Sembra una tragedia, ma è una commedia. Il panico, lo spettacolo del “teatrista” argentino Rafael Spregelburd, tradotto da Manuela Cherubini e diretto da Jurij Ferrini, assistito da Carla Carucci, andrà in scena per la prima nazionale italiana il prossimo 23 maggio al Teatro Gobetti di Torino. Trasposizione teatrale dell’accidia, l’opera fa infatti parte di una serie di sette drammi, composti dal drammaturgo latinoamericano tra il 1996 e il 2008 e raccolti nella Eptalogia di Hieronymus Bosch, in richiamo all’opera del pittore del sedicesimo secolo che aveva illustrato i sette peccati capitali. Quella che racconta Spregelburd in questa rappresentazione è una Buenos Aires che, così come tutta l’Argentina, nel 2001 si affaccia alla crisi economica. Ed è proprio in quel momento che il teatro come espressione culturale e politica, trova una chiave di denuncia, resistenza e rinascita, attraverso il lavoro di attori, attrici, registi e registe nei teatri casalinghi, nati nei salotti delle case private, senza fondi e solo con l’intento di creare, interpretare e reagire al caos interno al Paese.
La pièce in questione, non a caso, ci riporta dentro ad un caos, quello moderno però, creato dalla frenesia e dalle crisi nevrotiche -a volte tanto inutili da sembrare false- che attanagliano chi porta avanti due o più lavori o semplicemente chi si affanna quotidianamente per venirne sempre a capo. Ferrini, che sarà sul palco insieme ad Arianna Scommegna, Simona Bordasco, Roberta Calia, Lucia Limonta, Elisabetta Mazzullo, Viola Marietti, Francesca Osso, Michele Puleio, Dalila Reas, già qualche anno fa aveva messo in scena Lucido, sempre dello stesso autore. Il regista, infatti, confessa: “quando ho iniziato a leggere i suoi testi (di Spregelburd, ndr.) mi sono sorpreso a ridere fino alle lacrime. La sua comicità non è mai banale, è caustica, spietata, scorretta verso gli abitanti di quella parte del globo che risponde al nome di “Occidente”. Sbugiarda i falsi valori e l’ipocrisia su cui si impernia il nostro patto sociale. Parla di noi, di una umanità che ha perso ogni contatto con il mondo reale; si diverte a mostrarci la sua anti-tragedia. E per apprezzare nella sua interezza un’opera di Spregelburd, occorre ridere, ridere molto, lasciarsi andare”.
Lo spettacolo, le cui scene e i costumi sono di Anna Varaldo, le luci di Alessandro Verazzi, il suono di Gian Andrea Francescutti, è prodotto dal Teatro Nazionale di Torino ed andrà in scena fino al 9 giugno.
Noemi Rinaldi 14/05/2024