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“Old stuff, new box”, esce il terzo album di Marco Postacchini

Mar 07

Marco Postacchini pubblica il suo nuovo album dal titolo “Old stuff, new box”, per l’etichetta Notami. Dopo Lazy Saturday (2010) e Do you agree? (2013), in questo terzo disco del sassofonista e compositore marchigiano, ritorna la formazione in ottetto, impreziosita dalla partecipazione del chitarrista Fabio Zeppetella e della cantante Ada Montellanico.
In questo nuovo lavoro Marco Postacchini mescola sapientemente improvvisazione e arrangiamenti jazz, sonorità latine e aperture pop.
Postacchini firma 5 dei 10 brani dell’album, tra cui la title track, posta in apertura come una dichiarazione d’intenti e, allo stesso tempo, un omaggio al celebre disco di Gil Evans del 1958, New bottle, old wine. Il disco rivela da subito la sua anima composita, fatta di ritmi sudamericani e guizzi energici, evidenti in Not for lovers e Now’s the time to run, ma anche di complessità armoniche e alternarsi di sezioni contrastanti, come in Eterno puzzle e Illogical moon. A questo si aggiungono gli arrangiamenti su due brani di Zeppetella, Allegro e Reunion, e due di Ada Montellanico, Ti sognerò comunque e da Da quando. Quest’ultimo, in particolare, con un testo scritto da Luigi Tenco, rimasto inedito fino al 2008, quando Ada Montellanico l’aveva messo in musica nel suo album “Suono di donna”.
Mi sono divertito a gestire l’ottetto come se avessi a disposizione il doppio dei musicisti, dichiara Marco Postacchini. L’arrangiamento cerca di ricreare in modo “virtuale” la struttura stilistica della big band. In “Old stuff, new box”, vengono sfruttate fino all’estremo le possibilità dell’ottetto, formato da Simone La Maida, Massimo Morganti, Davide Ghidoni, Samuele Garofoli, Rossano Emili, Alessandro Paternesi, Emanuele Evangelista e Gabriele Pesaresi. Postacchini, infatti, esplora con i musicisti la grande tradizione della scrittura per piccolo gruppo, che sin dalle origini ha fatto da anticamera di una scrittura più complessa, come quella utilizzata per la formazione ampia della big band.
Ogni strumento, quindi, diventa una particella elementare da cui scaturisce un linguaggio ricco e compatto. Postacchini sposta il jazz dalle sue definizioni consuete, rivisitando in modo inaspettato il sound dei compositori dell’ultima generazione.

Davide Antonio Bellalba  07/03/2018