Dopo Daniele Ciprì e Giuseppe Battiston, Castiglion Fiorentino ospita Sergio Rubini. L’incontro con l'attore pugliese e il collega Nicola Rignanese, direttore artistico di questa prima edizione della Sagra del cinema, si è tenuto nell’area della Torre del Cassero. Un romantico tramonto ci ha accolto in questo luogo incantato, immerso tra le colline toscane. Toscano e pugliese è anche il menù della cucina di queste giornate all’insegna del cibo e della cultura. Così viene spiegato il nome dell’evento che cerca di unire qualcosa di popolare come la sagra al cinema.
Rubini e Rignanese sono conterranei, rispettivamente di Foggia e Grumo Appula (BA), eppure è un regista di Como che li ha fatti conoscere, Antonio Albanese, con cui entrambi hanno lavorato in “Qualunquemente” diretti da Giulio Manfredonia; dello stesso Manfredonia è il film proiettato dopo l’incontro, “La nostra terra”, storia di una cooperativa in difficoltà a gestire le terre confiscate dalla mafia, ma decisa a dare avvio alla coltivazione di prodotti biologici.
A proposito di registi che hanno saputo raccontare il sud, Rubini cita Fellini e Francesco Rosi e aggiunge che spesso coloro che non sono meridionali riescono a cogliere la vera essenza del sud. Proprio con Fellini ha avuto più di un incontro fortunato: il primo provino a 22 anni e il primo film a 28. Si tratta di “Intervista”, in cui interpreta il regista romagnolo da giovane e se stesso. Durante quel primo provino Fellini aveva detto che un giorno avrebbero lavorato insieme e, quasi come una magia, è stato veramente così.
Il discorso passa da un ricordo all’altro: dalla rappresentazione teatrale di “La stazione”, con la drammaturgia di Umberto Marino modellata sull’allora giovanissimo Rubini e da cui lui stesso nel 1990 ha tratto l’omonimo film, alla “Passione” di Mel Gibson. Un’esperienza, quest’ultima, sicuramente forte e inaspettata. Incredibilmente diverso è per gli americani, rispetto agli italiani e in generale agli europei, il modo di lavorare in cinema e di recitare. Secondo il metodo Strasberg dell’actor studio, “se un attore interpreta Gesù, dopo un po’ pensa di poter fare miracoli” ironizza l’attore pugliese.
Rignanese, interpellato dal giornalista di Valdichiana Oggi Michele Lupetti, si introduce nel discorso per parlare della sua esperienza all’interno del carcere di Volterra. Armando Punzo, lavorando con i suoi non-attori, gli ha fatto capire il valore della libertà e gli ha dato l’ispirazione per dar vita al suo “Liberatorio”, laboratorio teatrale libero da ogni schema.
Sara Bonci 03/08/2015