spesso, quando la tensione si fa alta, il personaggio del Ritornante stempera gli animi, rifugiandosi nel ricordo dell’infanzia. La peculiarità del teatro di costruire un mondo parallelo aiuta i bambini a costruirsene uno proprio meglio vivibile di quello reale e spesso si va avanti per tutta la vita ad accarezzare questa prospettiva altra, meno gravosa della realtà."

Dino Lopardo

TRAPANATERRA di Dino Lopardo, con Dino Lopardo e Mario Russo supervisione artistica Matteo Cirillo, musiche Mario Russo, luci Giovanni Granatina  Dimitri Tetta, scenografia Dino Lopardo e Andrea Cecchini, con il sostegno di NOSTOS Teatro

Per informazioni clicca qui

Trailer dello spettacolo 

 

 

Redazione 26/11/2019

 

Da venerdì 10 fino a domenica 12 maggio, la compagnia teatrale MADIEL porta in scena allo SPIN TIME LABS di Roma Trapanaterra: un atto unico, una vera e propria “Odissea Mediterannea” per migranti senza barconi.
L’emigrato come un naufrago in terra natìa. Quello che ha conosciuto lo rende estraneo. Quello che sa, e che gli altri non sanno, lo rende più solo. Nóstos; Algía; Nostalgía; dolore del ritorno. Terra sotto le scarpe, ai lati del cuore e sulla punta delle ciglia. Sguardo lontano, pensiero a una zolla che per anni si è vissuta solo con la mente.Trapanaterra 1

In Trapanaterra il fratello che è restato sembra rivolgere precise domande a quello che è tornato, organetto alla mano, alla terra dei padri. Il più piccolo in calosce si districa tra i tubi gorgoglianti della raffineria. Il più grande quello che è “scappato”, è un bohemienne che respira di nuovo l’aria di casa, una casa che forse non c’è più, che è cambiata. Un paese di musica e musicanti dove non si canta e non si balla più, nemmeno ai matrimoni. Si può solo sentire il rumore delle trivelle, la puzza dei gas e il malaffare. Storie d’infanzia, ricordi di famiglia, canti di piazza e bestemmie: è l’ultra-locale che diventa ultra-universale.
Lo spettacolo nasce da un’idea di Dino Lopardo presentata per la prima volta come studio di composizione scenica durante il corso di Drammaturgia dell’Attore tenuto da Rosa Masciopinto per l’AIAD (Accademia di Arte Drammatica del Teatro Quirino di Roma). Successivamente, il progetto è stato sviluppato dall’autore come tesi per il Master in Drammaturgia e Sceneggiatura presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Selezionato dal Bando Cu.Ra. e sostenuto da I.DRA – Indipendent Drama Residenza e da Elsinor Centro di produzione teatrale di Firenze (Teatro Cantiere Florida), lo spettacolo torna a Roma per la prima volta nella sua versione completa. Itaca portabile, alma mater sconquassata Trapanaterra è una riflessione sul significato di «radice» per chi parte e per chi resta, un’ironica e rabbiosa trattazione dello sfruttamento di una terra. Tutto è impastato nel dialetto, osso delle storie che diventa struttura, come musica. Qualcuno è partito perché altri potessero crescere, perché la terra madre non ha i mezzi per alimentare le speranze di tutti. Ma di chi è il coraggio, di chi resta? O di chi torna?

TRAPANATERRA
di Dino Lopardo
con Dino Lopardo e Mario Russo
Collaborazione drammaturgica Rosa Masciopinto
Musiche Mario Russo
Luci Giovanni Granatina
Assistente di scena Elena Oliva
Scenografia Dino Lopardo e Andrea Cecchini
Produzione MADIEL
Social Media Edoardo Sabatini

Per informazioni o prenotazioni Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

U.s.

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