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La tragedia dei profughi al Teatro Arcobaleno: “Il Traghettatore” di Eleonora Trucchi

Martedì 17 maggio 2016 al Teatro Arcobaleno di Roma si è svolta la presentazione del testo “Il Traghettatore”, scritto da Eleonora Trucchi, ex-allieva del Master in Drammaturgia e Sceneggiatura dell’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico.
L’incontro con l’autrice finalista al Premio di drammaturgia CeNDIC Segesta 2015 fa parte della rassegna “Mito e contemporaneità” coordinata da Rosario Galli e realizzata dal Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea Italiana, in collaborazione con il Teatro Arcobaleno.
Maria Letizia Compatangelo, presidente del CeNDIC, ha coordinato la serata allo scopo di favorire la promozione e la diffusione della scrittura teatrale, ribadendo l’importanza e l’utilità delle scuole di drammaturgia in Italia, nate per offrire le tecniche di base ai nuovi talenti.
Il Premio vuole garantire ai partecipanti una prestigiosa giuria tecnica, composta dai soci del CeNDIC e da professionisti quali Maria Paiato, Veronica Cruciani, Carmelo Grassi, Marcantonio Lucidi e Orazio Torrisi. Inoltre vuole assicurare la totale gratuità dell’adesione all’iniziativa e un rigoroso anonimato dei testi in concorso, grazie all’impegno del notaio Maria Borsellino D’Angelo.traghettatore
“Il Traghettatore” è stato analizzato dall’attore Massimo Bonetti, dal drammaturgo e regista Edoardo Erba e dallo scrittore e attore Giovanni Greco, presenti sul palco assieme all’autrice. Il testo è nato grazie ai suggerimenti dell’attore e regista Roberto Cavosi, che hanno convinto Eleonora Trucchi a utilizzare vari registri linguistici come la prosa, la poesia e il canto.
L’opera consiste nel monologo interiore di un ragazzino africano di sedici anni in fuga dai territori di guerra e che accetta di fare lo scafista per viaggiare gratuitamente verso “l’Occidente”. L’ex-allieva della Silvio D’Amico ha scelto di raccontare uno dei problemi più gravi della nostra attualità servendosi di una dimensione epica, quasi mitica, attraverso il punto di vista di un “giovane cattivo”.
Come è stato osservato durante l’incontro, nel testo non sono presenti gli estremi del “pietismo” o della “crudeltà” perché la storia ruota attorno a un “carnefice-vittima” che guarda il mondo con occhi ingenui e arroganti. Il protagonista è un piccolo Caronte dei nostri tempi, ma il vero inferno è quello in superficie.
Antonietta Bello e Jacopo Uccella, attori del Corso di Perfezionamento della Scuola del Teatro di Roma, hanno prestato la voce ad alcuni frammenti dell’opera, mettendo in risalto la compresenza di una voce narrante e di un io interiore.
Nei prossimi incontri della rassegna saranno presentate le opere degli altri finalisti: il 30 maggio “Pentesilea vs Achille”, di Francesco Randazzo, mentre il 13 giugno sarà la volta di “Ero io Medea”, scritto da Francesco Puccio. Entrambi gli autori hanno gareggiato per il primo posto, conquistato da Claudio Zappalà con “Aspettando Antigone”. Il traguardo finale prevede la rappresentazione dell’opera vincitrice e l’allestimento a cura del Centro Teatro Meridionale.

Andrea El Sabi 18/05/2016

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