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Civita di Bagnoregio Patrimonio Unesco: motivazioni e strategie di una candidatura

C'era una volta Civita di Bagnoregio. Novella Atlantide, forgiata dal fuoco del vulcano Volsino e dall'acqua dei torrenti Chiaro e Torbido, quella della provincia di Viterbo non è una favola, ma una - poco solida - realtà. Sebbene ne abbia lo stesso valore eccezionale e universale (condizione sine qua non per la candidatura Unesco), del mito non condivide l'immortalità. Tristemente ribattezzata "la città che muore" da Bonaventura Tecchi, è ormai da due anni al centro di un progetto di recupero, valorizzazione e sensibilizzazione volto a iscrivere il paesaggio culturale di Civita nel Patrimonio dell'umanità. Del 2015, infatti, è l'Appello per la "Salvezza di Civita di Bagnoregio e della Valle dei Calanchi", mentre del 23 marzo 2017 la conferma dell'ammissione nella "Tentative List" Unesco. Al via un anno di tempo per redigere il dossier. Quasi 40 mila finora le adesioni di semplici cittadini sulla piattaforma online Change.org, cui si aggiungono le firme di 151 esponenti illustri del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo.Civita1
Illustri anche le personalità che hanno partecipato alla conferenza stampa mercoledì 7 febbraio presso il polo WEGIL di Roma. Apre le danze il Sindaco di Bagnoregio, Francesco Bigiotti, che rivendica alla sua amministrazione la parola d'ordine rispetto, per il paesaggio e per la sua storia, persino a costo di scelte impopolari come la chiusura delle attività commerciali sul perimetro del borgo e la netta opposizione all'arrivo dei parchi eolici. Prende la parola il Professor Claudio Margottini, viterbese, addetto scientifico dell'ambasciata italiana in Egitto, geologo esperto dell'Unesco alla guida del team incaricato della stesura del dossier. Linea guida è la convinzione che "il tempo che interviene sul paesaggio sia patrimonio mondiale" e che ad una connotazione tufacea plastica, dinamica, vivente Civita deve sì la sua debolezza, ma anche la sua unicità irripetibile. Racconta la sua esperienza e si unisce all'appello Paolo Crepet, sociologo, da 25 anni residente a Civita, per lui "metafora della bellezza nella sua fragilità". Prosegue sul tono metaforico Marco Lodoli, scrittore, che di Civita elogia la potenza linguistica, "la magia del funambolo", "il fruscio del tempo", l'immediatezza divina di Kierkegaard e l'impermanenza dei buddisti. Spazio ai giovani e si riparte dall'ABC, il progetto "Arte Bellezza Cultura" della Regione Lazio impegnato sul campo nella formazione culturale nelle scuole. Una delegazione di studenti presenta i progetti premiati: la video-poesia "Come un nido di cicogna" dell'ITIS "Trafelli" di Nettuno e il fumetto dantesco del Liceo "Chris Cappell College" di Anzio sul viaggio fisico e spirituale compiuto da un turista londinese a Bagnoregio e del suo cicerone, il patrono San Bonaventura. L'incontro si conclude con il punto del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. L'avventura intrapresa è difficile, ma strategica: tra gli obiettivi da raggiungere compare così non solo l'iscrizione tra i siti Unesco, ma un significativo risveglio delle coscienze locali e nazionali sull'"economia della bellezza" e sull'"orgoglio del territorio".
Dai relatori nessuna menzione all'esiguità degli abitanti (10 contro i 300 mila visitatori), silenzio sulla questione sicurezza e prevenzione frane. Eppure, è una lotta impari contro il tempo e contro quei 7 cm irrimediabilmente persi ogni anno. Pochi i riferimenti alla storia secolare e al turismo, si preferisce lasciar parlare la bellezza incantata e primordiale del luogo. C'era una volta, e ci sarà ancora, Civita di Bagnoregio, magari più erosa ma più consapevole del suo eccezionale valore universale.

Alessandra Pratesi

08/02/2018

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