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Debutto nazionale al Teatro Le Salette con “La Gatta Cenerentola”

In prima nazionale al Teatro Le Salette fino al 17 febbraio 2019 in scena “LA GATTA CENERENTOLA”, spettacolo di Francesca e Natale Barreca, tratto da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile per la regia di Stefano Maria Palmitessa.
La Gatta Cenerentola è un grande classico che costruisce collegamenti tra realtà e fantasia. Un racconto dove i protagonisti sono le stesse maschere che si possono incontrare oggi a passeggio tra i vicoli di Napoli: Cenerentola, il principe, le sorellastre, personaggi essenziali della fiaba di Giambattista Basile, modello di genere tra letteratura barocca e cultura popolare.
Un testo comico per la conversazione nelle corti, punteggiato da personaggi goffi ma tratteggiati con eleganza e un tocco di raffinatezza che aveva per fine il riso.
Gli elementi fondamentali della favola tratta da Lo cunto de li cunti (1634) sono rispettati: un’infelice e triste storia con il lieto fine dove la curiosità, l’eros spingono verso nuove conoscenze e voglia di scoperte.
Gli istinti naturali e le pulsioni, che da sempre attraggono gli uomini e le donne, ruotano creando una pittura dove, la scarpetta, l’amore, l’invidia sono svelate da una “lingua di popolo” di pancia e senza filtri: la lingua napoletana.
“Nascondere per rivelare. Il copione de “La Gatta Cenerentola” – sottolinea il regista Stefano Maria Palmintessa- è stato da me affrontato tenendo presente la “storia” che il mio percorso artistico ha prodotto sino a questo momento. Negli anni sono andato, sempre più, convincendomi che lo spazio sia un elemento decisivo nella ricerca registica che mi riguarda.
Uno spazio particolare con un boccascena ridotto, gli attori visibili quasi sempre a mezzo busto in una rappresentazione che trova evidenti precedenti nel cosiddetto “Teatro dei burattini”.
Un luogo quindi che potesse consentirmi di poter fare ricorso a interventi a sorpresa.
Possono essere visti solo frammenti corporei o brevi azioni compiute dagli attori sul palco.
Una selezione del materiale fantastico ed espressivo/drammaturgico rigorosa affinché qualunque frame avvenga davanti agli occhi dello spettatore possa avere il risalto di un’epifania.
Si tratta in altre parole di capovolgere l’abituale visione.
La scenografia non rappresenta più l’ambiente sociale in cui prendono vita i personaggi dell’azione drammatica né un fondale decorativo della stessa.
Essa deve, con la mimica e una recitazione venata di “sense of grotesque”, interpretare il dramma, sottolinearne i significati segreti.
Una ricerca aperta al dubbio e ai problemi dell’espressione; per certi aspetti così antica e così rivoluzionaria nella sua tensione all’essenziale sia della parola sia del gesto”.
Uno spettacolo che parte da un classico della letteratura per approdare a risultati del tutto inediti ed inaspettati.

Maresa Palmacci 07-02-2019

 

 

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