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“Vi racconto il mio Allenamento al buonumore": Agnese Valle tra clarinetto e voce

Mag 29

Il secondo album per un musicista è sempre un banco di prova: vi si riversano le aspettative di chi ha creduto in quello d'esordio e si attende la conferma delle prime impressioni. È come se si fosse attesi al varco. È stato così anche per Agnese Valle, cantautrice e clarinettista romana, che con “Allenamento al buonumore” - uscito il 4 maggio - ha voluto raccontare un'altra storia, diversa rispetto a quella del primo album, “Anche oggi piove forte”, sia dal punto di vista strumentale che concettuale.
«Questo nuovo disco è un po' più rock tanto negli arrangiamenti quanto per come è stato concepito – racconta - Il primo album era stato arrangiato interamente da Stefano Scatozza, il mio coautore, ed era nato prima della band, nel senso si agnesevallesuonava insieme da pochissimo e il materiale era quasi tutto pronto. Invece in questo nuovo disco abbiamo condiviso ogni momento: ogni volta che scrivevo un pezzo lo portavo in prova e ci lavoravamo assieme. Volevo che venisse fuori qualcosa che rispondesse esattamente alle caratteristiche esecutive non di un batterista o di un chitarrista qualsiasi, ma dei miei musicisti».
Un'opera corale, risultato del lavoro di squadra di una famiglia musicale “allargata” - composta da Stefano Napoli (basso elettrico e contrabbasso), Marco Cataldi (chitarre) e Cecilia Sanchietti (batteria), oltre alle “incursioni” di Andrea Libero Cito agli archi, di Chiarastella Calconi (keyboards) e di Raffaella Barbetti al flauto - in tempi in cui si ricorre sempre più spesso a sonorità digitali. «Vengo dal conservatorio, la mia storia è quella dello studio dello strumento tradizionale, non certo dell'elettronica o dei suoni sintetizzatati. In questo non c'è però nessuna polemica verso chi è appassionato di un altro tipo di musica – precisa Agnese - Io sarei poco credibile perché non provengo da quella cultura musicale e ho la fortuna, suonando in un'orchestra (Orchestra del 41° parallelo, ndr), di conoscere moltissimi musicisti a cui chiedere supporto e collaborazione».
L'album è composto da dieci brani che scorrono sulle corde di differenti tensioni emotive. La paura del cambiamento, le ansie “generazionali” - quella della precarietà lavorativa che diventa sentimentale, trasformandoci in “moderne Penelopi” in perenne attesa (“E resto qui”), la necessità di recidere il cordone ombelicale e (“Cambia il vento”), la resistenza a compiere scelte di vita definitive (“Quella col vestito bianco”).
Lei l'ha definito «un inno all'ottimismo», nonostante sia un disco venato di sfumature nostalgiche. La chiave di lettura è probabilmente contenuta nella title track, “Allenamento al buonumore”: «L'idea era proprio quella di passare da una strofa più cupa - che raccontasse, anche a livello strumentale, il momento in cui tendiamo a ripiegarci in una dimensione di stanchezza rispetto a una serie di difficoltà della vita - a un ritornello più spensierato, che rappresentasse invece uno squarcio di luce, una boccata d'aria. E che coincidesse proprio col momento in cui ci si dà una scrollata e si va avanti».
La musica di Agnese Valle prende vita da varie suggestioni, da film, come nel caso di “Temperature di fusione” (ispirata dal film “Primo amore” di Matteo Garrone), o da libri: due brani del precedente album, “Sul treno” e “Lato caldo del letto”, sono tratti dai racconti della raccolta di Italo Calvino “Amori difficili”. Alcune nascono invece da riflessioni personali, magari sorte in agnesevalle2seguito a letture: «Mi ricordo che “Cambia il vento” la scrissi in seguito a una digressione trasversale generata dallo spunto di una frase che lessi in un libro di Claudio Fava, “Prima che la notte”». Altre ancora da stati d'animo momentanei: «“Rosso” l'ho scritta in un momento molto particolare, era l'estate dopo il primo disco e, dovendomi riavvicinare alla scrittura, ho avuto come un moto di paura: Oddio ora che faccio? Paura ingiustificata, perché io invece scrivo tantissimo».
Poi c'è “L'altra metà”, racconto della sua esperienza di docente nella sezione femminile della Casa Circondariale di Rebibbia, nell'ambito del progetto CO2 di educazione all’ascolto in carcere ideato da Franco Musidda della PFM. «Per queste donne la musica equivale alla possibilità di evadere, di ritagliarsi uno spazio individuale. Quello che ti dicono più spesso è: “Mi metto le cuffie e per un po' esco da qua, da questo carcere”».
«Dal mio lato – continua Agnese - la musica mi ha aiutato a rompere la barriera di diffidenza che all'inizio inevitabilmente si crea: le donne in carcere sono molto pudiche, non subito ti consentono di entrare nel loro spazio intimo. Adesso è diverso: la settimana scorsa è venuto a trovarci Franco Musidda e loro gli hanno detto: “Ormai lei (Agnese, ndr) è una di noi”. Ho anche portato in carcere il nuovo disco e loro sono impazzite quando hanno ascoltato “L'altra metà”: “Questa parla di noi!”. Erano felicissime».
Adesso Agnese Valle sta portando in giro per l'Italia il suo “Allenamento al buonumore”, prosegue l'attività di insegnamento a Rebibbia, continua a suonare e a calcare i palchi con i due ensemble di cui fa parte – l'Orchestra del 41° parallelo e, da qualche mese, la Med Free Orkestra - snodandosi freneticamente tra le vesti di cantante e quelle di clarinettista. Di una cosa però è certa: «Ho sempre ritenuto di avere due voci: quella vera e propria e quella del mio strumento. Anche negli ultimi anni, nonostante mi sia dedicata più al canto, non ho accantonato il clarinetto e non lo accantonerò mai. Cerco anzi di integrare le due voci il più possibile».

Marta Gentilucci 29/05/2016

Foto di copertina: Massimo Bottarelli

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