“Non sono una maestra” lo dice chiaramente Dacia Maraini, all'inizio della conferenza stampa indetta da Rai Eri in occasione dell'uscita del suo ultimo libro “Se un personaggio bussa alla mia porta”. Eppure, in questa sua ultima pubblicazione, l'autrice, tra le più amate in Italia, offre al lettore una sua personale lezione di scrittura. Un testo breve ma significativo che, come dice Gigi Marzullo, moderatore dell’incontro, “risalta per lucidità teorica e creatività artistica”. Secondo il giornalista, la scrittrice è riuscita “con piena consapevolezza artistica e compiutezza formale, nell'impresa di riflettere in chiave teorico-letteraria e linguistica sulla scrittura in generale e sulla creazione narrativa in particolare”. Dal canto suo Dacia Maraini risponde con modestia, definendo la sua lezione una semplice “riflessione”, nata da un intervento durante una conferenza e poi trasposta su carta grazie al consiglio dell'editor Paola Gaglianone.
L'autrice affronta l'argomento dell'evoluzione della lingua italiana e di come gli scrittori debbano o meno seguirne i mutamenti. La sua opinione in tal senso è molto chiara: il compito dello scrittore è quello di elevare la lingua, cercando di evitare gli usi più bassi e comuni. Sono stati i grandi autori a fare evolvere l'italiano e a renderla una lingua fortemente “legata alla bellezza”. Di conseguenza, gli scrittori devono cercare un modello più alto, compiendo una sorta di “lotta corpo a corpo con le parole”. Ogni scrittore ha una responsabilità nei confronti della lingua; il proprio compito è come quello del palombaro che “scende nelle profondità dell'inconscio collettivo, come in un'acqua scura. Trova degli oggetti, li porta a galla e li mette in evidenza”. Tramite la propria sensibilità e la “competenza delle parole”, dà luce a quei “sentimenti, sensazioni, consapevolezze, pensieri” che tutti nascondiamo dentro di noi.
Fondamentale per ogni narratore che si rispetti è leggere il più possibile. Dacia Maraini critica un paese in cui “il 60% della popolazione non legge neanche un libro all'anno” e rivendica il valore di questa pratica. La lettura sviluppa l'immaginazione, il “nostro motore più potente”, che permette all'essere umano di esercitare dei sentimenti etici nei confronti degli altri. “Leggere un libro vuol dire riscriverlo, vuol dire farsi protagonisti di una storia, viaggiando nel tempo e nello spazio”.
Nella seconda parte delle conferenza, Marzullo dà vita a un percorso fotografico che affonda le radici nella lunga vita della scrittrice. Gli affetti e gli amori, i viaggi e le esperienze teatrali, le amicizie e gli incontri con personalità di rilievo come Pier Paolo Pasolini, Maria Callas e Eduardo De Filippo. La Maraini racconta con nostalgia le tappe della propria vita attraverso i volti delle persone che l'hanno accompagnata, ma non si riserva degli attacchi alla contemporaneità, come, ad esempio, la critica a Trump e al suo tentativo di minare diritti ottenuti con difficoltà: diritti ambientali, di eguaglianza, e di mobilità. Oppure il biasimo per una televisione stracolma di prodotti stranieri incentrati sulla violenza.
Dacia Maraini, superata la soglia degli 80 anni, è capace di reinventarsi con la lucidità, lo spirito di analisi e la creatività che l’hanno sempre contraddistinta. “Se un personaggio bussa alla mia porta” è il suo primo volume di questo tipo e, nonostante la brevità, ha tanto da offrire a chi vuole cimentarsi con il mestiere di narratore o, semplicemente, a chi vuole entrare a contatto con i processi creativi di un'autrice esperta e ancora sorprendente.
Carlo D'Acquisto 02/02/2017