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Il "moderno" Misantropo di Leonardo Lidi sarà al Teatro Carignano di Torino dal 2 al 22 maggio

Il regista Leonardo Lidi

Potare in scena le commedie di Molière rappresenta una sfida ricca di insidie per ogni artista e non sono pochi i registi che propendono per altri nomi o, addirittura, per altri generi teatrali. Questo perché la commedia richiede sempre una solida impalcatura registica e un cast che garantisca il ritmo veloce e dinamico, ben diverso da quello tragico. Per queste e altre ragioni, maneggiare un testo così denso e complesso come "Il Misantropo" di Molière necessita di figure all’altezza del compito.
Presso il Teatro Carignano di Torino, verrà portato portata in scena quest’opera, scritta dal commediografo francese, nel periodo di massimo splendore di Parigi, dal 3 al 22 maggio, in anteprima nazionale.
Il regista teatrale e cinematografico Leonardo Lidi ne cura la regia e ne fa un adattamento, focalizzandosi sul rapporto tra i personaggi, compiendo una riflessione sulla nostra società. Lidi parte dal presupposto che in Alceste, il famoso misantropo, vi sia il riflesso dell’uomo attuale; il risultato, certamente, della pandemia e della reclusione forzata entro le mura domestiche. Lidi si domanda, analizzando determinate tematiche interne all’individuo e il suo rapporto con gli altri, se non ci si sia abituati  così tanto alla chiusura, cioè alla “convinzione di essere al sicuro solo all’interno delle proprie quattro mura”, da rinunciare al rapporto con l’altro e a vivere? E cosa capiterebbe – continua a riflettere il regista - se ci stancassimo dell’altro? Se sviluppassimo una tale diffidenza nei confronti dell’altro, da stufarci di qualunque altro tipo di rapporto sociale?
Ed ecco che l’opera si fa tragica, rispecchiando una società sempre più alla deriva. Il punto di vista di Lidi è molto interessante e si spera che il lavoro che ha eseguito sul testo di Molière dia risalto a queste dinamiche, senza dimenticare il senso ultimo della commedia francese, che raccontava la storia di un uomo che aveva maturato un tale odio nei confronti del vicino, da voler vivere da eremita. Ma tale sentimento era piuttosto il riflesso della delusione che provava nei confronti dell’altro e della sua stessa amata, che non mostra di comprendere il suo rovello interiore. Nell’adattamento di Lidi, invece, l’amore diviene l’unica cosa in grado di salvaguardare l’io e garantire un’apertura nei confronti dell’altro.
A questo punto, non ci resta che scoprire se l’operazione originale (quanto rischiosa) di questo giovane regista torinese dia buoni frutti, senza tradire troppo l’originale francese.

Adele Porzia  28/04/2022

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