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In libreria la nuova versione de “La squadra spezzata” di Luigi Bolognini, tra calcio e Storia

E’ un sogno in bilico tra calcio e storia, tra tenerezza e rimpianto per un qualcosa che non c’e più, il libro di Luigi Bolognini, “La squadra spezzata”, già edito nel 2007, e ora presentato in una versione aggiornata, ampliata, riveduta e corretta in occasione del 60° anniversario della Rivoluzione Ungherese. Al centro del testo ci sono infatti, indubbiamente, gli anni tesi della Rivoluzione Ungherese dell’56 contro l’Unione Sovietica, che scorrono sullo sfondo di questa leggenda calcistica, e la accompagnano, conferendogli significato e appunto grandezza.
Ha nove anni Gábor quando segue il padre allo stadio, a Budapest, anche se non c’è nessuna partita da vedere. Non ci sono nemmeno gli spalti, solo un prato sconnesso e imbiancato dalla calce, e un esercito di volontari che hanno risposto all’appello del Partito. Sono lì per posare le pietre del nuovo Népstadion, che ospiterà le evoluzioni di Puskás, Bozsik, Hidegkuti, Kocsis, Czibor e degli altri formidabili giocolieri dell’Aranycsapat, la nazionale magiara che umiliò due volte i maestri inglesi. La «squadra d’oro» che subì una sola sconfitta in cinquanta partite, peccato che fosse la più attesa: la finale della Coppa Rimet del 1954. Non ci sarà una seconda occasione, perché di lì a due anni la Rivoluzione ungherese, repressa dai carri armati sovietici,finirà per spezzare quella squadra di campioni senza eredi. In un libro che è «una serie di storie nella Storia», Bolognini riannoda i fili che legano le sorti della Grande Ungheria alle sanguinose giornate di Budapest, seguendole con gli occhi candidi di Gábor, che trepida davanti alla radio per «il sacco di Wembley» e poi scende in strada con il proprio popolo per la libertà. Sentendosi anche lui, per un momento, come Nemecsek della via Pál, «piccolo soldato avventuroso che sembrava aver rinnegato la causa e invece era stato il più fedele» di tutti. Forse Gábor avrà tradito il Partito, ma non i suoi sogni. «Vorrei dire che questo è un libro bello come un film,» scrive Gianni Mura nella prefazione «ma sono troppo tifoso dei libri per dirlo».
Protagonista e’ quindi una squadra di calcio di cui nessuno aveva mai parlato, con tutte le sue vicende, le sue sconfitte le sue vittorie, quella cosiddetta “Grande Ungheria”, che si allena e gioca in un periodo storico sociale complesso, in cui bisognava ricostruire tutto, ricercare una propria identità e ritrovare una speranza ormai perduta.
In questo scenario, lo stadio, le sue luci, i gol, i coraggiosi calciatori rappresentavano l’unica forma di evasione, di gioia, di spensieratezza , di bellezza.L’autore compone tutto ciò attraverso una struttura narrativa concreta, ben costruita dal punto di vista storico, in perfetto equilibrio tra quotidianità e contesto, tra la storia dell’epoca e la vita di tutti i giorni. Bolognini Scrive con l’agilita’ di un ballerino, come un esploratore, un allenatore della memoria dando vita ad Un connubio armonico di calcio, vita, sport per riscoprire un momento storico spesso dimenticato e rivivere le emozionanti gesta della “Grande Ungheria”.

Maresa Palmacci 09/04/2017

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