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Jazzisti di tutta Italia unitevi! Nasce "Il Jazz Italiano" e firma il protocollo d'intesa con il MiBACT

"L'Italia ha molto da imparare dal jazz", afferma il ministro Dario Franceschini. Il 21 febbraio 2018, il MiBACT e la neonata Federazione Nazionale "Il Jazz Italiano" (IJI) firmano un protocollo d'intesa in dodici punti per la promozione della cultura jazzistica.
L'incontro, svoltosi nella luce elegante della Sala Spadolini presso la sede del ministero, in Via del Collegio Romano, arriva al termine di un percorso di gestazione collettiva e sancisce l'inizio di una nuova era del Jazz Italiano. In questo inizio 2018, rappresenta un doppio passaggio storico per il jazz, in continuità con l'atto di nascita di IJI avuto luogo il 13 febbraio grazie alla visione e alla cooperazione tra I-JazzIJI (Associazione dei festival italiani di jazz), MIdJ (Associazione Italiana Musicisti di Jazz), ADEIDJ (Associazione delle Etichette Indipendenti di Jazz) e Italia Jazz Club (Associazione dei club jazz italiani); a queste ultime si è aggiunta anche Italy Jazz Network (Associazione agenzie e management italiane afferenti alla musica afro-americana e di qualità).
"Il jazz è ora pienamente riconosciuto tra i generi musicali promossi e sostenuti dallo Stato" afferma un ministro desideroso di recuperare "un colpevole ritardo". Obiettivo principe: tutelare e valorizzare il patrimonio artistico jazzistico attraverso il dialogo e la sinergia tra musicisti, jazz club, festival, rassegne, etichette discografiche, scuole, seminari attivi su tutto il territorio. Fondamentali il coordinamento e il coinvolgimento non solo delle associazioni di categoria, ma anche e soprattutto di amministrazioni locali, scuole, settore turistico, periferie. Si continua il progetto delle residenze d'artista; si punta ad una giornata nazionale del Jazz Italiano; si lavora per far conoscere e riconoscere il jazz italiano in Italia e non solo.
iji2A fare gli onori di casa è Onofrio Cutaia, Direttore Generale Spettacolo dal Vivo del Ministero. Presenti in sala, tra gli altri, Danila Confalonieri della Direzione Generale della SIAE, il direttore della Fondazione Umbria Jazz Carlo Pagnotta, il direttore del Saint Louis College of Music di Roma Stefano Mastruzzi, il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi. Intervengono il ministro Franceschini, il neopresidente di IJI e i cinque soci fondatori. Giovanni Serrazanetti, presidente di Italia Jazz Club, è il primo a prendere la parola. Sottolinea l'importanza e l'unicità della firma: "Per la prima volta il Jazz italiano alza la testa e dice io esisto"; ringrazia tutti coloro che hanno creduto e lavorato nel progetto. A seguireiji3 Vic Albani, presidente di Italy Jazz Network, che sottolinea la soddisfazione anche di agenzie e management afferenti al mondo artistico del jazz in Italia per la nascita di una casa comune che possa finalmente collegare armonicamente le tante importanti strutture che fanno vivere la musica di qualità nel nostro paese. Dopo di lui, Marco Valente, presidente di ADEIDJ, ricorda il sotterraneo e indispensabile lavoro di passione e artigianato. Gianni Pini, presidente di I-Jazz, non nasconde una punta di - doveroso - orgoglio: "la realtà ha superato l'immaginazione". Dalla maratona di jazz nel capoluogo abruzzese, all'inchiesta, in collaborazione con l'Università Bocconi, sulle ricadute dei festival jazz sul territorio in termini economici e sociali, dagli oltre 4500 concerti all'anno agli 800 soggetti censiti tra club, scuole, festival e rassegne: il mondo jazz ha un cuore vivo e pulsante. Ada Montellanico, presidente di MIdJ, non ha esitazioni e definisce quella attuale come una "rivoluzione copernicana" per il jazz. La manifestazione dell'Aquila aveva rappresentato un'occasione di riflessione sull'identità nazionale del jazz con i 600 musicisti convocati nel 2015. Ne era seguita una presa di coscienza della difficoltà di fondo a rendersi visibili e di una certa tendenza a esterofilia e passività: IJI e il protocollo di intesa segnano il trionfale avvio del superamento dei "piccoli feudi", con una "volontà di unirsi contagiosa" per creare connessioni e vincere "le battaglie importanti". Battista Tofoni, direttore artistico di TAM (Tutta un'Altra Musica) e network manager di Europe Jazz Network, è fiducioso: "Lo svantaggio competitivo del jazz italiano? Oggi lo stanno colmando", con la firma di un protocollo che non ha precedenti nell' "ecosistema jazz". Paolo Fresu, nelle nuove fiammanti vesti di presidente IJI, opera un parallelo con l'orchestra di Duke Ellington che, in un mondo che prevede per statuto solisti e improvvisazione, è stata capace di dare al jazz una voce collettiva e di farne la storia: il protocollo e la Federazione Nazionale uniscono le voci altrimenti soliste del territorio e si accingono ad eseguire "una partitura tutta da scrivere". Si allinea a Fresu il ministro Franceschini che, in chiusura, cita Miles Davis ("non suonare quel che c'è, suona quel che non c'è"); non nasconde la sua passione per il jazz e si sofferma in apprezzamenti per l'esemplare lavoro di squadra operato da e con IJI.
Con la Federazione Nazionale "Il Jazz Italiano" nulla è più lasciato all'improvvisazione.

Alessandra Pratesi 21/02/2018

Foto: Emiliano Marchionni

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