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Mercoledì, 13 Febbraio 2019 15:49

Un'avventura: un film che rischia

È un bel salto quello di Marco Danieli, che dopo il severo e romantico mélo “La ragazza del mondo”, affronta il genere più pericoloso per un regista italiano. D’altronde, non è un caso che il nostro cinema non abbia mai prodotto sistematicamente dei veri musical: se da una parte siamo la nazione che si porta dentro l’anima del melodramma in ogni circostanza, dall’altro abbiamo introiettato così tanto il dettame neorealista al punto da riscontrare più di un problema con la sospensione della realtà. E, infatti, a parte casi sporadici (“Carosello napoletano”, “La Tosca”, “Orfeo 9”, "Tano da morire", "Riccardo va all'inferno", il recente dittico dei Manetti Bros. "Song'e Napule" e "Ammore e malavita"), la nostra specialità è stata il musicarello, dove si accettava l’elemento musicale in quanto veicolato dal cantante-protagonista.

La storia di “Un’avventura” inizia quando finisce la stagione dei musicarelli, nel momento in cui il soldatino innamorato Gianni Morandi o l’Elvis de noartri Little Tony sentono i contraccolpi della contestazione sessantottina e cedono il passo ai cantautori. L’azzardo dell’ambizioso film di Danieli è quello di proporre un progetto a partire da un repertorio conosciuto da tutti, un pezzo dell’italian songbook già nell’orecchio, nel cuore, nella mente di un pubblico chiamato a riconoscere l’universo delle prime canzoni di Mogol e Lucio Battisti. Su dieci canzoni ricantate e coreografate, sette appartengono all’album d’esordio del 1969 (“Io vivrò”, “Uno in più”, “Un’avventura”, “Nel sole, nel vento, nel sorriso e nel pianto”, “Non è Francesca”, “Il vento”, “Bella Linda”), due sono del secondo volume (“Acqua azzurra, acqua chiara”, “Dieci ragazze”) e una, “Ladro”, fu scritta nel ’67 per i Dik Dik.

Se i riferimenti più facili sono quelli a “Mamma mia!” o “Across the Universe” per la scelta di scandire una narrazione con brani non inediti, c’è piuttosto il superamento dell’infelice “Questo piccolo grande amore”, che per di più poteva contare sulla struttura del concept album per impostare l’adattamento. Da par suo, la sceneggiatrice Isabella Aguilar intuisce che non è la trama a dover legare le canzoni ma viceversa. La storia d’amore tra Matteo e Francesca (ebbene sì, è proprio Francesca…) è, infatti, puramente – e consapevolmente – strumentale: un catalogo degli anni Settanta che espunge il perturbante del piombo (ma che non si riapra la polemica sul disimpegno di Battisti, per favore) e accoglie tanto elementi al limite del cliché (gli hippy, l’emancipazione femminile, il divorzio) quanto altri meno scontati (l’ambiente dei caroselli, la crisi matrimoniale dei genitori), sullo sfondo di una Puglia oleografica a misura di film commission e di una grigia Roma vista dall’alto.

Con un’ammirevole consapevolezza, Danieli non può non tenere conto di “La La Land”, il più iconico degli ultimi musical che ha però una storia dietro radicalmente diversa e più ricca dalla nostra, a cui il film guarda nella struttura, nello spirito, nei colori (la fotografia è di Ferran Paredes Rubio), nonché negli impacci dei due protagonisti. Bravi cantanti che devono moltissimo agli adattamenti di Pivio e Aldo De Scalzi – che hanno rallentato, aggiornato, remixato i classici e creato alcuni jingle piuttosto simpatici – ma, ecco, non eccelsi ballerini.

Ma, se da una parte le coreografie roboanti di Luca Tommassini non sempre permettono loro di trasmettere la necessaria disinvoltura, Michele Riondino e Laura Chiatti (meglio lui di lei) danno il meglio quando riescono a comunicare meglio l’alchimia dei due personaggi. Per quanto, tuttavia, debbano dare credibilità ad un menage amoroso dalle tappe non sempre comprensibili negli snodi se non nell’ottica di creare triangoli nello schema sentimentale: è il caso della Linda (ebbene sì, proprio quella Linda: “mi dai quel che vuoi/ non fai come lei”) a cui Valeria Bilello concede una mirabile gamma di malinconie, con quello splendido sguardo verso il finale di chi si rende conto che la ragazza della canzone scritta dal compagno non corrisponde a lei.

Lorenzo Ciofani 14/02/2019

Martedì 26 giugno 2018, al fresco dei pini di Marina di Pietrasanta, si tiene la conferenza stampa del Festival La Versiliana. Presentando la 39° edizione, il direttore artistico Massimiliano Simoni si augura di poter collaborare con il nuovo sindaco Alberto Giovannetti al fine di valorizzare il territorio e offrire un servizio non solo ai turisti ma anche ai cittadini. Si tratta di un’opportunità di intrattenimento, conoscenza e aggregazione sullo sfondo del bellissimo paesaggio versiliese.

sgarbi4Il programma della nuova edizione guarda alla qualità, alla cultura e alla famiglia. La Versiliana è infatti dotata di un caffè e di uno spazio per bambini che, insieme al teatro, danno sostanza a un importante luogo estivo. Il fine è anche quello di coinvolgere altre realtà territoriali come il Festival Pucciniano, non in concorrenza ma in collaborazione. Prosa, danza, musica e varietà per un cartellone locale, nazionale, internazionale e poliedrico che in parte si sposta nel centro di Pietrasanta (con Pietrasanta in Concerto) e in parte al Caffè Chantant. Federico Buffa inaugura il Festival con “Il rigore che non c’era”, uno spettacolo storico-teatrale che parte dal calcio per rievocare eventi storici e fatti di cronaca. Sul versante teatro si prosegue con Mariangela D’Abbraccio in “Napule è… n’ata storia”, Antonio Salines e Francesca Bianco in “Coppia aperta, quasi spalancata”, Enrico Lo Verso in “Metamorfosi, altre storie oltre al Mito” e Andrea Buscemi con “Il mercante di Venezia”. Nell’arco di due mesi, il teatro invade anche lo spazio Caffè della Versiliana: di nuovo Andrea Buscemi in “Memorie del grande attore” un omaggio a “Kean genio e sregolatezza” di Dumas, “Edith Piaf: tra storia e mito” per la regia di Monica Menchi, per finire con Enrico Maria La Manna e “Voci dal cortile” di Edna Mazya. Nel programma teatro anche i talk show: saranno in Versiliana Vittorio Sgarbi con il suo nuovo “Leonardo da Vinci” (2 agosto), Francesco Tesei (3 agosto), Maurizio Battista (21 agosto) e Beppe Grillo (23 agosto).

Fabrizio Moro2Titoli interessanti anche per la musica: per grandi e piccini, i concerti di Orietta Berti (15 luglio), Peter Cincotti (26 luglio), Anna Oxa (4 agosto), Edoardo Bennato (10 agosto), Loredana Bertè (12 agosto), Fabrizio Moro (13 agosto), Mogol (16 agosto) e Benji e Fede (20 agosto). Per gli amanti della musica classica, “Fantasie Notturne” con Nicola Losito al piano solo presso il Caffè e Nigel Kennedy in “Bach meets Kennedy meets Gershwin” nell’ambito di Pietrasanta in Concerto. Per i gusti più frizzanti, la commedia musicale “Forza venite gente” diretta da Michele Paulicelli, il ricordo degli anni Ottanta di Gennaro Cosmo Parlato con “I want to be forever 80” e il musical “Jesus Christ Superstar” con Teed Neeley e la regia di Massimo Romeo Piparo. La musica alla Versiliana omaggia Puccini, la lirica e le donne con “Femmes Fatales” di Vera Giagoni, con “Le donne di Giacomo Puccini” e con il balletto “Puccini, la passione tra poesia e danza” con Giancarlo Giannini ed Emox Balletto. Tra classico e contemporaneo, anche la danza anima il festival; si parte con “La voz del flamenco” e “Achilles Dystopia” di Keos Dance Project ed Emanuele Giannelli. Attesissimi “Il lago dei cigni” del Balletto di San Pietroburgo (6 agosto), “La bella addormentata” di Luigi Martelletta (15 agosto) e Momix (18 e 19 agosto). Anche quest’anno l’augurio è per una stagione vivace, all’insegna dell’arte e del divertimento.

Benedetta Colasanti 27-06-2018

 

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